Il recente Fujitsu Forum Munich 2015, che ha visto la partecipazione di 10mila persone, si è incentrato sulla necessità di mettere in condizione i clienti finali di beneficiare dall’innovazione digitale, cogliendone le enormi opportunità in maniera totalmente sicura. Un approccio, quello della casa giapponese, che ovviamente incide anche sul business dei partner.
«Nel corso del 2015 Fujitsu ha deciso di virare in modo deciso verso il mondo dell’IT ibrido – ribadisce Emanuele Baldi, Channel Sales Director di Fujitsu Italia –. Questo cambia completamente non solo le modalità di erogazione dell’offerta ma anche la proposizione dei partner nei confronti dell’utente finale. La consulenza diventa fondamentale per aiutare l’interlocutore, tipicamente il manager ICT, a essere più vicino alle linee di business». Questo comporta un maggior focus sulla formazione, intesa non come un bollino di cui fregiarsi ma come impegno concreto da parte di Fujitsu a investire sulle attività di educazione e sviluppo delle competenze dei partner. Competenze non solo tecnologiche ma di visione globale delle criticità dell’azienda e delle modalità (IT tradizionale o nuove forme as-a-Service) più semplici ed economiche per affrontarle.
«Siamo tra i pochi – prosegue – ad avere un’offerta di virtual cloud che i partner possono vendere come una soluzione propria, sfruttando il nostro Data Center, quindi con la garanzia di livelli di sicurezza certificati». Tre le opzioni possibili: l’Infrastructure-as-a-Service, il Platform-as-a-Service e il Desktop-as-a-Service. Dieci i partner (su un totale di circa 130 Experts) che hanno aderito al programma di “avvicinamento all’IT ibrido”, per ora un pilota che verrà progressivamente esteso anche ad altri alleati di canale nel corso del 2016. «Stiamo lentamente cercando di intraprendere strade che aiutino i nostri partner a scalare una proposta consulenziale sull’offerta di tecnologie di IT ibrido, ovvero combinando hardware, software e conoscenza dei clienti – conclude Baldi –. Il vero problema è sapere come organizzare lo spazio condiviso all’interno di un ambiente complesso come il cloud e onestamente non tutti i partner di canale sono in grado di farlo. Noi abbiamo individuato una quarantina di partner che potremmo definire più tradizionali. Nei prossimi mesi dovremo verificare se saranno in grado di seguirci sulla strada imboccata».