La Pubblica Amministrazione può essere un motore della crescita, perché la nuova dimensione dell’economia digitale e degli open data può essere sfruttata dalla PA forse meglio che dal settore privato.
Ne è convinto il ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan intervenuto a Roma a FORUM PA 2016 in un convegno dal titolo “Lo Stato innovatore: verso una PA 4.0 in un’economia 4.0”. All’evento sono intervenuti anche Andrea Rangone, docente di strategia e fondatore degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, attualmente CEO di Digital360, ed esponenti di importanti aziende del settore quali Agostino Santoni, Ad di Cisco Italia, Claudio Bassoli, vice presidente di Hewlett-Packard, Simone Battiferri, direttore della divisione ICT Solutions&Service Platform di TIM, Marco Icardi, Amministratore Delegato di SAS Italia.
«Nella PA ci sono molte best practice, sia italiane che internazionali, evidentemente c’è stato un fallimento gigantesco nella capacità di sfruttare al meglio queste risorse gigantesche. Ora bisogna passare alla generalizzazione di queste best practice: questa è la riforma strutturale fondamentale che è nell’agenda del Governo», ha detto Padoan.
Sicuramente ce n’è bisogno, a guardare lo stato dell’arte della digitalizzazione italiana. Il quadro puntuale (e sconfortante) è stato descritto
nel suo intervento da Rangone, che ha messo a confronto i numeri dell’Italia con quelli dell’Europa a 28 membri, su due aspetti determinanti: “Per pareggiare la media degli investimenti per lo sviluppo del digitale, all’Italia mancano 23 miliardi di euro all’anno – ha spiegato -. E alle startup Hi Tech noi dedichiamo lo 0,002% del Pil contro lo 0,025% europeo, ossia 300 milioni di euro in meno ogni anno. È vero che c’è una velocissima rivoluzione mondiale in corso, ma è altrettanto vero che l’Italia rischia di esserne tagliata fuori». Secondo Rangone, tre sono i trampolini da cui partire per “fare innovazione e sfruttare veramente il nuovo internet pervasivo, o internet delle cose: un elettroshock culturale, concrete azioni politiche a livello nazionale o locale e un forte investimento per la digitalizzazione delle Pa”. Specialmente il terzo punto può diventare una molla decisiva, perchè “la metà del Pil italiano è assorbito dalla spesa per la pubblica amministrazione. Se parte di questi soldi venissero investiti nell’innovazione digitale, la Pa snellirebbe se stessa, sburocratizzandosi, e stimolerebbe tutta la filiera, essendo un grandissimo acquirente”.
In altre parole, la PA modernizzando se stessa può fare fare da stimolo e da esempio per tutto il sistema. Un esempio positivo citato sia dal professore che dal ministro è la fatturazione elettronica, ora obbligatoria verso la PA, che ha spinto il privato ad adeguarsi.
“L’Italia può emergere a livello europeo come la prima della classe nella Pa – ha commentato Padoan – e questo obiettivo si raggiunge pensando all’innovazione nella pubblica amministrazione non solo come meccanica applicazione delle nuove tecnologie, ma anche come possibilità di cambiare processi e comportamenti”.
Carlo Mochi Sismondi, presidente di FPA, che organizza FORUM PA 2016, ha concluso: «Questo è uno stimolo per tutti noi, stiamo cercando di fare squadra, abbiamo i numeri per ripartire ma la parola d’ordine è farlo tutti assieme».