Arriva dal mercato IT la risposta agli interrogativi diffusi su dove si possano individuare i segnali della ripresa economica in Italia. A condizione di intervenire in fretta a livello istituzionale. «Nei primi sei mesi del 2016, il mercato digitale italiano è cresciuto dell’1,2% – rivela Agostino Santoni, presidente di Assinform -. Non è certamente riscontro di una rivoluzione, ma dall’analisi approfondita dei numeri possiamo scoprire come gli abilitatori dell’innovazione digitale crescano in doppia cifra». Proprio i numeri, rivelano la particolarità del momento attuale. «Tra primo e secondo trimestre dell’anno gli investimenti hanno registrato un netto calo – osserva Giancarlo Capitani, presidente di NetConsulting -. Si spiega con fattori intangibili, come Brexit, elezioni USA, terrorismo o referendum costituzionale. Creano un clima di incertezza dal quale scaturisce prudenza».
Allargando l’orizzonte, i segnali sono tuttavia incoraggianti. Per quanto nel complesso meno brillante dei primi tre mesi dell’anno, il secondo trimestre conferma una tendenza complessiva al rialzo. L’1,2% complessivo è frutto di una crescita del 4,8% nel software e servizi, ma soprattutto del +9% delle componenti native digitali. Buona, anche in considerazione al peso complessivo, l’avanzata del 2% nei servizi ICT, mentre appare livellata la vendita di apparati, in crescita dell’1%. A sostenere il settore, il +10,3% dei server, soprattutto per fine ciclo di vita, contro il -5% dei desktop e il -10,5% del mondo mobile, dove i notebook perdono terreno di fronte all’avanzata tecnologica dei tablet. L’insieme, va a scapito del -2,2% dei servizi di Rete, frutto principalmente del calo nelle tariffe, nonostante un aumento nelle utenze. In prospettiva futura, le indicazioni utili arrivano dal mondo del software e dei servizi. «I sistemi operativi risentono del calo nelle vendite dei PC – spiega Capitani -. Anche la componente middleware passa in negativo, quale primo effetto dell’erosione cloud. In crescita invece, la parte più consistente, il mondo applicativo con +7,1%».
È proprio da questo dato arrivano i segnali più interessanti. Al fianco della crescita nelle piattaforme per la gestione Web del 15,2%, si registra il grande aumento, anche in valori assoluti, del mondo IoT, forte di un +16,4%. Dalla visione di insieme, emergono le indicazioni utili a individuare le tendenze. Due le principali. Da una parte, i servizi in outsourcing, sempre primi per importanza, ma in leggero calo a seguito della rinegoziazione dei contratti o il passaggio a strumenti più evoluti. Dall’altra, l’impennata dei servizi aggregati di cloud e data center. «Passano da dominante infrastrutturale ad applicazioni – osserva capitani -. Indica il passaggio del cloud da valenza opportunistica a strategica».
Il futuro non può aspettare
Dall’analisi di un settore ICT dai segnali interessanti, emergono le prospettive interessanti di un potenziale ruolo di traino. «Il mercato digitale si rivela anticiclico, praticamente resiliente – deduce Capitani -. Non solo esce dalla negatività, ma reagisce e cresce. In uno scenario mondiale ICT dove Gartner stima una crescita zero, anche una previsione di +1,3% è da considerarsi positiva». Una crescita guidata proprio da cloud e big data, con il supporto delle piattaforme per la gestione Web e del mobile business. A condizione di una visione d’insieme. «Basta parlare di digital transformation! Ormai è una parolaccia – puntualizza Capitani -. Parliamo invece di una trasformazione di business. Si rinnovano processi, si aumenta l’innovazione di prodotti e servizi, si migliora la conoscenza dei clienti».
Uno scenario di fronte al quale Assinform non nasconde le attese per Industria 4.0. «Il programma Paese genererà effetti sensibili a tre condizioni – riflette Capitani -. Prima di tutto, se ovviamente i 13 miliardi di euro promessi saranno inclusi nel DPEF. Quindi, definire bene i perimetri. Infine, la velocità sui tempi di azione. Le aziende stanno rallentando gli investimenti in attesa di queste decisioni». Inevitabile a questo punto un richiamo anche alla necessità di un’accelerazione sulla diffusione della banda ultralarga, considerata strategica soprattutto per le aziende da 3 a 9 dipendenti.
«La digitalizzazione procede a macchia di leopardo in movimento individuale – riassume Capitani -. Diventa quindi lento il processo di integrazione e connessione. Bisogna creare i fili necessari a mettere insieme le imprese e occorre una regia forte, senza perdere tempo». Dal canto suo, l’Associazione è già pronta a garantire il pieno supporto. «Teniamo altissima l’attenzione sulla misurazione del mercato – riprende Santoni -. Collaboriamo con Istat, un lavoro fondamentale per creare competenze, e abbiamo collaborato a Industria 4.0, quello che chiedevamo da anni». Proprio la carenza di figure adeguatamente preparate si rivela uno dei limiti maggiori. Pochi e costosi, gli esperti in innovazione sono alla portata solo delle grandi aziende. « Industria, e formazione devono incontrarsi per essere pronti ad accelerare – conclude Santoni -. Ora che abbiamo gli strumenti per accelerare i processi, dobbiamo farlo accadere».