Gli aggiornamenti tecnologici e infrastrutturali sempre più frequenti richiedono spesso non banali investimenti. Allo stesso tempo, le dinamiche di mercato – sempre più imprevedibili – pongono le aziende in una condizione di maggiore incertezza nel decidere e pianificare le strategie, costringendole a scelte oculate per limitare drenaggi di liquidità. In questo contesto il modello XaaS (Anything as a Service) è ciò che può togliere l’imprenditore dall’impasse, evitando di dover scegliere se restare al passo con l’innovazione oppure far quadrare i conti del proprio business.
Perché il modello XaaS e perché adesso
Scegliendo un approccio XaaS, qualsiasi funzione IT può essere trasformata in un servizio per il consumo aziendale. Si tratta di un passaggio che richiede un decisivo cambio di mindset ma che offre vantaggi sia dal punto di vista operativo che finanziario.
«Con la logica pay per use un’azienda può beneficiare di un servizio senza accollarsi gli oneri di gestione e non ha più bisogno di personale tecnico specializzato – spiega Simone Ponzoni, CEO di Quanture –. Infatti, può delegare ad un professionista esterno, sempre pronto a rispondere alle sue necessità, tutto ciò che riguarda manutenzione, aggiornamenti e upgrade. Questo è un vantaggio sostanziale soprattutto oggi che l’evoluzione dei software è molto più rapida e frequente di un tempo».
Who's Who
Simone Ponzoni
CEO di Quanture
Anche l’approccio agli investimenti IT viene rivoluzionato con il modello XaaS: «Se prima si dovevano dimensionare le soluzioni prevedendo tassi di crescita a 36-60 mesi, rischiando di sottostimare o sovrastimare i bisogni, con un IT as a Service le uscite sono estremamente misurate e puntuali. Sono esattamente quelle necessarie per garantire l’infrastruttura adeguata alle reali necessità di business del momento ma, allo stesso tempo, si ha anche la certezza di poter usufruire di un buffer aggiuntivo per sopperire a eventuali carichi non previsti».
In un periodo storico in cui le aziende navigano nell’incertezza, occorre prepararsi all’ipotesi che i mercati possano ripartire improvvisamente. L’agilità e la flessibilità del modello XaaS sono più che mai preziose perché, come spiega Ponzoni, «non drenano liquidità e assicurano la possibilità di scalare in modo rapido, cosa che un modello tradizionale non fa, anche a causa di processi di procurement spesso non in linea con i tempi che l’IT richiede».
As a Service ma on-premise, per andare incontro alle PMI
Considerando le caratteristiche e le esigenze del sistema imprenditoriale italiano, l’ideale sarebbe poter beneficiare dei vantaggi del modello as a Service, tipico di un approccio cloud, mantenendo per lo meno una parte delle infrastrutture IT on-premise. «Il mercato è sicuramente pronto al cloud pubblico ma non lo è l’ecosistema di applicazioni e di strumenti necessari alle aziende che spesso non sono cloud native e non sono fruibili in modo efficiente” afferma Ponzoni che sottolinea anche il problema della sicurezza e delle performance. Soprattutto il settore produttivo, che non può perdere l’accesso ai dati o al workload nemmeno per un secondo, sente l’esigenza di una forte garanzia in tal senso e preferisce non affidarsi ad un data center esterno che, per quanto efficiente, può dare problemi di raggiungibilità e anche di performance: il più delle volte il cloud non permette di governare le priorità di gestione delle risorse a seconda delle necessità del proprio business.
Come evolve il modello XaaS
Ad avere l’intuizione di traslare il modello di billing del cloud su risorse IT on-premise maturando una solida decennale esperienza è stata HPE che da qualche anno ha unito sotto il cappello di HPE GreenLake tutte le soluzioni e le tecnologie offerte in modalità as a Service con l’obiettivo di diventare una “as a Service company” entro il 2023.
Un pay per use ma on-premise come quello proposto affianca i vantaggi di un’infrastruttura on-premise in ambito di sicurezza, performance e fruibilità delle applicazioni legacy con quelli operativi e finanziari del modello al consumo consentendo alle aziende di mettersi nelle condizioni migliori per affrontare una ripartenza dopo il periodo difficile affrontato a livello globale. Quanture, azienda selezionata nel programma Innovation Lab Next di HPE, ha scelto di proporre questa formula innovativa e particolarmente adatta alle attuali circostanze arricchendola con la propria esperienza in consulenza e servizi di supporto. «Mettiamo a disposizione dei nostri clienti un canone omnicomprensivo a consumo che permette loro di usufruire liberamente dei workload compresi nel perimetro della soluzione stessa – spiega Ponzoni – e l’abbiamo arricchita con i nostri servizi di consulenza, di supporto h24 e di manutenzione delle infrastrutture di data center: gestiamo noi il progetto al 100% diventando per l’azienda il single point of contact per ogni necessità».
Modello XaaS per disaster recovery e Smart Working: due esempi attuali
Servizi gestiti, infrastruttura on-premise, modalità cloud billing: questa formula trova le più svariate applicazioni in diversi settori dimostrandosi efficace nel dare risposta soprattutto alle nuove esigenze legate alla digital transformation e alle nuove modalità di lavoro flessibili adottate nell’emergenza ma che potrebbero diventare strutturali.
Il disaster recovery as a Service è un caso d’uso che sempre più frequentemente Quanture si trova a gestire: «per tutte quelle aziende il cui business dipende totalmente dalla corretta erogazione dei workload aziendali – racconta Ponzoni – HPE Greenlake permette di avere a disposizione una infrastruttura che raccoglie regolarmente le repliche dei dati ma resta sempre spenta in termini di consumi relativi a CPU e RAM che, quindi, non pago se non quando ne avrò bisogno, se si verificherà un evento che richiederà l’accensione di questo data center di emergenza».
La flessibilità e la scalabilità del modello XaaS sono un concreto vantaggio anche nella gestione dello Smart Working che da soluzione di emergenza si sta trasformando in un’opzione desiderata dai lavoratori e conveniente per il business e l’ambiente. «Un’azienda che prima erogava workstation virtuali molto performanti per i disegnatori esterni con cui collaborava, oggi che la forza lavoro è distribuita e alcuni dipendenti scelgono formule agili, grazie ad un approccio al consumo può ampliare il pool di workstation facilmente attivandone il numero che serve e pagando solo ciò che usa – spiega Ponzoni -. La logica è sempre la stessa ma esistono tantissime applicazioni che man mano le aziende stanno scoprendo più che mai utili per restare al passo e non perdere opportunità di crescita».