Può un sistema ERP (Enterprise Resource Planning) favorire il cambiamento nell’impresa italiana, in particolare in quella di medie dimensioni? E se sì, a quali condizioni? Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio di Assochange il 52% dei progetti di cambiamento non raggiunge l’obiettivo auspicato. Colpa della mancanza di una cultura aperta al cambiamento all’interno delle organizzazioni. Un dato confermato anche da altre ricerche a livello internazionale, come quella condotta da Smart Insights che pone al primo posto (33%), tra gli impedimenti che si frappongono lungo il cammino della digital transformation, soprattutto barriere di natura culturale. Per far sì che un software ERP sia una leva di Change management per la media impresa italiana, si deve necessariamente partire dall’eliminazione di queste barriere.
Media impresa: che cosa si intende
Sebbene quando si parla di media impresa solitamente si fa riferimento all’ampia platea delle PMI, esistono delle differenze importanti tra micro, piccole e medie sintetizzate, per esempio, dalla Commissione europea con la Raccomandazione 2003/361/CE del 6 maggio 2003. Le prime sono quelle con un numero di addetti inferiore a 10 e un fatturato che non supera i 2 milioni di euro, le piccole imprese hanno meno di 50 occupati e un bilancio annuo che non va oltre i 10 milioni di euro, le medie hanno un massino di 250 dipendenti e un fatturato inferiore o pari ai 50 milioni di euro. L’ufficio studi di Mediobanca, che pubblica ogni anno un’indagine in collaborazione con Unioncamere sulle medie imprese industriali italiane, propone una catalogazione diversa, definendo «medie le imprese organizzate come società di capitale che realizzano un fatturato annuo tra 16 e 355 milioni di euro, che occupano non meno di 50 e non più di 499 addetti e che non sono controllate da imprese di grande dimensione e da gruppi stranieri». Al di là delle classificazioni discordanti, ciò che emerge dall’indagine di Mediobanca sono due caratteristiche fondamentali: propensione all’export e investimenti nelle tecnologie digitali.
Export e tecnologie digitali: due indicatori chiave
Qualsiasi processo di modernizzazione o sostituzione dell’ERP in una media azienda deve tenere conto di questi due indicatori. La ricerca, infatti, rileva che nel 2018 la quota di aziende esportatrici si è attestata al 91%, sottolineando che il 44% del loro fatturato complessivo è stato generato dalle vendite sui mercati esteri. Per quanto riguarda, invece, le tecnologie digitali, il 52% del campione dichiara di aver realizzato investimenti materiali o immateriali, con una particolare attenzione al versante 4.0 per le imprese che operano nella produzione (49% dei casi), ai sistemi informativi aziendali (36%), all’applicazione nei rapporti con il mercato e i clienti (26%), alla logistica e alla gestione del magazzino (20%). Risultano elevate anche le attese nei confronti del miglioramento delle competenze dei dipendenti (37%) grazie all’introduzione delle nuove tecnologie digitali, segno che il collegamento tra innovazione dei sistemi e Change Management è considerato strettamente correlato. E a conferma indiretta delle evidenze dell’Osservatorio 2019 di Assochange che attribuisce al tema delle competenze una funzione nevralgica per evitare il fallimento nei progetti di Change Management.
Perché serve un system integrator per il cambiamento
Alla luce di quanto detto finora, la chiave per un’adozione di successo di un ERP, che rappresenti anche una leva per un itinerario di Change Management correlato, risiede nella scelta del partner con cui intraprendere il percorso di implementazione del software gestionale. Generalmente si tratta di system integrator che possiedono skill multisettoriali sia sul fronte tecnologico sia su quello organizzativo. La conoscenza della componente tecnologica deve essere aggiornata ai tempi e, quindi, contemplare i principali abilitatori digitali dell’era moderna quali cloud, IoT (Internet of Things), intelligenza artificiale, mobile ecc. Sul fronte organizzativo, il system integrator non può essere all’oscuro dei fabbisogni contemporanei delle imprese, a cominciare dall’esigenza ormai imprescindibile all’internazionalizzazione e alla digitalizzazione, come richiamato nell’indagine di Mediobanca. Se in passato, perciò, gli ERP prevedevano una modalità standard di rilascio on premise e poche personalizzazioni, adesso è necessaria una customizzazione spinta del sistema informativo aziendale in grado di efficientare tutti i processi core dell’impresa. Il che obbliga a una fase preliminare di assessment che rilevi la situazione di partenza non solo della dotazione legacy IT preesistente, ma anche del capitale umano che sarà chiamato a utilizzare l’ERP a pieno regime.
Scoprire i vantaggi dell’ERP con il training on the job
In merito al capitale umano, è opinione diffusa delle medie aziende intervistate nella ricerca di Mediobanca che l’avvento del paradigma 4.0 e di una digital transformation matura non avrà ricadute sui livelli occupazionali (altro motivo di resistenza dei dipendenti nei confronti di un ERP che automatizzi alcune attività manuali). Persiste, però, l’esigenza di una formazione che qualifichi maggiormente le persone. Un’esigenza che i system integrator più avveduti affrontano non tanto con sessioni teoriche in aula, quanto piuttosto mediante l’affiancamento e il training on the job. Il cambiamento, infatti, passa anzitutto dal coinvolgimento degli end user. E quale migliore ambito se non quello reale in cui bisognerà poi adoperare l’ERP? Un ambito in cui il Change Management visto come incremento della produttività e dell’efficienza aziendale coincida con una maggiore soddisfazione da parte del dipendente il quale, testando in prima persona il nuovo sistema, possa rendersi conto direttamente dei vantaggi che l’uso dell’ERP porta al suo lavoro quotidiano.