Per diverso tempo si è diffusa la convinzione che la trasformazione digitale delle imprese fosse una sorta di sinonimo di dematerializzazione o di digitalizzazione. In realtà tanto la dematerializzazione quanto la digitalizzazione, quando non sono chiamate a rappresentare lo stesso concetto, sono solo una parte della Digital Transformation, una componente molto importante di un fenomeno assai più articolato e complesso capace di abbracciare naturalmente anche la digitalizzazione. L’Internet of Things è la testimonianza concreta che molti nuovi processi e molti nuovi servizi nascono naturalmente in digitale senza che sia effettivamente necessario parlare o pianificare una evoluzione o una trasformazione. Dati e informazioni che prima non esistevano e non erano nel novero delle possibilità, sono nativamente digitali. Nascono digitali su esigenze che arrivano da conoscenze digitali.
Un esempio per tutti, ma ce ne sono tanti, è rappresentato dal pneumatico intelligente della Pirelli. Chi avrebbe pensato solo qualche anno fa che un penumatico potesse diventare una fonte straordinaria di informazioni, un sensore vivo dotato di intelligenza e di una seppur minima ma importantissima capacità di elaborare informazioni. Si può ben dire parlare in questo caso di una rivoluzione globale IoT legata alla dinamic real time analytics.
La trasformazione digitale e le Smart car
Ora, quando un oggetto così fisico e così “operativo” come un penumatico si pone al centro di una progettualità di connected cars o meglio ancora di connected vehicles, comprendendo naturalmente anche i veicoli commerciali e le strategie di trasporto collegate ad esempio alla logistica, si può ben immaginare che la capacità di elaborazione dei dati che arrivano dai penumatici non attengono solo alla sicurezza e alle performance di un autoveicolo intelligente, già di per se molto importanti, ma possono rappresentare una fonte di informazioni preziosissime per la gestione dei percorsi (e dunque dei costi), per la valutazione dei consumi (e dunque ancora dei costi), per la gestione della manutenzione preventiva (e dunque ancora una volta dei costi). Si può ben osservare che la trasformazione digitale di una impresa ad esempio nel settore dei trasporti e della logistica può essere accelerato e incoraggiato dalla disponibilità di nuove tipologie di informazioni e dati che arrivano di fatto da una nuova interpretazione dell’IoT. Di certo, perché le informazioni si possano trasformare in un nuovo valore di business è necessario accompagnarle con una autentica trasformazione digitale nei sistemi informativi, nell’organizzazione del lavoro, nella capacità dell’azienda di passare dall’analisi dei dati all’azione nei vari ambiti applicativi dell’IoT.
La capacità di visione
Sempre in questo senso va collocata la capacità di visione dell’azienda che a fronte di una maggiore ricchezza di dati e informazioni deve anche considerare una maggiore vulnerabilità dei propri mezzi e delle proprie attività e dunque deve considerare che trasformazione digitale significa anche una revisione dei principi e delle linee guida operative che stanno alla base della sicurezza. Inoltre, trasformazione digitale significa anche formare le persone alla gestione di nuovi servizi e di nuovi flussi informativi. Come sottolineato nel corso di un evento di The Ruling Companies Association la trasformazione digitale che arriva principalmente dalla spinta dell’IoT deve “fare i conti” con nuovi concetti di sicurezza, di formazione e anche di responsabilità politica.
Il fatto che l’Internet of Things stia determinando un cambiamento nell’economia, nella cultura e nel sociale è un fatto ormai assodato. Il vero tema è nella capacità di sviluppare delle strategie in grado di rispondere alla sfida che l’Internet of Things sta lanciando a tutti i settori dell’industria e dei servizi creando un ecosistema produttivo che sappia plasmare anche una nuova forma di organizzazione.
Gionata Tedeschi, Managing Director di Accenture Strategy, è un osservatore che opera da lungo anche nell’ambito dell’Internet of Things e sostiene al riguardo che il primo elemento da considerare per affrontare la rivoluzione globale messa in atto dall’IoT riguarda l’atteggiamento, che deve necessariamente cambiare. Le aziende italiane devono acquisire la capacità di tradurre le difficoltà in rapidi cambiamenti, di sfruttare i dati in tempo reale e soprattutto di riconoscere l’IoT come una fonte d’investimento che permette di aprire nuove opportunità di business.
