Dall’inizio dell’emergenza Covid-19 una delle principali preoccupazioni della Sanità è stata quella di avvicinarsi al cittadino-paziente: cogliere per tempo i segnali della malattia, curarlo nell’immediata prossimità dell’insorgere dei sintomi, accudirlo e preoccuparsi delle sue esigenze durante tutto il periodo di terapia, in un momento in cui tutto il resto del mondo permaneva nel regime di distanziamento sociale e fisico. Il concetto di continuità della cura e della prossimità in sanità sono diventati elementi fondamentali per il futuro e lo abbiamo voluto evidenziare anche nel nostro precedente articolo “EmpowerCare: come uscire dall’emergenza Covid-19 con una sanità più vicina ai cittadini, grazie al digitale” a proposito del percorso EmpowerCare – La Sanità si avvicina al Paziente, che riteniamo essenziale per ogni sistema sanitario che davvero voglia gettare le basi per un nuovo modello di sanità, sempre più al fianco di cittadini e ai pazienti.
Fase 2: integrazione tra ospedale e territorio a tutela della continuità della cura
Il cambio di paradigma nei servizi e nei modelli organizzativi e tecnologici è richiesto in un contesto che oggi è caratterizzato dalla necessità di ridurre all’indispensabile lo spostamento dei pazienti, garantendo gli stessi livelli di assistenza. Prevediamo inoltre l’impossibilità da parte delle strutture sanitarie di effettuare tutte le visite ambulatoriali sospese nella Fase 1, con un probabile ulteriore aumento della domanda nella Fase 2 e in quelle successive. A questo si aggiungono alcune specificità: ad esempio la gestione dei pazienti cronici, fragili e pediatrici per i quali deve essere garantita la continuità di cura senza esporli al rischio di contagio; o la gestione della gravidanza, per assicurare il supporto necessario pur limitando l’accesso e la permanenza nella struttura ospedaliera. È facile, inoltre, prevedere che il perdurare della Fase 2 andrà ulteriormente a stressare il Sistema Sanitario per almeno altri due ordini di motivi: un numero sempre maggiore di pazienti in isolamento, che dovranno essere seguiti da remoto; il probabile aumento di patologie derivate dal lockdown e dalla sedentarietà – quali sovrappeso, alcolismo, dipendenze, ansia, depressione, violenza familiare – a cui si dovrà rispondere con una nuova offerta di servizi sanitari e socio-sanitari.
Dal punto di vista sociale e sanitario, la fase che ci apprestiamo a vivere nei prossimi mesi ci offre l’occasione di rivalutare i bisogni e le risposte del nostro Sistema Sanitario per trovare, nella lettura dei vincoli e delle difficoltà, gli stimoli da cui ripartire con nuove modalità di cura, nuovi servizi sanitari e socio-sanitari per rispondere alle esigenze dei cittadini/pazienti in modo più efficiente ed efficace. Ad esempio, è questa l’occasione per domandarsi quali tipologie di visite richiedono necessariamente la presenza fisica del paziente dal medico oppure quali servizi si renderanno più necessari e quindi andranno rafforzati nella Fase 2 – e successive – di gestione dell’emergenza Covid-19.
I servizi di Connected Care
Il primo passo dell’ideale percorso di trasformazione della Sanità è rappresentato dalla adozione della Connected Care, ovvero l’ecosistema di servizi e modelli organizzativi supportati da soluzioni tecnologiche in grado di abilitare la condivisione delle informazioni dei cittadini e dei pazienti nei processi di prevenzione e cura tra tutti gli attori coinvolti (medici e infermieri ospedalieri, operatori sanitari sul territorio e a domicilio, pazienti, referenti istituzionali, ecc.).
Tra i servizi della Connected Care, la Videovisita è quello che più si presta ad essere adottata nell’immediato per affrontare il carico di lavoro che le strutture sanitarie si troveranno a dover gestire nei prossimi mesi. Il servizio permette ai medici di effettuare la visita a determinate tipologie di pazienti attraverso un sistema di videoconferenza sicuro e a norma, installato anche sullo smartphone del paziente, oltre che sul computer del medico. Il referto – firmato digitalmente con indicazione di data, ora e durata dell’episodio – così come le prescrizioni specialistiche o farmaceutiche, confluiscono nel Fascicolo Sanitario Elettronico del cittadino/paziente o nel repository specifico dell’Azienda Sanitaria. Il servizio è già stato adottato da diverse realtà italiane pubbliche e private, sia con soluzioni di Videovisita plug-in, che con piattaforme di servizi di continuità di cura integrate, come ad esempio la piattaforma TreC, utilizzata dall’APSS di Trento e disponibile per il riuso nella PA.
