Un percorso per aiutare le imprese a reagire agli eventi e trarne vantaggio competitivo. Nasce così Road to be Interactive, il programma strategico avviato da Altea Federation. Emerso a inizio pandemia, dalla collaborazione tra il Presidente della federazione, Andrea Ruscica, e il Managing Partner di Fall Winters, Flavio Bordignon (quest’ultimo padre del modello Interactive Organization), Road to be Interactive è un insieme di azioni volte a restituire continuità alle relazioni all’interno di un’azienda e del suo ecosistema in un contesto distribuito, dinamico, interconnesso e digitale. Come rendere le imprese capaci di adattarsi, crescere ed estrarre valore dall’incertezza? Ne abbiamo parlato con il presidente di Altea Federation Andrea Ruscica.
Who's Who
Andrea Ruscica
President & Strategy Lead, Altea Federation
Road to be Interactive: perché l’accento sull’interazione?
Perché l’interazione è strategica. È più che collaborazione, implica uno scambio di valore, un senso di purpose, la tensione verso un obiettivo. È così che funzionano le cellule di un organismo vivente e le imprese fanno – o dovrebbero fare – altrettanto. L’interazione è strategica. Ma come preservarla in tempi di pandemia? Possiamo incontrarci in videoconferenza, certo, ma la comunicazione attraverso lo schermo richiede un nuovo codice. L’atteggiamento del corpo, la gestualità delle mani, lo sguardo mentre si è in silenzio: questi aspetti possono andar persi in video, nell’Era del rettangolo, a scapito di efficacia comunicativa. Road to be Interactive è esattamente un programma per restituire valore alle interazioni. È costituito da tante iniziative ed è, appunto, una strada, un percorso. Non è un interruttore on/off con cui cambiare subito paradigma, ma un mix di strategia, consulenza e tecnologie per costruire una serie di azioni e permettere a un’azienda di accogliere il nuovo modello. Perché non torneremo alla normalità di prima: non aspettiamoci il ripristino delle condizioni pre-Covid. Non è un rimpianto: la pandemia ci ha dimostrato l’importanza di valori che avevamo trascurato, come la necessità di ridurre lo stress sul lavoro, migliorare la work-life balance, riappropriarsi del tempo personale, ridurre i consumi e l’impatto ambientale. E ci ha anche dimostrato che sappiamo lavorare a distanza, proiettandoci in quel paradigma ibrido che prende sempre più forma e alterna attività da remoto a momenti ed esperienze vissute in presenza.
Road to be Interactive è stato avviato ad aprile del 2020. Come è evoluto in quest’anno di attività?
Nextea è diventata la principale portavoce del programma e anche braccio operativo di riferimento per tutta Altea Federation. Dal confronto con le esperienze progettuali con i clienti, attorno al modello iniziale abbiamo continuato ad aggiungere componenti che si sono mostrate via via di supporto al cambiamento. Per esempio, Nextea si è dedicata allo sviluppo dell’Adaptive Resilience Model, un framework di analisi e decision-making che pone l’accento sulla capacità di resilienza, ovvero di gestione del rischio, in modo adattivo e con approccio sistematico. Con HNRG, invece, abbiamo creato Worthspace, un’App per la gestione degli spazi di lavoro che, oltre alle prenotazioni di postazioni in sicurezza e distanziamento, aggiunge servizi digitali high touch per migliorare paradigma ibrido delle persone in sede. Ancora, con Alterna e IWG, abbiamo enfatizzato l’uso di Microsoft Teams come piattaforma di collaboration integrata a ERP e CRM, per fornire insight, aggiornare sistemi e automatizzare i processi gestionali tramite l’Intelligenza Artificiale. Insomma, siamo andati a evidenziare tutto un mondo digitale che sostiene la value chain e la supply chain, oltre ai processi HR e di People Evolution. Road to be Interactive è esso stesso un programma di resilienza e di adattività che evolve costantemente. E massimizza il valore e la numerosità delle interazioni non solo all’interno dell’azienda ma tra organizzazioni ed ecosistemi.
In concreto, quali azioni compongono il programma? Quali fattori di cambiamento sono essenziali?