Come aprire nuove forme di business
Il vero di punto di svolta dell’IoT sta proprio nell’opportunità di aprire nuove linee di business o per certi aspetti nuovi business anche in aziende tradizionalmente consolidate. L’IoT permette non solo di rivedere i processi di produzione, ma di rivedere i modelli di business con i prodotti raggiungono il mercato e di trasformare anche radicalmente la proposizione commerciale delle aziende, ad esempio con il passaggio dalla vendita di prodotti alla vendita di servizi.
Le previsioni ci dicono che nel 2030 l’Italia potrebbe beneficiare di 200 miliardi provenienti dall’integrazione dell’IoT nell’economia globale. Per ottenere dei risultati economici l’investimento dovrà essere indirizzato verso il settore in cui l’IoT ha un maggiore impatto in termini di utilizzo, ossia quello dei servizi. Abbiamo già assistito a cambiamenti epocali nei settori della musica, nelle assicurazioni, ovviamente nell’e-commerce dove il digitale ha permesso di rivoluzionare radicalmente l’offerta e ha permesso di reinventare i modelli di servizio. Il tutto è stato possibile sia per le opportunità connesse allo sviluppo di nuove tecnologie sia perché sono state accompagnate da uno sviluppo nei consumatori, una evoluzione nella sensibilità e nell’attenzione verso l’utilizzo delle tecnologie. In questi ambito ha rivestito grande importanza l’offerta ai consumatori di strumenti per auto-apprendere e per essere sempre collegati con ogni proposta.
Un nuovo “formativo” per le imprese
E’ cambiata in questo modo la concezione dell’industria e dell’impresa, a livello di tecnologia e di sviluppo, di posizionamento e di creazione di relazioni commerciali che non sono più da leggere in sequenza, ma come elementi che interagiscono tra loro facendo emergere nuove priorità dalle imprese e nuove modalità per raggiungere i consumatori o per creare forme di ingaggio. Si tratta di uno scambio reciproco che pone l’accento su due elementi: da una parte c’è la sicurezza e dall’altra c’è la formazione e sono due pilastri sempre più centrali per la Digital B2B Transformation.
Un esempio è appunto rappresentato dal Gruppo Pirelli, che con il Pirelli CiberFleet, vale a dire con un prodotto che porta l’intelligenza dell’IoT anche sui pneumatici tramite un sensore consente di registrare la pressione, la temperatura ed altre informazioni che abilitano servizi a valore aggiunto, tra cui ad esempio il comportamento di guida, il consumo in tempo reale del carburante, i riscontri alle previsioni meteo, ma anche preziose informazioni sulle condizioni della strada e dati sullo stato del traffico.
Nuove minacce e nuove opportunità
Secondo diverse stime il 100% delle nuove auto sarà connesso a Internet entro il 2025 e anche per questo Pirelli, infatti, investe in modo sempre più importante nell’IoT. Gregorio Borgo General Manager Operation di Pirelli sottolinea l’importanza che il Gruppo pone in modo sempre più rilevante sul tema della sicurezza evidenziando che la connessione ai sistemi di rete può far sorgere delle minacce che coinvolgono non solo le persone fisiche ed i macchinari, ma che incidono direttamente sul business, sulla continuità operativa, e in seconda istanza anche sulla reputation dell’azienda. La sicurezza appare sotto il profilo della Digital Transformation come un tema al quale porre una attenzione speciale in quanto lo sviluppo del digitale apre purtroppo a nuove minacce ma anche come una opportunità di sviluppo in quanto sempre il digitale permette di trovare nuove soluzioni per gestire la sicurezza.
Le misure necessarie per evitare danni che possono essere anche molto rilevanti sta tutto nello sviluppo di una politica che sia insieme di attenzione alla sicurezza e di formazione delle persone. In Pirelli in particolare sono stati sviluppati diversi i livelli di coinvolgimento e diverse funzioni per salvaguardare le attività del gruppo. Un Gruppo che peraltro in base alla presenza internazionale deve confrontarsi e dialogare con culture, abitudini, visioni della vita diversissime. Fare formazione aiuta innanzitutto a integrare i dipendenti, a creare una cultura condivisa, a sviluppare responsabilità, a creare una opportunità sensibilità ai rischi. L’IoT potrà rappresentare una chance di sviluppo per le industrie italiane che sapranno integrare e sfruttare tutte le componenti di questo complesso ecosistema produttivo gestendo correttamente sia lo sviluppo sia tutti i temi della sicurezza e della crescita formativa del personale.