La continuità della cura è un’attenzione al paziente che deve essere garantita soprattutto per le cronicità (ad esempio, soggetti affetti da patologie cardiovascolari e metaboliche, come il diabete), infanzia e fragilità, includendo non solo gli anziani ma anche chi soffrirà più di altri le conseguenze del lockdown a livello psicologico ed emotivo. In questo senso, il nuovo modello per la continuità della cura dovrebbe essere garantito da una piattaforma di base (definita a livello organizzativo, di processi e tecnologico) capace di erogare i servizi fondamentali di presa in carico, controllo, rilevazione degli stili di vita e supporto medico con chat e video visite certificati. Ai servizi fondamentali possono essere integrati i servizi specialistici per le patologie più comuni (o quelle emergenti), che richiedono un percorso di cura specifico e, in alcuni casi, dispositivi indossabili o domestici. Ad oggi esistono già diversi esempi di applicazione di servizi di continuità di cura per i pazienti con patologie croniche o che necessitano di un monitoraggio costante. Gli elementi che tipicamente caratterizzano tali servizi sono: un piano di cura personalizzato con la possibilità di prescrivere a distanza farmaci e diagnostica, la chat e la videovisita attraverso piattaforme sicure e certificate, il monitoraggio a distanza dei parametri attraverso il diario clinico del paziente, eventualmente con l’integrazione di dispositivi medici. Dove applicabile, somministrazione di video-pillole di informazione ed educazione al paziente. Soluzioni analoghe sono indicate anche in percorsi specifici come quello della maternità.
L’attivazione di tali servizi richiede un minimo di configurazione su smartphone dei pazienti, ma nella maggior parte dei casi si tratta di app semplicemente installabili e, qualora non potessero essere direttamente utilizzate dai pazienti, potrebbero essere i familiari e/o i caregiver a dare supporto. In questo senso è bene ribadire il ruolo dei caregiver che, pur restando ad assistenza del paziente con le incombenze che ne derivano, alleggerirebbero il proprio carico di attività grazie all’adozione di strumenti digitali: basti pensare alla sicura riduzione degli spostamenti per visite a domicilio.
Gli esempi di servizi che rientrano nell’ecosistema della Connected Care, che abbiamo fin qui descritto, sono oggettivamente semplici. Questo da un lato è un bene, perché si conferma il loro potenziale e l’applicabilità immediata, soprattutto in un contesto come quello attuale in cui ci siamo tutti abituati a vivere il digitale come un valido alleato del distanziamento fisico. Per quanto semplici però, i nuovi servizi richiedono un cambiamento organizzativo e tecnologico. Le organizzazioni sanitarie non devono subire il cambiamento, ma saperlo gestire e indirizzare al meglio e, in questa direzione, possono essere supportate da esperti a:
- progettare i nuovi processi e la nuova organizzazione a supporto del servizio;
- verificare l’aderenza all’impianto normativo ed alla sicurezza;
- definire i requisiti sia organizzativi che tecnologici del servizio;
- definire l’architettura del servizio e l’integrazione con i Sistemi Informativi;
- effettuare una ricognizione di mercato e scegliere la soluzione digitale più adatta al contesto.
L’iniziativa “EmpowerCare” della practice Healthcare Innovation di P4I nasce proprio con questo obiettivo: supportare gli attori della sanità nella risoluzione delle criticità che la pandemia ha fatto emergere e non più rimandabili, con idee e soluzioni che sappiamo essere pronte ad entrare in produzione.
Ogni sforzo fatto ora dalle Aziende Sanitarie in questa direzione non si ripaga solo nel periodo contingente dell’emergenza, ma è soprattutto un investimento sul futuro: risorse utilizzate in modo più efficiente e dedicate all’umanizzazione dei processi di cura e assistenza, miglioramento del benessere degli operatori della sanità e del cittadino/paziente e maggior resilienza alle sfide del nostro tempo.