Per le aziende che adotteranno la fatturazione elettronica anche tra privati, il Governo prevede un pacchetto di incentivi: «Un sistema fortemente premiale, con immediato incasso dei crediti fiscali e procedure amministrative semplificate». L’ha annunciato il vice ministro dell’Economia, Luigi Casero.
Sarà fatto grazie a un secondo pacchetto di decreti attuativi sulla delega fiscali, previsto «per la ripresa dei lavori parlamentari dopo l’estate, al massimo a settembre», ha detto Casero. Che il Governo intenda accelerare sulla via del formato elettronico lo dimostrano anche le novità incluse nell’attuale decreto Irpef, appena passato (con la fiducia) al Senato e ora arrivato alla Camera. Il decreto infatti ha anticipato dal dal 6 giugno 2015 al 31 marzo 2015 l’obbligo di fatturazione elettronica dei fornitori della PA locali. Significa che già che entro il 31 dicembre 2014 – tre mesi prima dell’avvio del progetto – le PA dovranno individuare gli uffici destinatari della e-fattura, da comunicare alle aziende. L’identificazione avverrà per mezzo di un codice univoco di ufficio assegnato dall’Indice delle PA (Ipa).
Altra novità dell’attuale decreto è il registro unico delle fatture, dove entro 10 giorni dal ricevimento vanno annotate le fatture o le richieste equivalenti di pagamento per somministrazioni, forniture e appalti e per obbligazioni relative a prestazioni professionali emesse nei loro confronti. Il registro deve essere unico per tutto l’ente. Non sono ammessi registri di settore. Il registro deve far parte integrante del sistema informativo contabile e può essere sostituito dalle apposite funzionalità che saranno rese disponibili sulla piattaforma elettronica per la certificazione dei crediti. L’obbligo di protocollazione e registrazione sarà operativo dal primo luglio, per tutte le Pa. Riguarderà non solo tutte le fatture elettroniche ricevute dalle PA centrali, ma anche quelle cartacee o in formato PDF ricevute dalle altre PA.
Ultima novità del decreto Irpef, per garantire la tracciabilità delle fatture prescrive di riportare il codice identificativo di gara (CIG) e, per le fatture inerenti a opere pubbliche o a interventi di manutenzione straordinaria, il codice unico di progetto (CUP). Le aziende premono per un rinvio di quest’ultimo obbligo, dato che il Governo l’ha introdotto all’ultimo momento e ci sono ancora problemi tecnici e procedurali che rendono complicato inserire i codici in qualche caso. Prima ancora di completare il dossier del decreto Irpef, il Governo già pensa al prossimo passo, quindi.
L’idea è che la fatturazione dispiegherà appieno i vantaggi per il sistema Paese se verrà adottata per tutti i pagamenti e per l’intero Ciclo dell’Ordine. E dipenderà da quattro fattori, come spiega Alessandro Perego, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione: la riduzione dei costi di esecuzione delle attività di gestione delle informazioni da scambiare con la controparte, principalmente legati a un aumento della produttività della manodopera e in secondo luogo da una riduzione del costo dei materiali di consumo; il miglioramento nell’accuratezza del processo, grazie soprattutto all’eliminazione – o almeno alla drastica diminuzione – delle attività a forte contenuto manuale, con conseguente riduzione dei costi relativi alla gestione e risoluzione delle cosiddette “non conformità” (mancanza di dati, presenza di incongruenze nei dati registrati a sistema non riscontrate nelle “verifiche fisiche”, ecc.); la riduzione dello spazio destinato agli archivi della documentazione fiscale; l’abbattimento dei tempi di esecuzione (o di ciclo) dei processi, grazie alla semplificazione delle attività e alla possibilità di controllare i flussi autorizzativi interni attraverso workflow approvativi digitali. Fin qui i benefici diretti per le imprese. Si sommano poi quelli derivanti dal possibile calo dei tempi di pagamento da parte della Pa verso i fornitori.
Il formato digitale migliora infatti la tracciabilità dei pagamenti e quindi permette allo Stato di scoprire subito quali sono le Pa ritardatarie (oltre i termini di legge). Infine, «l’adozione della Fatturazione Elettronica verso la PA può costituire uno stimolo importante per la diffusione di modelli di digitalizzazione del ciclo ordine-pagamento anche nelle relazioni tra imprese (B2b) e tra imprese e cittadini (B2c)», scrive Perego.
Si pone però il problema di aiutare le imprese a cogliere questi vantaggi. Già il Governo Letta ipotizzava incentivi, che però finora si sono concretizzati solo come supporto e formazione, in particolare grazie a iniziative di Confindustria e delle Camere di Commercio con il coordinamento dell’Agenzia delle Entrate e dell’Agenzia per l’Italia Digitale. A quanto pare, il Governo ha pensato a uno stimolo in più per le aziende che sceglieranno di andare oltre gli obblighi di legge e di adottare la fattura anche verso altre aziende. La sfida adesso sarà guidarle davvero e con efficacia verso una trasformazione radicale del proprio modo di lavorare, a cominciare e non a finire con la fatturazione elettronica. Anche risolvendo alcune lacune tecniche e normative che si presenteranno lungo il cammino.