nanotecnologie

Open innovation a portata di media impresa: Colmar scommette sul grafene per lo sportswear

Il marchio di abbigliamento sportivo lancia una collezione basata sul materiale nanotech G+ di Directa Plus, piccola realtà italiana specializzata in produzione industriale di nanomateriali. «Come confezionisti dobbiamo lavorare all’innovazione con partner sia interni che esterni al settore, e di startup ne osserviamo tante»

Pubblicato il 04 Apr 2016

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Il concept store di Colmar in piazza Gae Aulenti a Milano

Grafene e “open innovation”. Questi gli ingredienti dell’accordo tra Colmar, noto marchio di abbigliamento sportivo ad alte prestazioni che fa capo a una classica media azienda italiana (90 milioni di fatturato 2015 e sede a Monza), e Directa Plus, piccola realtà tecnologica di Lomazzo (Como) specializzata appunto in prodotti basati su grafene.

Fin dalla scoperta nel 2004, da parte di due ricercatori russi poi premiati con il Nobel sei anni dopo, il grafene ha stupito scienziati e tecnologi per le incredibili proprietà chimiche e fisiche, che hanno fatto pensare a moltissime applicazioni, dall’elettronica alla sensoristica, fino appunto ai tessuti per lo sportswear, al centro della collaborazione tra Colmar e Directa Plus, che ha l’obiettivo di lanciare sul mercato una collezione di capi basati sul materiale nanotech G+ di quest’ultima, come ha spiegato a EconomyUp Giulio Colombo, amministratore delegato ma anche responsabile ricerca & sviluppo di Colmar.

«Abbiamo incontrato Giulio Cesareo (fondatore e CEO di Directa Plus, ndr) un anno fa perché incuriositi dal grafene, dalla possibilità di produrre tessuti “chemical free”. Noi a Monza, loro a Como, abbiamo lavorato per integrare nei nostri tessuti il loro grafene g+ concentrandoci sulla conduzione termica di questo materiale». L’obiettivo, continua Colombo, era realizzare capi invernali che diffondessero in modo omogeneo il calore del corpo di chi scia, ma anche capi estivi come le polo da golf che disperdessero il calore più velocemente nelle giornate di sole intenso. «Il grafene ci permette di rispondere a queste esigenze in modo innovativo, e stiamo continuando a sperimentarlo anche per altre applicazioni, per esempio stiamo lavorando a una tuta sperimentale da discesa per sfruttarne le proprietà aerodinamiche».

Colmar fa molto lavoro interno di ricerca e sviluppo sui materiali e l’innovazione di prodotto, spiega Colombo («abbiamo una ventina di persone, suddivise tra varie linee – sci, golf, outdoor, sport fashion – e con diverse specializzazioni, dai responsabili di prodotto ai designer»), ma come confezionista deve necessariamente lavorare con partner del tessile («con Acerbis, azienda che produce abbigliamento per il motocross, abbiamo attivato una collaborazione per le protezioni per gli sci») e anche con realtà esterne al settore, per esempio per il finissaggio innovativo o l’aerodinamicità («con il Politecnico di Milano abbiamo realizzato dei test nella galleria del vento»).

Quanto alla “open innovation”, conclude Colombo, «cerchiamo sempre di esplorare altri mondi, visitiamo molte manifestazioni e di startup ne osserviamo tante, specialmente per le tecnologie wearable. Un giorno potremmo anche investire su una startup, anche se finora non ci è ancora successo».

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