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Innovazione, indagine Ue. L’Italia resta al palo

Tutti i dati di un recente studio dell’Unione Europa in tema di innovazione. L’Italia arranca anche se il panorama, Regione per Regione, presenta casi interessanti

Pubblicato il 13 Mar 2014

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L’Europa con gentilezza definisce l’Italia un Paese “moderato” in quanto a tasso di innovazione. Un eufemismo che si traduce in una posizione nella parte bassa della classifica continentale in compagnia di Grecia e Ungheria e molto lontana dai leader Svezia, Danimarca, Germania e Finlandia.

Il panorama italiano non è però tutto negativo. Piemonte, Emilia-Romagna e Friuli sono infatti regione fortemente europee in quanto a innovazione perché utilizzano bene i fondi, fanno fomazione e programmano le loro mosse.

In generale l’Europa sta colmando il divario con Stati Uniti e Giappone anche se in maniera un po’ lenta. La classifica mondiale è guidata dalla Corea del Sud (0,740) seguita dagli Stati Uniti (0,736), mentre l’Europa ha una media di 0,630. “Nel complesso, il tasso di crescita medio annuo dell’Ue, per quanto concerne il rendimento sul piano dell’innovazione, ha raggiunto l’1,7% nel periodo di otto anni analizzato (2006-2013) e tutti gli Stati membri hanno migliorato la loro capacità di innovazione. Portogallo, Estonia e Lettonia sono i leader della crescita dell’innovazione, ossia i paesi che registrano il più alto tasso di miglioramento della resa innovativa. I tassi più contenuti di crescita dell’innovazione si sono registrati in Svezia, Regno Unito e Croazia”.

Il punteggio misura la capacità di innovare di un Paese giudicato in base a 25 indicatori divisi fra elementi abilitanti che consentono di realizzare l’innovazione (risorse umane, sistemi di ricerca aperti, eccellenti e attraenti, Finanziamenti e aiuti), attività delle imprese (investimenti, collaborazioni e attività imprenditoriali, attivi intellettuali) e risultati che verificano come l’innovazione si traduce in benefici per l’economia nel suo insieme.
L’ultimo indicatore riguarda “l’occupazione nelle imprese in rapida crescita in settori innovativi”.

L’Italia – spiega il rapporto – vanta un rendimento innovativo cresciuto costantemente fino al 2012, ma che ha poi registrato un calo nel 2013. In generale rispetto alla Ue la resa innovativa è cresciuta raggiungendo l’80% nel 201.

“L’Italia presenta risultati inferiori alla media unionale per la maggior parte degli indicatori. I punti deboli relativi risiedono nei Dottorandi extraeuropei e nelle Pmi innovative che collaborano con altre. I punti di forza relativi si osservano nelle Co-pubblicazioni scientifiche internazionali e nei Disegni e modelli dell’Ue”. Il paese ha comunque registrato una crescita per la maggior parte degli indicatori. “Si osserva una forte crescita nei dottorandi extraeuropei, nelle entrate dall’estero derivanti da licenze e brevetti, nelle co-pubblicazioni scientifiche internazionali e nei marchi dell’Ue”. Rallenta invece la crescite degli investimenti dei venture capital, le spese per l’innovazione diverse da quelle per attività di R&S, i disegni e modelli dell’Ue e l’occupazione in attività a elevata intensità di conoscenze.

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