Il Governo ha annunciato ieri l’atteso piano per Industria 4.0, a cui sono affidate molte delle speranze di far ripartire il settore manifatturiero italiano, da sempre il principale traino dell’economia del nostro Paese. Significativo dell’importanza attribuita a questo annuncio lo spiegamento di forze. Il piano è stato presentato al mattino al Ministero dello Sviluppo Economico dal titolare del dicastero, Carlo Calenda, che ne è il principale “regista”, alla presenza di sei ministri, del presidente di Confindustria Vincenzo Boccia e dell’AD di Cassa Depositi e Prestiti Fabio Gallia. E poi nel pomeriggio è stato ribadito in una conferenza stampa al Museo della Scienza e Tecnologia di Milano con protagonista il Presidente del Consiglio Matteo Renzi.
«La manifattura è il centro vitale del Paese – ha detto Renzi – e questo è un progetto concreto: non deve perdersi nell’esecuzione. Ora c’è solo da fare una cosa: mettersi al lavoro». Il piano nazionale Industria 4.0, ha continuato il premier, «è un’esplosione di novità: questa fase creerà nuovi vincenti e nuovi perdenti. È normale che ci siano preoccupazioni a livello politico e tra i cittadini, ma bisogna scegliere se avere paura o avere coraggio».
In estrema sintesi, i cardini del piano, che si proietta su quattro anni (2017-2020) sono quattro: agevolazioni per gli investimenti innovativi, sviluppo di competenze specialistiche di digital manufacturing a partire dalla scuola (definite “direttrici chiave”), infrastrutture abilitanti, e strumenti pubblici di supporto (direttrici “di accompagnamento”).
Cosa si intende per investimenti innovativi “Industria 4.0”
Sul primo punto, il Governo si aspetta un incremento degli investimenti privati di ben 10 miliardi (da 80 a 90) nel solo 2017, e per il periodo 2017-2020 aumenti di 11,3 miliardi delle spese private di ricerca e sviluppo, e di 2,6 miliardi negli investimenti privati “early stage”.
In dettaglio, Calenda ha definito investimenti innovativi I4.0 (cioè Industria 4.0) le seguenti tipologie di investimenti: Advanced Manufacturing Solution, Additive Manufacturing, Augmented Reality, Simulation, Horizontal/Vertical Integration, Industrial Internet, Cloud, Cybersecurity, Big Data & Analytics, nonché investimenti in tecnologie Agrifood, bio-based economy, e ottimizzazione dei consumi energetici.
Tra iperammortamenti e raddoppi del credito d’imposta sulla R&S
Per incentivare questi investimenti, il Governo propone un incremento dell’aliquota di “superammortamento” dall’attuale 140% al 250% (la nuova aliquota è stata
battezzata “iperammortamento”), e una proroga di un anno del superammortamento del 140% (per gli altri investimenti industriali), tutte applicabili a beni, tecnologie e macchinari in consegna entro il 30 giugno 2018. Inoltre il credito d’imposta alla ricerca vede l’aliquota per la spesa interna salire dal 25% al 50% (quella per la spesa esterna resta al 50%), e il credito massimo per ciascun contribuente da 5 a 20 milioni di euro. Inoltre è prevista tutta una serie di altre agevolazioni tra cui detrazioni fiscali fino al 30% per investimenti fino a un milione in startup e PMI innovative, detassazioni sui capital gain, e per le startup I4.0 un programma “acceleratori d’impresa”, fondi di investimento e di venture capital dedicati, sotto l’egida di Cassa Depositi e Prestiti.
200mila studenti universitari e 3000 manager specializzati sul Digital Manufacturing
Quanto alle competenze, sempre nei quattro anni indicati gli obiettivi sono 200mila studenti universitari e 3000 manager specializzati sui temi industria 4.0, un raddoppio degli studenti iscritti a istituti tecnici superiori con specializzazioni I4.0, 1400 dottorati di ricerca sul tema e la nascita di pochi selezionati Competence Center nazionali di Industria 4.0. Tutto ciò grazie a investimenti di 355 milioni (pubblici) per l’implementazione del piano nazionale Scuola Digitale, 100 milioni (30 privati e 70 pubblici) per specializzazione di corsi universitari e Istituti Tecnici su temi I4.0, 240 milioni (70 privati e 170 pubblici) per i cluster tecnologici “Fabbrica Intelligente” e “Smart Agrifood” e i dottorati di ricerca, e 200 milioni, metà pubblici e metà privati, per la creazione dei Competence Center.
