DataCore rafforza l’impegno sul fronte del consolidamento e della virtualizzazione degli ambienti data center e storage con l’aggiornamento del suo software di gestione centralizzata delle risorse SANsymphony. Lo storage software defined, si sa, ottiene consensi crescenti, complici il costo elevato dell’hardware e, soprattutto, l’incapacità di riuscire a saturarne l’utilizzo. L’utilizzo di layer software, che raccolgono in pool le risorse hardware sottoutilizzate per sfruttarle al meglio, permettono di trasformare il tradizionale storage Direct Attached in una SAN (Storage Area Network) virtuale.
«Tutti i server in commercio sono, ormai, multi-core – esordisce George Teixeira, CEO e Presidente di DataCore Software -, anche se solo poche applicazioni traggono vantaggio da questa tecnologia. Molto più efficace è, invece, la partizione virtuale. Noi abbiamo sviluppato un’architettura software completa, molto intelligente, che risulta completamente trasparente all’utente e indipendente rispetto alla marca di hardware in uso».
La nuova release di SANsymphony amplia il supporto alla gestione dei volumi virtuali delle risorse (vSphere Virtual Volume – VVOLs) a tutti i server storage flash e su disco, sia quelli di ultima generazione che quelli installati in azienda da anni. VVOLs permette di normalizzare l’hardware dei maggiori vendor, come HDS, EMC e Dell, anche se ancora nessuna di queste case lo supporta, raggruppando le risorse di memorizzazione in pool gestibili centralmente, indipendentemente dall’hardware installato. È, però, già in atto una collaborazione con Fujitsu, con cui DataCore sta sviluppando un’appliance di virtualizzazione dello storage per i server Primergy.
«La moda di abbinare tra loro diverse macchine virtuali crea inevitabilmente dei colli di bottiglia – prosegue il manager – che si riflettono in un deterioramento dei tempi di risposta delle operazioni di I/O (Input/Output – ndr). Con vSphere Virtual Volume, invece, grazie all’unione di processori multi-core ad alta densità con il nostro software di I/O parallelo, questi problemi sono superati. Di fatto, siamo riusciti a creare una nuova categoria di server storage basata su sistemi iperconvergenti, che permette di aumentare considerevolmente le prestazioni degli ambienti di memorizzazione, in particolare sulle attività di I/O».
Includendo la tecnologia di I/O parallelo negli ambienti storage software-defined anche un server standard potrà essere utilizzato per applicazioni critiche che richiedono tempi di risposta molto stretti.
Le possibilità offerte dall’IoT
Il mercato dei sistemi iperconvergenti è stato, finora, considerato una nicchia, un sistema da utilizzare soprattutto per la connessione dei branch office con le sedi centrali, anche se DataCore ha al suo attivo 25mila deployment presso oltre 10mila clienti nel mondo. «Ma la situazione sta cambiando – si dice convinto Teixeira -. Nel manufacturing, e in generale nei settori nei quali centinaia o migliaia di sensori generano milioni di dati ogni ora, la tecnologia di Parallel I/O può avere un impatto notevole. Se con la virtualizzazione si è attuato il consolidamento dei server, con il parallel I/O si possono superare i colli di bottiglia della server consolidation».
Nel nostro Paese DataCore vanta diverse centinaia di referenze, con il suo software in produzione presso le sedi centrali di Conad, Comune di Bologna, Ministero dell’Economia e delle Finanze (quest’ultimo con un flusso di circa 500mila Terabyte di dati gestiti). «Ora puntiamo soprattutto al settore manifatturiero – chiarisce il Country Manager Rémi Bargoing -, alla sanità e al mondo finance per i progetti di business continuity. Tutt’altra storia sono i progetti che elaboriamo per partecipare alle gare indette dalla PA, locale e centrale, perché in questo caso i problemi da risolvere sono legati soprattutto all’omogeneizzazione di ambienti di memorizzazione eterogenei».