Un mercato maturo, che cresce a doppia cifra ma senza strattoni grazie alla presenza di player sempre più specializzati e consumatori sempre più consapevoli del valore insito nel nuovo modo di fare shopping on line. Anche quando si tratta di scegliere prodotti “delicati” come abiti, scarpe e accessori, che presuppongono non solo una user experience (anche Mobile) appagante e coinvolgente durante il processo di acquisto, ma pure servizi post vendita all’altezza.
È questa la fotografia scattata dall’Osservatorio eCommerce B2C del Politecnico di Milano e di Netcomm, che ha scandagliato il verticale del Fashion in un progetto che a dicembre dovrebbe culminare nell’analisi di un altro settore strategico per l’export italiano: quello del Food.
L’80% delle imprese tradizionali ha ormai un sito eCommerce
Venendo ai risultati della ricerca, le previsioni per il 2016 parlano di un giro d’affari di 1,835 miliardi di euro, il 25% in più rispetto al 2015 (ora vale il 5% del mondo Retail). Le Dotcom rappresentano il 69% del mercato e crescono a un ritmo superiore rispetto alle imprese tradizionali, che dispongono di un sito eCommerce nell’80% dei casi. Si tratta in ogni caso di un settore molto concentrato: i primi cinque operatori generano il 54% delle vendite e crescono a tasso doppio rispetto ad altri. In generale, in Fashion cresce più rapidamente del resto del mercato eCommerce, che si attesta su un comunque ottimo +15%.
La rapidità del Fashion ha fatto sì che il comparto abbia aumentato il proprio peso sul business complessivo dal 6% al 10%, mentre la maturità raggiunta dai consumatori è testimoniata dalla ripartizione degli acquisti: non si compra più on line semplicemente per risparmiare (anche se resta la motivazione principale), ma per avere una scelta più vasta e servizi a valore aggiunto che evidentemente i canali fisici non riescono ancora ad offrire. Infatti il 48% dei capi d’abbigliamento è comprato a prezzo pieno, mentre le referenze scontate (fino al 30%) e scontatissime (oltre il 30%) rappresentano entrambe il 26% del totale delle transazioni. Un altro segnale importante di questa tendenza è il tipo di prodotto che va per la maggiore sui portali specializzati: i vestiti, che nonostante l’iniziale diffidenza dovuta alla questione delle taglie e alle eventuali seccature nella gestione dei resi, costituiscono oggi il 55% degli acquisti, seguiti da scarpe (25%) e accessori (20%). Accantonata anche l’idea che shopping on line sia essenzialmente sinonimo di caccia al lusso a prezzi d’occasione e capi tecnici: il mass market pesa per il 46% del giro d’affari, il luxury per il 36% e lo sportivo per 18%. Va infine sottolineato che un terzo del mercato è veicolato tramite smartphone e tablet (l’eCommerce, nel complesso, raggiunge la quota del 25% rispetto allo stesso parametro) e gli acquisti in mobilità pura pesano già per il 19%.
Riccardo Mangiaracina, Direttore dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano, ha sottolineato anche il ruolo di occasioni e promozioni speciali. «In occasione del Black Friday e del Cyber Monday alcuni operatori hanno realizzato in due giorni oltre il 5% del totale fatturato online, circa 10 volte il valore delle vendite registrate nello stesso intervallo di tempo in altri periodi dell’anno». Inoltre, ha ricordato che «sia i top merchant sia le startup stanno investendo sempre più in tecnologia, logistica e soluzioni di pagamento per rendere l’esperienza dei consumatori piacevole e unica».
Ma qual è l’impatto del settore sull’economia italiana?
Escludendo dal giro d’affari l’Import e aggiungendo l’Export si arriverebbe nel 2016 a un fatturato di 2,989 miliardi di euro su prodotti venduti on line a clienti italiani e stranieri, con una crescita del 35% sul valore del 2015. L’Export da solo aumenta così del 30%, pesando sul 40% delle revenue, che sono composte per l’80% dalla vendita di prodotti di lusso.