Tutte le aziende avranno una connessione 30Mbps entro il 2020
Per le infrastrutture abilitanti, gli obiettivi sono coprire tutte le aziende italiane con connessioni a 30Mbps e la metà con connessioni a 100Mbps entro il 2020 (con investimenti di 12,7 miliardi, di cui 6,7 pubblici), nonché costituire e presidiare 6 consorzi di standardizzazione in ambito internet of things.
Infine per gli strumenti pubblici di supporto sono previsti 0,9 miliardi dalla riforma e rifinanziamento per il 2016 del Fondo Centrale di Garanzia, un miliardo da contratti di sviluppo focalizzati su investimenti I4.0, e 100 milioni di investimenti sulle catene digitali di vendita.
Un’ulteriore parte del piano prevede la diffusione dei concetti di Industria 4.0 sul territorio, e conta – oltre ovviamente ai Competence Center – su roardshow sul territorio, assistenza individuale al top managent di startup ad alto potenziale, e un piano nazionale di comunicazione a mezzo stamp, web e social media, incentrato sulle imprese industriali.
Quanto al “non perdersi nell’esecuzione” dichiarato da Renzi, l’attuazione del piano sarà controllata da una “cabina di regia a livello governativo”, con governance pubblico-privata che vede coinvolti la Presidenza del Consiglio, sei Ministeri (Economia, Sviluppo Economico, Istruzione, Lavoro, Politiche agricole, Ambiente), quattro università (i Politecnici di Bari, Milano e Torino, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa) con la Conferenza dei Rettori Universitari (CRUI), e poi Centri di ricerca, Cassa Depositi e Prestiti, e rappresentanti dei mondi economico, imprenditoriale e sindacale.
Il Ministro Calenda ha definito la cabina di regia “una sorta di consiglio di amministrazione” che valuterà a intervalli regolari lo svolgimento dei lavori e il conseguimento degli obiettivi, apportando le eventuali correzioni di rotta: «L’Italia è il Paese della non-governance, un piano di questo genere deve invece evitare di generare energie centrifughe e soprattutto rispettare le peculiarità del nostro tessuto imprenditoriale. Non possiamo imporci il modello tedesco, o quello americano o francese, ma cogliere il meglio degli altri approcci e specialmente continuare a utilizzare gli strumenti che hanno già dimostrato di saper funzionare».
Boccia (Confindustria): condividiamo l’agenda di medio termine
Moltissimi i commenti, largamente positivi, delle parti coinvolte. Un parere ovviamente fondamentale è quello del Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, secondo cui, come riporta CorCom, «la quarta rivoluzione industriale è una grande occasione che deve cavalcare l’industria italiana, condividiamo il percorso dell’agenda di medio termine, ora occorre lavorare insieme».
Boccia ha ricordato che su industria 4.0 le medie di settore non sono significative. «Abbiamo una fascia avanzata di imprese che è molto avanti e una fascia molto indietro: dobbiamo accompagnare quelle più indietro a fare questo salto di qualità che è culturale più ancora che tecnologico e cavalcare la quarta rivoluzione industriale. Siamo un grande paese industriale, possiamo farcela con le nostre potenzialità».
Perego (Politecnico di Milano): piano trasversale, non tocca solo la manifattura
Interessante poi anche il commento di Alessandro Perego, Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, che da qualche anno ne hanno dedicato uno specifico (Osservatorio Smart Manufacturing) proprio ai temi di Industria 4.0, intorno al quale si è creata una community che più volte ha sollecitato un piano nazionale su questi temi, sulla falsariga di altri grandi Paesi come USA, Germania e Francia.
«Il Piano Industria 4.0 è un programma ben articolato, ben finanziato, che armonizza bene azioni di breve e di medio termine, e che, se velocemente implementato, farà recuperare al nostro paese il ritardo che oggi ci separa dalle più grandi manifatture europee, in primis la Germania», osserva Perego.
«Questo piano ha una portata trasversale: non tocca solo la manifattura, ma ha il potenziale di rilanciare ampi comparti dell’economia italiana, perché attorno all’industria vi è un indotto enorme di servizi di base, di ricerca e innovazione che tocca l’intero Paese. Per questo motivo monitoreremo l’efficacia con cui verrà recepito dalle imprese e misureremo se gli obiettivi di crescita e rilancio che il Paese si pone saranno raggiunti».
Per intanto però, conclude Perego, «oggi ci godiamo questa bella giornata per l’industria Italiana e per il paese, un giorno che aspettavamo da più di un anno. Ci restituisce ottimismo, visione, stimola tutte le parti a fare il proprio lavoro, in primis l’università. Riprendiamoci, come Paese industriale, il posto che ci spetta».