La fatturazione elettronica verso la PA rappresenta un cambiamento significativo e radicale tra un prima e un dopo. Il prima era legato prevalentemente a un mondo cartaceo, con archivi complessi da gestire lato imprese e lato PA, mentre il dopo prevede l’utilizzo di una fattura in formato elettronico strutturato XML, con l’obbligo di inserimento di alcuni dati con valenza fiscale.
A sottolinearlo è Paolo Catti, il Responsabile della Ricerca dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione della School of Management del Politecnico di Milano, nel corso del convegno dal titolo “31 Marzo 2015, Fatturazione Elettronica: ultima chiamata!”. «Di sicuro il cambiamento è drastico. Ma drastico non significa difficile: è semplicemente diverso da prima – ribadisce Catti -. Passare da una prassi consolidata, che per anni ha visto diversi uffici vivere con la carta un rapporto quasi simbiotico evidentemente non è facile, però il tema è che la novità non è così drammatica da affrontare. Secondo noi non deve essere vissuto come un passaggio difficile, è solo una procedura diversa rispetto a prima».
Punto di snodo è comprendere perché stiamo adottando la fatturazione elettronica verso la PA, perché il Sistema Paese ha deciso di compiere questo passo. «I benefici sono importanti, sia per la PA sia per le imprese: da un lato c’è il risparmio legato alla riduzione dei tempi per la gestione della fattura, dall’altro quello legato alla riduzione dei costi sia dei consumabili, la carta in primis, sia dei costi legati all’archiviazione dei documenti», ha affermato Irene Facchinetti, Analista dell’Osservatorio.
«All’interno della PA, dalle analisi condotte in questi anni, abbiamo rilevato come i benefici per singola fattura possano essere pari a 14 euro, quando ci si riferisce alla riduzione dei tempi gestione della fattura e 3 euro nel caso dei consumabili e dell’archiviazione» – continua Facchinetti -. «Ma non finisce qui: anche i fornitori traggono beneficio dall’utilizzo della fatturazione elettronica. Si tratta di 4/5 euro a fattura, in termini di riduzione dei tempi gestione della fattura (per le attività di imbustamento, di stampa e di archiviazione), e di 2-3,5 euro quando si considera la riduzione dei materiali consumabili».
In termini di massa critica si parla di uno scambio tra PA e aziende di circa 50 milioni di fatture, per un totale di 135 miliardi di euro acquistati all’anno e centomila circa fornitori, tra quelli occasionali e quelli che hanno rapporti continuativi con gli enti. Si parla quindi di benefici importanti per il Sistema Paese. È, altresì, fondamentale guardare alla fatturazione elettronica come a un tassello di un processo che è sicuramente più ampio.
La fatturazione è una fase del ciclo ordine-pagamento, ovvero la trasformazione di un ordine, di un documento di trasporto, di una fattura in un pagamento: è quindi il passaggio da una flusso spezzettato di informazioni che prevedono un data entry a un unico flusso concatenato di informazioni digitali, direttamente lavorabili dai sistemi informativi. «In questi anni, abbiamo condotto delle analisi, in particolare sul mondo delle imprese, che ci hanno consentito di andare a identificare qual è per le imprese il costo legato alla gestione di tutti i documenti e del ciclo ordine-pagamento: si parte da 34 euro per arrivare fino a 90 euro a singolo ciclo», ha ribadito Facchinetti.
Ne emerge che la digitalizzazione può avere un’incidenza addirittura pari all’80% su questa voce di costo. Proprio per questo è fondamentale andare a ragionare sull’intero processo.