Di fronte a un’evoluzione dirompente come quella indotta dalla tecnologia IT negli ultimi decenni, la reazione da parte delle aziende può essere sostanzialmente di due tipi. Da una parta, l’adozione, lenta o veloce, finalizzata ad aumentare la competitività. Dall’altra la convinzione di poter continuare a percorrere la propria strada senza adottare i conseguenti stravolgimenti necessari a un’organizzazione consolidata da tempo. Per quanto possa ormai apparire strano, la seconda strada è più frequentata di quanto si riesca a pensare.
Una situazione molto radicata in Italia e un freno allo sviluppo del sistema Paese, come emerso anche dalla ricerca dell’Osservatorio ICT & Professionisti della School of Management del Politecnico di Milano.
Una situazione che tuttavia è possibile ribaltare. «Secondo la cultura dominante in Europa, la debolezza del sistema italiano va ricondotta alle imprese troppo piccole – ha affermato Luigi Casero, viceministro dell’economia intervenendo al Politecnico di Milano alla presentazione della ricerca -. Ritengo che proprio questi fattori però possano diventare stimoli di crescita e sviluppo da mettere in evidenza».
Tale livello di frammentazione viene ricondotto a un potenziale punto di forza nazionale. «Questo sistema si è sviluppato per effetto di tanti spinoff di lavoratori che dopo l’esperienza in azienda si sono messi in proprio – spiega Casero -. Grazie a tanta voglia di dare forma a idee, molte PMI hanno avuto successo, avvalendosi dell’apporto del mondo professionale». Il settore dei professionisti di conseguenza è numericamente superiore alla media europea, ma va preservato per tutelare a loro volta le piccole e medie imprese: grazie alla conoscenza dei più svariati contesti può rivelarsi anche una risorsa dalle grandi potenzialità da sfruttare in un contesto più esteso.
«Possiamo fare in modo che oltre a questa funzione i professionisti offrano supporto e sussidiarietà allo Stato – propone il viceministro -. Da una parte, abbiamo tanta qualità, dall’altra una Pubblica Amministrazione che spesso si rivela un freno per l’economia. È possibile scaricare alcune mansioni dalla PA e al tempo stesso avvalersi di indiscusse competenze».
Un esempio per tutti, la prospettiva che siano i notai a svolgere alcune funzioni attualmente in carico a un giudice, come i contenziosi patrimoniali. Oppure, possono essere direttamente gli ingegneri a svolgere le funzioni di certificazione, così come i commercialisti possono agire per conto delle agenzie fiscali.
«Riuscire a mettere in pratica questo senza alterare la funzione di base del professionista, può essere una delle grandi scommesse – sottolinea Casero -. Permetterebbe di accorciare notevolmente i tempi di alcune procedure. Un’azienda, sarebbe in grado di aprire, in linea con le tempistiche della media europea».
La qualità alla base del mondo professionale non manca. Gli strumenti neppure. Il grosso problema è proprio integrare il tutto con la tecnologia, non solo per i limiti incontrati nel mondo pubblico. «Una delle priorità del Governo è proprio un salto a livello di tecnologia, una delle nostre maggiori debolezze – conclude Casero -. Un maggiore utilizzo di essa nei rapporti con le professioni può semplificare la vita ai cittadini, diminuire i costi pubblici e aiutare le aziende. In uno scenario globalizzato, la tecnologia è indispensabile e serve un’azione comune per sviluppare le linea e stimolare la volontà dei decisori a completare questo passaggio».