Tecnologie

Automazione di processo nelle PMI: una strada ora percorribile

Rispetto a qualche anno fa, il costo dell’automazione è sceso notevolmente, i tempi sono estremamente ridotti e il ROI è molto rapido. È quindi oggi possibile adottare un approccio di hyperautomation anche in contesti di piccole e medie dimensioni, spiegano Ivan Stanzial, Managing Director di Archiva Group e Presidente e CEO di Honu (Archiva Group), e Massimiliano Fratton, RPA director, di Honu

Pubblicato il 16 Mag 2023

Immagine di Miha Creative da Shutterstock

Hyperautomation è una delle parole chiave del 2023. L’esigenza di accelerare l’esecuzione dei processi, di abbatterne gli errori, efficientare l’impiego delle risorse e innovare sono i driver che spingono un mercato in forte crescita. Secondo Markets and Markets, il CAGR sarebbe del 23,1% dal 2022 al 2027, quando il mercato globale dovrebbe raggiungere i 26 miliardi di dollari.

Gartner la definisce come “un approccio business-oriented utilizzato per identificare, analizzare e automatizzare rapidamente il maggior numero possibile di processi aziendali e IT”.

Nonostante la grande attenzione sul tema, non è sempre chiaro se un approccio molto evoluto come hyperautomation sia riservato al mondo enterprise o possa interessare anche le PMI, che rispetto alle grandi aziende hanno fisiologicamente budget più limitati e minore disponibilità di competenze.

La prima certezza è che l’automazione si sta poco per volta democratizzando. «Fino a qualche anno fa – ci spiega Ivan Stanzial, Managing Director di Archiva Group, Presidente e CEO di Honu, parte del gruppo Archiva – il percorso era complesso. Mancavano tecnologie avanzate accessibili con budget limitati, la struttura IT era sovrastata dalle richieste interne, mancavano sia il tempo che le competenze necessarie per progetti che duravano 6-12 mesi o anche molto di più».

Gli aspetti tecnici rappresentavano un grande ostacolo, poiché l’automazione presupponeva progetti di integrazione ad hoc di sistemi, che richiedevano conoscenze adeguate e tempi di pianificazione ed esecuzione molto lunghi.

Il costo dell’automazione si è ridotto

Rispetto al passato, oggi la situazione è molto diversa. Dal punto di vista tecnico, le API, lo sviluppo di piattaforme ad hoc e la diffusione di strumenti Low Code e No Code hanno determinato una riduzione netta di tempi, budget e costi. Inoltre, cosa tutt’altro che secondaria, ciò «ha spostato l’attenzione dall’IT al processo di business. Gli utenti finali, con competenze informatiche minime, possono dedicarsi all’evoluzione di processi già impostati o a crearne di nuovi coinvolgendo in maniera molto limitata l’IT». Inoltre, sottolinea Stanzial, le piattaforme nascono con sicurezza e privacy by design, riducendo gli oneri gestionali dell’IT anche in questi ambiti. Per quanto concerne tempi e costi, infine, si lavora nell’ordine delle settimane e con budget che possono essere anche il 10% di quelli di un tempo.

Spostare la digitalizzazione verso il messy middle

Nel contesto appena descritto, l’interesse delle PMI verso l’automazione non può che essere elevato. Le aziende, infatti, possono approfittare della digitalizzazione in atto per estenderne i benefici oltre i processi core.

Stanzial ci spiega che le aziende hanno sempre concentrato la loro attenzione su sistemi come l’ERP, il CRM o il MES, che sono fondamentali e richiedono competenze e sforzi economici importanti. Ma in realtà, «il problema dell’utente finale è l’impiego di decine di strumenti, dall’email ai fogli di calcolo, fino ai documentali e alle applicazioni dipartimentali non comunicanti. Ancora oggi esistono molti processi manuali, i dati vengono riportati a mano da un sistema all’altro, e si verifica un problema di frammentazione della conoscenza. Grazie a strumenti moderni di BPM, RPA e, in generale, di digitalizzazione, riusciamo a colmare questo gap, creando flussi di informazioni controllati e tracciabili che diventano cultura e competenza di tutta l’azienda». Un aspetto che esula dall’area tecnica ma che ha un’importanza centrale è la gestione del cambiamento: da questo punto di vista, nelle PMI «l’attenzione verso l’aspetto organizzativo e culturale è un po’ limitata rispetto alle grandi aziende».

Hyperautomation nelle PMI: l’automazione diventa intelligente

L’automazione intelligente è dunque un concetto applicabile a tutte le realtà, a condizione che i processi siano ben conosciuti e l’azienda sia in grado di applicare l’Intelligenza Artificiale dove questa possa generare valore.

Massimiliano Fratton, RPA director di Honu, ci spiega che il «livello di ingaggio per queste tecnologie (AI, ndr) si è abbassato moltissimo negli ultimi anni. Oggi, sono alla portata di tutte le PMI e hanno un costo ridotto».

Piuttosto, permane un certo livello di complessità nel comprendere dove e quali tecniche applicare, tenendo conto che strumenti, modelli e tecnologie diverse possono determinare risultati diametralmente opposti. Come esempio, Honu riporta l’OCR avanzato, ovvero il riconoscimento, l’aggregazione e l’arricchimento di informazioni all’interno di un mix eterogeneo di formati documentali e di canali di trasmissione. «A seconda della tecnologia adottata – ci spiega Fratton – la correttezza del riconoscimento va dal 5% al 95%». Ovviamente, solo in quest’ultimo caso l’azienda può godere dei benefici della digitalizzazione, tra cui zero errori, accelerazione dei processi e soddisfazione delle risorse causa rifocalizzazione su attività a maggior valore aggiunto.

Per una PMI che approcci al tema dell’hyperautomation risulta così fondamentale affidarsi a una consulenza esperta sia a livello di ottimizzazione del processo che di applicazione delle corrette piattaforme, tecniche e tecnologie. Honu, parte di Archiva Group, ha un focus specifico sulla trasformazione digitale delle PMI, cui dedica progetti piccoli, efficaci, scalabili e con ROI rapidi. Stanzial, infatti, ci fa notare come ogni progetto rappresenti di fatto un carico aggiuntivo per i professionisti cui si rivolge, ed è quindi necessario che i vantaggi vengano percepiti nell’arco di poco tempo: delle settimane, non più dei mesi o degli anni. A quel punto, infatti, si innescherà un circolo virtuoso che permetterà di avviare sempre nuovi progetti, fino a plasmare una vera e propria cultura dell’innovazione su cui costruire il futuro dell’azienda.

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