Clubhouse, il nuovo fenomeno della Silicon Valley, è il social media che cavalca il successo della voice search. Questa è diventata un trend crescente per i motori di ricerca e gli assistenti virtuali nelle nostre case, nelle auto e negli uffici e ci ha abituato a interagire con le macchine parlando. In più la pandemia da Covid-19 ha causato una vera urgenza, una necessità di comunicazione verbale, vocale, a distanza, come mai prima d’ora.
Sulla scia di tutto questo nasce Clubhouse, un social network nel quale l’interazione non passa dalla vista ma dall’udito. Un vero cambio di “senso”.
Clubhouse: l’idea e l’evoluzione
Fondata come startup in Silicon Valley poco meno di un anno fa, Clubhouse è un’app mobile sviluppata dall’imprenditore Paul Davison insieme a un ex-impiegato di Google, Rohan Seth.
Già a maggio 2020 era stata valutata oltre 100 milioni di dollari e oggi si parla di un valore che si aggira intorno al miliardo di dollari. Forse anche perché è subito diventata un must-have di diverse celebrità americane, come Ophra Winfrey o il rapper Drake.
Ad oggi, conta già circa 600.000 utenti attivi nel mondo, in rapida crescita.
L’idea alla base è di sovvertire i sensi principali impiegati nell’uso di un social media per renderla più vicina al concetto basilare dei social stessi: il dialogo e la condivisione.
Il social dove si parla
Non si passa più dalla mediazione data dall’immagine o dal contenuto video, sotto il quale scrivere commenti, “nascondendosi” dietro la tastiera: si parla direttamente con le altre persone e le si ascolta. Voce e udito, quindi, sono al centro, un assunto davvero innovativo.
Sicuramente una prospettiva interessante, se si pensa che il messaggio vocale è diventato uno dei mezzi di comunicazione più amati anche su altre piattaforme, come WhatsApp, in un mondo sempre più veloce dove le persone non hanno il tempo né la voglia di scrivere.
Non solo, parlare direttamente porterebbe a un’interazione più reale, più vera, a mostrarsi in maniera più trasparente rispetto ai filtri – è proprio il caso di chiamarli così – presenti su Instagram e simili.
Anche Twitter ha annunciato l’arrivo di uno strumento simile, Spaces, una funzione che permetterà di creare stanze virtuali in cui chiacchierare vocalmente con le persone.
Come funzionano le conversazioni vocali
Immaginate di essere a un evento, una festa, una kermesse o una fiera, con più stanze, più gruppi di conversazione in atto: voi potete girare tra le quelle stanze e scegliere di unirvi a una discussione in corso perché il tema vi appassiona.
Clubhouse funziona proprio così: scaricando la app – per il momento disponibile in beta solo per iOS – e attivando il proprio profilo (unica immagine che sarà possibile condividere e visualizzare), si accede a un elenco di room, ciascuna con un proprio tema e l’indicazione del moderatore di sala.
Proprio come ad un evento, per entrare serve un invito, mandato a qualcuno che utilizza già la app.
Le stanze vengono mostrate a seconda degli interessi manifestati, del lavoro indicato e delle persone con cui si stringono contatti dentro all’app stessa, grazie a un algoritmo che diventa via via più preciso e mostra discussioni sempre più in target.
Basta entrare nella room per iniziare ad ascoltare gli speech in corso su politica, tecnologia, arte, moda, musica, film, cucina e molto altro; se si vuole parlare, è possibile prenotare il proprio intervento dopo quelli già in coda e dire la propria.
Clubhouse: pro e contro da chi l’ha provato
Il “social dei vocali”, come è già stato definito da molti, è sicuramente un’idea originale e innovativa, che riesce ad andare oltre il mezzo visivo, la voglia di “apparire” degli altri social, amplificando invece la voglia di dialogo, di confronto.
Ci sono, però, ovviamente, anche dei lati oscuri in questa nuova piattaforma, che riguardano principalmente la sicurezza e la “netiquette”. Sulla sicurezza dei dati forniti dagli utenti, gli sviluppatori si sono già pronunciati dicendo che stanno lavorando per una sempre maggiore trasparenza e solidità tecnologica.
Ma come impedire alle persone che parlano di esplicitare opinioni razziste, insulti e persino molestie ad altri utenti, a voce e in tempo reale? Non è semplice, anche se la figura del moderatore ha già modo di silenziare, interrompere e persino cacciare dalla stanza l’eventuale interlocutore molesto. Il tema è come si potrà gestire tutto questo nell’ipotesi di una crescita esponenziale degli utenti presenti sulla piattaforma.