Il programma poggia su 4 pillar che abbiamo chiamato Interactive Management, Interactive & Social Engagement, Interactive Communication e Interactive Technology. Ovviamente la tecnologia è lo strumento fondamentale, una condizione necessaria. Ma non è sufficiente. Delle nuove skill comunicative abbiamo già parlato, accennando al cambiamento delle modalità di comunicazione attraverso lo schermo. Qui vorrei evidenziare l’importanza dell’Interactive Management, il nuovo stile di leadership distribuita. Il leader deve sapere delegare, responsabilizzare, accompagnare piuttosto che controllare le risorse. È un nuovo modo di essere manager che rende l’azienda agile, perché i processi decisionali distribuiti sono vicini a dove c’è l’azione e, di conseguenza, più veloci. Questo modello si applica al lavoro a distanza, ma è soprattutto un cambio di rotta verso autonomia e responsabilizzazione. Alla base c’è il Trust, la creazione di legami di fiducia che stimolano la crescita e le interazioni di valore. Importante per le aziende è anche l’Interactive & Social Engagement: in una forza lavoro distribuita, o che rientra in azienda dopo lunghi periodi di isolamento, recuperare la capacità di coinvolgere e far restare in contatto le persone è essenziale se non si vuole rischiare una dispersione che allontana i talenti. A questo servono formazione, challenge, contest e altri strumenti che rafforzano il senso di appartenenza. Noi li proponiamo, anche come veicolo identitario dell’azienda. Ovvero: non si può ottenere engagement delle persone se non si hanno chiari purpose e valori.
Torniamo al concetto di comunicazione.
Sì, l’azienda per prima deve saper comunicare perché siamo qui e perché stiamo lavorando insieme verso determinati obiettivi. È questo che tiene i team coesi e partecipi. È anche il modello delle organizzazioni esponenziali, come descritte da Salim Ismail, co-fondatore della Singularity University, nel libro “Exponential Organizations” (Marsilio) e anche nel nuovo “Exponential Transformation” (Hoepli), tradotto dall’amico Francesco Derchi per l’Italia (edizione a cui ho avuto il piacere di partecipare). Esiste una serie di attributi su cui le organizzazioni possono far leva per crescere in accelerazione e con impatti rivoluzionari sui mercati. Elementi come il digital mindset, la leadership, il modello decisionale distribuito, l’agilità, le interazioni derivano dalla corrente esponenziale forza espressiva e culturale. Accanto, ovviamente, alle tecnologie avanzate: cloud, intelligenza artificiale, hyperautomation. Anzi, metterei al primo posto l’hyperautomation.
Perché?
Non ho dubbi: per me siamo di fronte a nuova era in cui vedremo trasformato il modo di lavorare. E non a scapito ma a beneficio delle persone. L’hyperautomation è in sintesi Intelligenza Artificiale unita alla Robotic Process Automation (AI + RPA): tutti i lavori a scarsa creatività, limitata intuizione o empatia (che sono ripetitivi e standard) saranno robotizzati. Non è questione di se ma di quanto accadrà.
Perderemo posti di lavoro?
No, questo farà nascere nuove occupazioni più stimolanti e meno stressanti per le persone e le aziende otterranno un enorme aumento di produttività. È una nuova frontiera dell’interpretazione delle organizzazioni interattive, con robot e uomo che collaborano nel connubio Human-Tech. Il successo della recente Ipo della società dell’RPA UiPath, di cui tra l’altro Altea Federation è partner con la nostra Cloudif.ai in prima linea, ne è una conferma. Ora spetta a noi abbracciare il cambiamento e preservarne la portata positiva. Le imprese che si muovono nella competizione globale sanno che trasformarsi vuol dire sopravvivere. Come Altea Federation, con le competenze delle nostre company federate e il programma strategico Road to be Interactive, siamo pronti ad accompagnare le imprese in un futuro di crescita ben oltre le esigenze emergenziali create dalla pandemia. Vogliamo portarle in un New Normal che si può configurare miglioramento progressivo e incrementale. Adattiamo ogni iniziativa alla singola impresa e alla sua maturità di evoluzione: lo abbiamo detto, è un percorso, in cui ogni realtà metterà l’accento su un aspetto diverso, che siano le tecnologie, le competenze digitali o soft, la leadership o la cultura. O semplicemente la capacità adattiva e di resilienza: la pandemia ci ha insegnato a cambiare per migliorare. Le cito in chiusura un altro libro di grande ispirazione: “Antifragile” di Nassim Nicholas Taleb (Il Saggiatore). Ci indica come l’incertezza e il disordine possano lavorare a nostro vantaggio. È il mondo dei cigni neri, che, magari, in futuro, anziché essere sinonimo di shock, saranno un vitale, creativo e benefico New Normal.