Una rivoluzione per il Facility Management
Pensiamo ad esempio a come l’IoT applicato alla mobilità può contribuire direttamente allo sviluppo delle Smart City ma anche relazionarsi allo sviluppo di soluzioni di Smart Building e favorire la creazione di nuove forme di gestione di Facility Manegement & Real Estate con lo sviluppo di nuovi servizi legati alla gestione degli spazi anche per quanto attiene ai veicoli e con una nuova interpretazione di un settore strategico come quello dell’automotive da logiche di possesso e noleggio a logiche di “personal mobility services” che i Facility Manager, solo per fare un esempio, possono cavalcare per dare vita a loro volta a nuove forme di business legate alle gestione degli spazi destinati ai veicoli. Anche qui il management è chiamato a gestire dati che provengono da Smart Building, Smart Mobility, Smart City e Connected Car e che sono anche agganciati a logiche di Pagamenti Digitali. Digital B2B Trasformation significa in questo caso esplorare queste opportunità ma anche saperle supportare con la formazione del management e con la trasformazione digitale delle strutture e delle infrastrutture delle imprese che devono essere in grado di dare risposte – digitali – a flussi informativi che sono destinati a crescere in modo esponenziale.
IoT e Made in Italy
E rappresenta anche una opportunità di crescita da cogliere al volo come sembra evidente anche ad Alberto Baban, Presidente Piccola Industria di Confindustria. Il digitale con l’IoT porta nelle imprese una trasformazione salutare che può aumentarne la competitività e che permette di valorizzare ancora meglio le espressioni e le specificità del Made in Italy.
Baban evidenzia l’importanza di sostenere questa trasformazione favorendo l’innovazione anche con contenitori e luoghi che permettano la contaminazione di idee, di progetti, di nuove esperienze. Baban cita i Digital Innovation Hub, come realtà che permettono alle imprese di sviluppare nuove competenze che vanno a contaminare altre imprese, altre realtà. Baban sottolinea infine che l’IoT rappresenta anche un punto di svolta per il mondo imprenditoriale che conduce a un punto critico e divisivo dove le imprese o saranno veloci, innovative e competitive o conservatrici e destinate a un inesorabile declino in ragione di uno spostamento del mercato. Un ruolo sempre più importante in questa partita è svolto dai manager che sapranno indirizzare questa innovazione verso la Digital Transformation delle imprese. Si può prevedere una reale crescita laddove verrà cresciuta una classe dirigente all’altezza della sfida IoT e con la capacità di promuovere la collaborazione tra intelligenze umane e fisiche e di lavorare in team con un forte spirito comunitario. I vertici delle aziende hanno la responsabilità di gestire questa trasformazione digitale provocata dalla cosiddetta ‘Quarta rivoluzione industriale’ dell’IoT non solo cercando di utilizzare l’intelligenza delle cose per creare maggiore efficienza come sta già ampiamente avvedendo, ma per creare nuove logiche di business, per esplorare nuovi modelli, per creare nuove forme di relazione con i clienti. La Digital B2B Transformation in chiave IoT rappresenta una sfida straordinaria in termini di creatività e l’Italia ha un vantaggio culturale rispetto a tante altre economie mondiali perché ha sempre fatto della creatività uno degli asset centrali del proprio sviluppo. La sfida adesso è quella di coniugare la creatività sulla base delle logiche dell’Internet delle Cose.
Un nuovo ruolo per il Sistema Paese
Per stare al passo con i tempi il top management deve comprendere la centralità e le potenzialità dell’IoT, integrare le competenze digitali nelle Pmi e creare dei Digital Innovation Hub, accelerare il processo di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione ed infine avere la possibilità di una applicazione strutturale dell’IoT in tutti i comparti vitali dell’economia e del sociale come nei trasporti, nell’agricoltura e nella sanità, senza eccessivi vincoli imposti dallo Stato.
Non a caso la posizione di Confindustria Digitale per voce del suo presidente Elio Catania è concretamente orientata a definire un nuovo rapporto tra Stato e Imprese alla luce del cambio di passo imposto dall’IoT. Lo Stato deve fare presto per dare infrastrutture sia tecnologiche sia normative adeguate e stabili che permettano di sfruttare le occasioni di sviluppo offerte dall’IoT e che consentano alle imprese che vogliono giocare la partita della competitività di dare vita a una vera e propria Digital B2B Transformation in grado di contaminare l’intero sistema paese.