Tendenze

Fornitori della PA, solo il 2% è pronto per la scadenza 6 giugno

Si avvicina l’obbligo di eliminare le fatture cartacee nei rapporti commerciali con gli enti pubblici, ma solo una minima parte delle aziende è pronta al cambiamento. «È tuttavia da notare che il MEPA non si pone l’obiettivo di essere l’unico strumento disponibile per inviare Fatture alla PA», tranquillizza Paolo Catti, del Politecnico di Milano

Pubblicato il 02 Apr 2014

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Paolo Catti, Responsabile della ricerca dell'Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione del Politecnico di Milano

La scadenza del 6 giugno è sempre più vicina, e per tutte le aziende interessate a mantenere rapporti di fornitura con la PA questo significa dover fare i conti con una vera e propria rivoluzione per le abitudini di tante realtà. Il passaggio definitivo alla fatturazione elettronica infatti, al momento non presenta alternative e appare sempre meno probabile un rinvio o una deroga anche parziale. D’altra parte, le prospettive sulla riduzione dei costi, non solo per lo Stato, sono consistenti e con il tema di grande attualità, intraprendere la via della dematerializzazione appare praticamente un obbligo, considerate le molteplici opportunità

Come stimato dall’Osservatorio Fatturazione Elettronica del Politecnico di Milano in Italia vengono stampati qualcosa come 600 miliardi di fogli all’anno legati ad attività di business potenzialmente dematerializzabili. Si tratta di quasi 45 miliardi di documenti appartenenti a un migliaio di tipologie diverse. Oltre al costo della produzione vera e propria di documenti che nascono digitali – passano su carta per il puro trasferimento dei dati e una volta giunti a destinazione vengono nuovamente passati in digitale con un’operazione manuale – la sola gestione dei volumi di carta richiede quasi 10 miliardi di ore/anno spese in attività a limitato o nullo valore aggiunto. In questo caso, come non mai, guardare all’innovazione significa non solo incidere drasticamente sui costi ma anche poter aumentare in misura simile l’efficienza.

È imminente l’entrata in vigore del decreto 3 aprile 2013, n.55 che prevede l’obbligo di fatturazione elettronica verso la PA. La situazione tuttavia è ancora lontana dall’essere recepita. «Complessivamente sono circa 2 milioni i fornitori interessati – spiega Federico Berti, blogger di Firma Facile -, ma a oggi solo il 2% di loro è già in grado di interagire con le PA sul canale MEPA. Mancano solo 71 giorni: il countdown è già iniziato».

«È tuttavia da notare che il MEPA non si pone l’obiettivo di essere l’unico strumento disponibile per inviare Fatture alla PA», tranquillizza Paolo Catti, dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione della School of Management del Politecnico di Milano. «Il MEPA rappresenta un canale per gestire sia negoziazioni, sia ordini sia fatture elettroniche per gli acquisti più ricorsivi della PA: rilevare che più di 20.000 fornitori sono già registrati è, dunque, interpretabile anche come un primo passo di buon auspicio. Chi è lì potrà fare Fatturazione Elettronica in modo semplice. Chi ancora non c’è troverà il servizio disponibile. Vi sono comunque fornitori che non hanno modo o motivo di entrare sul MEPA, pure avendo l’esigenza di fatturare alla PA: è e sarà possibile farlo – come del resto previsto anche nel decreto del 3 aprile 2013 – attraverso altri canali, alcuni già disponibili oggi cui se ne aggiungeranno altri dal prossimo 6 giugno».

Il problema è farsi trovare all’appuntamento preparati a dovere ed è proprio qui che emerge ancora troppa superficialità. «La dematerializzazione, ovvero la sostituzione del documento cartaceo con il documento elettronico e la sua trasmissione e gestione per via informatica e telematica, viene presentata talora in maniera eccessivamente semplicistica, come mera sostituzione di supporti – sottolinea Giovanni Manca, esperto di digitalizzazione documentale nelle PA e sicurezza ICT -. In realtà si tratta di un processo che riguarda grandi aziende, così come micro e piccole imprese, e comporta obblighi prescritti dalla legge ma anche ingenti risparmi: 7 euro a fattura se gestita in formato elettronico e 5,2 euro per ogni singolo documento vidimato con una firma elettronica».

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