Come la tv ha cambiato la mentalità, la cultura, il modo di vivere delle persone e l’intera società umana, così anche il digital business sta producendo un grande cambiamento, che organizzazioni e aziende, indipendentemente dal settore di appartenenza, dovranno saper comprendere e accogliere. Se non lo faranno, se non seguiranno le nuove regole, inevitabilmente dovranno subire la concorrenza di chi invece è già partito.
Così la società di ricerche Gartner inquadra gli ultimi trend del settore, usando la forte metafora della televisione per simboleggiare una svolta epocale, davvero dirompente rispetto agli ultimi decenni.
L’occasione per fare il punto sui temi clou e le tecnologie strategiche del 2015 è stata il recente evento intitolato “Dall’e-business al d-business: come realizzare, creare e ottimizzare le opportunità del mondo digitale”, a cui hanno partecipato circa 300, fra CIO, professionisti dell’IT ed executive di molte aziende italiane.
«Nel digital business ci saranno molti cambiamenti che dovremo affrontare – ha anticipato Regina Casonato, Managing Vice President Gartner e Country Leader Gartner Italia -. Parliamo di un’evoluzione molto significativa, dove ci sono opportunità e grandi sfide. Da tanti punti di vista: da quello delle tecnologie, da quello della professione nel settore IT; dal punto di vista del cambiamento dei processi che dovremo attuare».
Uno scenario in cui la pervasività dell’information technology dà luogo a un’ibridazione di competenze, diventando una funzione non più solo per addetti ai lavori, ma estendendosi sempre più ad altri ambiti, come il marketing e le vendite. Peter Sondergaard, Senior Vice President Head of Gartner Research Worldwide, in un intervento video, sottolinea che le tecnologie digitali – Cloud, Mobile, Social, analisi predittiva sui Big Data, stampa 3D, dispositivi indossabili e Internet of Things – stanno ridisegnando molti settori e creando nuovo valore per prodotti e servizi.
In tema di trasformazione delle organizzazioni, l’analisi di Gartner è però che le aziende sono concentrate sugli investimenti necessari, ma non sul cambiamento delle persone o, meglio, del loro modo di lavorare. E se gli approcci di business tradizionali sono stati ideati per creare stabilità, non fluidità decisionale e capacità di reazione, d’ora in avanti occorrerà adottare una più agile forma di cambiamento. Il problema, dice Casonato, è che le trasformazioni sono difficili da attuare, soprattutto considerando il fatto che il digital business, con l’insieme di tecnologie prima accennate, creerà anche un grande caos. Basti pensare alla mobility e a trend come il BYOD (bring your own device), che tolgono controllo all’IT, introducendo progressivamente in rete miliardi di oggetti fisici, tutti potenzialmente esposti agli attacchi di hacking.
Dunque se, per Gartner, allentare il controllo sull’IT sarà un male necessario che i CIO dovranno scegliere, questa apertura all’innovazione dovrà comunque avvenire in maniera controllata, stabilendo di volta in volta quali innovazioni portare in casa e quali no. Ci vorrà poi la consapevolezza di poter andare talvolta incontro a fallimenti, e al contempo la determinazione per incoraggiare l’apprendimento e la sperimentazione verso nuovi modelli di business.
Di questi ultimi, vengono portati esempi dirompenti, come quelli inventati da Uber, o da Eni con Enjoy, che hanno ridefinito il concetto dei servizi di trasporto in auto e di noleggio. Un altro degli assi chiave di cambiamento è nel mondo della pubblicità, dove le modalità di ingaggio dei clienti si fondano sempre più sul paradigma “mobile first”: entro il 2017, l’80% del “consumer engagement” con i brand avverrà sui dispositivi mobile. Per intraprendere il non semplice percorso verso la trasformazione, a livello organizzativo e strategico Gartner consiglia alle aziende di adottare l’approccio ’bottom up’, e non quello ’top down’, che trascura la centralità delle persone nei processi di business.
“Bimodal IT”, formula vincente
Ansgar Schulte, Research Director di Gartner, illustra la formula con cui le organizzazioni possono approfittare delle trasformazioni in atto senza perdere il controllo: la funzione IT deve diventare bimodale. La previsione è che, per il 2017, il 75% delle organizzazioni IT sarà, in qualche forma, bimodale.
Ma che significa? In sostanza l’IT bimodale consiste nel gestire e coordinare in parallelo due modalità di fornitura dell’IT: una focalizzata sulla stabilità, l’altra sull’agilità. La prima è tradizionale ed enfatizza sicurezza e precisione, la seconda è non lineare, esplorativa, e si concentra sulla velocità delle operation. Di nuovo Gartner, per rendere meglio l’idea, usa una metafora, questa volta sportiva: l’IT bimodale unisce in sé le doti atletiche del maratoneta e del velocista.
Nella “modalità 1”, quella tipica di chi pensa come il maratoneta, la funzione IT deve privilegiare l’affidabilità e l’efficienza nel lungo periodo, i progetti pianificati e approvati secondo le classiche trafile, i processi convenzionali. La “modalità 2”, invece, è quella del velocista, con in primo piano l’agilità delle operation, il fatturato, il brand e la customer experience. A livello di governance dà spazio a scelte e strategie più empiriche, a progetti nuovi, incerti, pionieristici e a modelli di business customer-centric.
Su come arrivare a raggiungere il paradigma operativo bimodale Schulte però avverte: esattamente come essere un grande maratoneta non equivale automaticamente a essere anche un gran velocista, ma occorre allenamento, così ciascuna organizzazione deve cominciare a sviluppare la modalità 2 già prima, e non aspettare troppo per sentirsi pronta. Un altro consiglio per cautelarsi uteriormente è creare e gestire team separati, in modo da tutelare chi opera in modalità 2 dal personale che lavora in modalità 1. Da evitare sono poi gli approcci timidi e le vie di mezzo, che rischiano di bloccare o compromettere i processi di trasformazione.
Infine una raccomandazione: al traguardo dell’impresa bimodal non si può arrivare senza un impegno molto forte da parte del management e l’acquisizione di una predisposizione culturale in grado di accettare il potenziale fallimento. In aggiunta, come nella danza due ballerini s’incontrano e coordinano, procedendo insieme e in alcuni istanti allontanandosi, anche queste due modalità dell’IT devono sincronizzarsi reciprocamente, bilanciando la solida governance, che mantiene il business in funzione, con le necessarie doti di agilità e capacità d’innovazione, oggi indispensabili per reagire con prontezza alle esigenze del mercato.