Nel mondo del digitale la qualità dell’esperienza vissuta dagli utenti di un servizio è determinante. È proprio la User Experience (UX) uno dei principali fattori che hanno contribuito al successo dei servizi più diffusi al mondo, da Spotify, ad Amazon.
App e siti lenti, poco intuitivi o che richiedono troppi passaggi creano infatti frustrazione nei clienti compromettendo l’immagine del brand, oltre che limitando l’effettivo utilizzo del servizio: pensiamo ad esempio alle conversioni dell’ecommerce.
Cosa fare?
Per creare una UX che converta occorre coinvolgere i clienti o utenti reali per studiare le loro interazioni e raccogliere i loro feedback sul prodotto digitale il prima possibile.
Ne parliamo con Luca Manara, Co-founder & CEO di Unguess azienda che ha sviluppato una piattaforma collaborativa che connette aziende e consumatori reali in tutto il mondo.
Who's Who
Luca Manara
CEO & Co-founder di Unguess
Nel 2015 è nata App Quality e da allora avete vissuto una grandissima crescita. Ci racconti qual è il bisogno che avete intercettato e quali sono state le principali tappe di questo percorso?
Siamo nati all’interno del Mobile Lab, un laboratorio del Politecnico di Milano che al tempo lavorava sulle più avanzate tecnologie in ambito di sviluppo software Mobile. Ci siamo chiesti cosa fosse necessario per creare prodotti di qualità ed è nata l’idea del Crowd Testing: testare un prodotto digitale, un’applicazione mobile direttamente sugli smartphone degli utenti finali prima di rilasciarlo. Una logica di Fresh Eye, in cui condivido un prodotto con qualcuno che non l’ha mai visto prima, perché è più facile che trovi un problema.
Negli anni siamo cresciuti e abbiamo raddoppiato il team, raddoppiato il team e il numero di clienti, per la maggior parte enterprise. Serviamo i team che sviluppano prodotti digitali, quindi l’IT, piuttosto che il marketing. Oltre a questo abbiamo anche incrementato molto la community di utenti su cui testiamo prodotti che sono sparsi per tutto il mondo: Svizzera, Spagna, Cina, USA, Corea, Emirati Arabi.
All’inizio dell’anno avete annunciato il re-branding quindi da AppQuality ad Unguess. Qual è la vision che c’è alle spalle di questa evoluzione della società?
Unguess arriva da un percorso che ci ha visto e stratificare, aumentare i servizi che offriamo e abbiamo offerto nel tempo ai nostri clienti come, per esempio, Enel o Sky.
Ci siamo chiesti il perché di quello che facevamo e da qui è nato Unguess. Unguess vuole spiegare ai nostri clienti che possono aumentare il numero di dati con cui prendono le decisioni e diminuire il “guess work”, ovvero le decisioni che vengono prese basandosi sulle sensazioni.
Il nuovo brand parla proprio di questo: al centro ci sono sempre le community che abbiamo chiamato Tryber migliaia di utenti ormai sparsi per tutto il mondo che vengono ingaggiati per raccogliere proprio questi dati e fornirli in una maniera facile, veloce integrata con i processi dei nostri clienti.
Più nel dettaglio, quali servizi offrite e qual è l’innovazione che avete portato nel mercato?
Come dicevo, i servizi sono aumentati negli anni e abbiamo aggiunto sempre più possibilità di fare leva sulla community globale che abbiamo costruito. Sono divisi in quattro macro-famiglie:
- Software Quality Assurance
- Convertire sempre di più;
Queste due sono le due famiglie più storiche e poi negli ultimi due anni ne abbiamo aggiunte altre due:
- Customer research & Insight, cioè sfruttare gli insight che cogliamo sulla community per portarli ai nostri clienti;
- Cybersecurity che è diversa dagli altri ma fa sempre leva sulla nostra capacità di organizzare e gestire community globali ingaggiati, in questo caso, di esperti di etical hacking.
Stiamo investendo molto nell’innovazione e nel nostro prodotto. La piattaforma permette di velocizzare molto le attività di test, quindi la frequenza dei test che puoi realizzare durante l’anno, la frequenza delle ricerche, degli insight che puoi raccogliere. Inoltre, permette di integrarsi molto coi processi dei nostri clienti e per esempio con le piattaforme come Atlass o Jira, tool che i nostri clienti già usano. Inoltre permette di razionalizzare, democratizzare gli insight che vengono raccolti per renderli a fattor comune del team con cui collaboriamo: diventano un know how dell’azienda.
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