Crescono e maturano tutti gli aspetti correlati alla fattura elettronica verso le pubblica amministrazione, ma il lavoro di oliaggio della macchina continua, da parte dell’Agenzia per l’Italia digitale, con il supporto di diversi soggetti. Il bilancio è contenuto nel rapporto pubblicato dall’Agenzia, aggiornato al 30 giugno 2015.
Ed è un documento interessante, dato che è il primo rapporto strutturato dopo il grande passaggio delle PA locali (31 marzo 2015).
I numeri: dal 6 giugno 2014 (data di avvio dell’obbligo della fatturazione elettronica per Ministeri, agenzie fiscali ed enti nazionali di previdenza e assistenza) al 30 giugno 2015, sono state oltre 10.200.000 le fatture elettroniche gestite dal Sistema di Interscambio (Sdi). A giugno sono aumentati del 5% i file fattura ricevuti e ciononostante c’è stato anche il valore di scarti più basso in assoluto.
Significa che nel complesso il 91,4% dei file fattura gestiti dal Sistema sono stati correttamente inoltrati alle amministrazioni di riferimento; l’8%, è stato scartato a causa della presenza di varie tipologie di errori.
Gli errori più diffusi riguardano il nome assegnato al file fattura, duplicato o non valido, nel 30% dei casi, e l’invio di file non conformi (19%) o di una fattura già inviata (13%). La tipologia di errore più diffusa nel mese di giugno è stata l’invio di “file non conformi al formato” che, rispetto al mese precedente, è passata dal 30% al 43%.
Per inciso, questi dati riguardano solo gli scarti fatti dal Sdi, per ragioni formali. Dopo questo passaggio, la fattura arriva alla PA destinataria e qui può ricevere ancora un rifiuto (ergo al momento l’azienda non viene pagata), per motivi sostanziali o formali. Il dato delle fatture rifiutate dalle PA però non è reso noto dall’Agenzia.
Comunque è positivo che solo lo 0,11% non è stato recapitato per impossibilità di identificare o raggiungere l’ufficio destinatario. Significa che le PA si sono generalmente attrezzate (almeno) per ricevere le fatture elttroniche.
Al 30 giugno 2015 sono oltre 22.500 le amministrazioni registrate nell’Indice Pa, infatti, per un totale di oltre 53.000 uffici di fatturazione elettronica registrati.
Dal 6 giugno 2014 al 30 giugno 2015 le fatture elettroniche con codice ufficio destinatario non identificato sono pari a circa lo 0,2% del totale.
L’Agenzia continua a contattare le aziende che hanno emesso il maggior numero di fatture rifiutate e le aiuta a controllare le proprie anagrafiche; a correggere codici errati o mancanti. Scende a 300 il numero delle amministrazioni non ancora registrate nell’Indice PA. Sono circa l’1,4% di quelle che sono soggette all’obbligo di fatturazione elettronica. Nel dettaglio, solo il 32% delle amministrazioni non ancora presenti su IPA possono essere definite pubbliche amministrazioni tout court (soprattutto Unioni di piccoli Comuni, consorzi e Parchi Nazionali). Il restante 67% è composto da soggetti al confine tra settore pubblico e privato: enti pubblici di servizi assistenziali, ricreativi e culturali.
Un altro dato significativo è che ben il 50% delle amministrazioni usa intermediari istituzionali, per ricevere fattura: Sicoge (della Ragioneria dello Stato), Sidi (Sistema informativo dell’istruzione) e gli hub regionali. Si tratta di ministeri, scuole e PA locali che si appoggiano alle Regioni.
Come scrive l’Agenzia, questa è una possibilità “molto utile per le pubbliche amministrazioni locali di piccole dimensioni, che potrebbero riscontrare difficoltà economiche ed organizzative nell’implementazione di sistemi di gestione e soprattutto di conservazione a norma delle fatture elettroniche”.
Gli intermediari fanno parte insomma di quella rete di supporto messa in campo dalle istituzioni, per il grande e complesso progetto della fattura obbligatoria su tutta la PA.
Nel dettaglio, è interessante il dato in controtendenza delle scuole, i cui rifiuti si sono impennati nel 2015 (rispetto al precedente 6%), fino al massimo del 9,4% di febbraio. Dopo un calo, nei mesi successivi, a giugno il dato è tornato a crescere (8%).
Dal rapporto si apprende anche che i Comuni (uno degli anelli più deboli della catena) hanno in genere un solo ufficio centrale per ricevere le fatture (nel 73% dei casi). Significa che poi, da qui, devono smistarle negli uffici destinatari (procedura che idealmente dovrebbe essere automatica, ma spesso è manuale).
Pmi e Professionisti, ecco cosa sta accadendo
Dal lato delle imprese, è interessante notare che a giugno sono calate per la prima volta le Pmi che usano il Mepa per inviare fattura (13 mila, contro le 14.300 di maggio). E’ un servizio gratuito (da parte del Mistero dell’Economia e delle Finanze nell’ambito del Programma di Razionalizzazione degli Acquisti della PA gestito tramite la Consip). Il calo è attribuibile probabilmene alla scelta delle Pmi di passare a soluzioni più strutturate. Del resto, sul Mepa ci sono le Pmi meglio attrezzate su questo fronte. Per tutte le altre, l’Agenzia ha ottenuto che partisse un servizio delle Camere di Commercio (fino a 24 fatture l’anno), la cui popolarità si è impennata negli ultimi mesi (32 mila Pmi risultano registrate a giugno; erano 20 mila ad aprile).
L’Agenzia ha lavorato perché nascessero servizi simili anche per i professionisti. Così, ne risultano iscritti 13.500 al servizio di invio fattura del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili.
Il quadro delle altre attività di supporto, messe in campo dall’Agenzia, è articolato. Ha mandato lettere informative e di richiesta della pianificazione delle attività per l’adeguamento alla fatturazione elettronica a un centinaio di soggetti (specifiche categorie di pubbliche amministrazioni, come le società pubbliche in conto economico consolidato, i consigli nazionali degli ordini e dei collegi professionali, le autorità amministrative indipendenti, gli enti produttori di servizi economici e gli enti di regolazione dell’attività economica).
Ha usato la rete dei digital champions per la sensibilizzazione delle Pa locali. Ha partecipato a convegni e ha curato webinar (con Ifel-Anci e ForumPa), di cui quattro dedicati ai Comuni. In modo analogo ha lavorato con Confindustria per supportare i fornitori della Pa. Infine, l’assistenza diretta: l’Agenzia per l’Italia digitale e l’Agenzia delle Entrate hanno attivato due call center. La prima ha risposto anche a quesiti via web mail e ha pubblicato faq, guide e altri materiali sul proprio sito.
Di particolare rilievo i i ticket (richieste di assistenza) aperti on-line sul portale FatturaPA (dell’Agenzia): oltre 65.000, con un andamento in costante crescita nei primi mesi del 2015, fino a raggiungere un picco nel mese di aprile, e poi diminuire dal mese di maggio.