Gradualmente le aziende italiane stanno adottando l’Intelligenza Artificiale per supportare le diverse fasi del processo di Procurement. Il 33% delle aziende sta esplorando le potenzialità dell’AI, con un atteggiamento proattivo che prevede anche collaborazioni con aziende di consulenza, software vendor e altri attori della loro supply chain (clienti e fornitori).
A sottolinearlo lo studio, realizzato dal Procurement Lab di SDA Bocconi, che ha coinvolto con una survey oltre 130 CPO di imprese italiane. In particolare, l’analisi si è focalizzata sull’implementazione delle tecnologie di Artificial Intelligence (AI) all’interno del processo di acquisto, classificando i progetti di AI secondo l’obiettivo ricercato (efficienza vs. efficacia) e il grado di novità nel modello operativo (esistente vs. nuovo). La ricerca ha incluso sia le metodologie più complesse (come Machine e Deep Learning), sia le applicazioni più deterministiche (Robotic Process Automation e Optical Character Recognition).
La ricerca rientra nell’obiettivo più ampio del Procurement Lab di capire come l’adozione delle tecnologie di Intelligenza Artificiale stiano modificando le varie fasi del processo di acquisto. Supportato dai main sponsor, SAP e Accenture, e dai member, Chief Procurement Officer (CPO) di grandi aziende italiane e multinazionali, il Lab è un centro di ricerca specializzato sulle competenze, sui modelli operativi e sulle innovazioni nella gestione degli acquisti e delle relazioni di fornitura. Finalità oltremodo strategica alla luce dei grandi cambiamenti dovuti ai forti investimenti in digitalizzazione e alle dinamiche di trasformazione spinte dalle nuove tecnologie che stanno investendo quest’area.
Procurement: i progetti di Intelligenza Artificiale in Italia
Nel nostro paese, le aziende hanno adottato l’AI in particolare nelle fasi di Vendor Management, eSourcing & tender management, Contract management e di Spending Analysis. Oltre il 50% dei progetti ha coinvolto più di 3 fasi del processo, evidenziando la tendenza a usare le tecnologie come strumento di integrazione end-to-end delle attività. Inoltre, l’AI è rilevante e decisiva per intere fasi (51% dei progetti), sottolineando la capacità della stessa di supportare pienamente compiti e analisi demandate in alternativa al buyer.
La ricerca ha anche rilevato che i progetti si distribuiscono in larga parte nei soli due cluster “optimize” (36%) e “expand” (31%). I primi sono volti a utilizzare le tecnologie di AI per recuperare efficienza e liberare le persone dalle attività a minor valore aggiunto. I secondi invece ricercano un miglioramento dell’efficacia delle decisioni di acquisto, anche grazie a nuovi modelli operativi, con risultati di maggiore velocità, miglior governo dei rischi, benefici in qualità e riduzione dei costi e una migliore gestione dei processi amministrativi. I progetti “balance” si collocano in una posizione intermedia tra i due e sono il 23% del totale.
Dal punto di vista delle supporto, l’AI è rilevante in tutte le fasi del processo decisionale: “Data Generation & Collection” (49% dei progetti), “Data Analysis & Processing” (87%), “Output Validation / Managerial Decision” (51%). Nel 26% dei progetti l’AI è in grado di migliorare costantemente il proprio algoritmo grazie a circuiti di feedback autonomi integrati nella tecnologia.
“L’incertezza nei mercati di fornitura e la necessità di governare scenari complessi ha spinto diverse realtà a introdurre l’AI nei processi di procurement. I risultati sono ampiamente positivi, con un bilanciamento uomo/macchina che migliora sia l’efficienza sia l’efficacia nelle decisioni di acquisto”, commenta Giuseppe Stabilini, Direttore del Procurement Lab.
CPO soddisfatti guardano al futuro dell’AI
Oltre la metà dei CPO coinvolti nella ricerca (51%) ha dichiarato risultati allineati alle proprie aspettative e addirittura per un 10% di loro le aspettative sono state superate.
Confermato così non solo il livello di maturità delle tecnologie di Intelligenza Artificiale nel Procurement, ma anche l’efficacia nell’affiancare e integrare il lavoro dei buyer, il gruppo di ricerca ha individuato due direttrici di investimento:
– le aziende ancora non esposte a progetti di AI devono lavorare sulle strategie e sulla cultura aziendale per abbracciare le nuove tecnologie, muovendosi verso una leadership più proattiva e aperta a collaborazioni esterne;
– le aziende già attive, con progetti di AI in corso o implementati, devono sviluppare piani di formazione delle persone per rafforzare le competenze acquisite e attrarre nuove skill qualificate, anche attraverso una maggiore integrazione e collaborazione con soggetti esterni.
I CPO coinvolti evidenziano, infine, come nei prossimi anni l’attenzione dell’AI si sposterà su fasi del processo di acquisto rilevanti e complesse, come “Budget Planning & Savings Tracking”, “Risk Management” e “Collaborative Planning & Forecasting”. Gli algoritmi dovranno raccogliere e elaborare dati prodotti internamente con informazioni e scenari provenienti sia da partner della supply chain, sia dall’ambiente esterno.
“L’impatto della pandemia ha portato le aziende ad accelerare i processi di diversificazione e localizzazione delle catene di approvvigionamento, per renderle più agili e resilienti. Oggi i CPO si stanno sempre più concentrando sull’adozione di tecnologie intelligenti per aumentare la produttività e visibilità end-to-end delle supply chain, sfruttare il valore dei dati, e creare partnership responsabili per una crescita sostenibile a lungo termine”. dichiara Fabrizio Fassone, Head of Intelligent Spend Management di SAP Italia e Grecia.