Digitalizzazione

Quel (lento) cammino delle scuole verso la fatturazione elettronica

Non avrà problemi il 50% degli istituti, che è collegato al sistema informativo contabile del MIUR. L’altra metà dovrà invece adeguare sistemi e procedure. Ma il grosso scoglio saranno i fornitori delle scuole, di categorie merceologiche variegate e spesso restii alle innovazioni

Pubblicato il 18 Feb 2014

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Pochi sanno che anche ci sono anche le scuole tra quelle amministrazioni che dal 9 giugno dovranno accettare fatture solo in formato elettronico.

Si apre quindi la corsa per essere in regola, da parte non solo delle 9mila scuole italiane ma anche dei loro fornitori. Ruolo decisivo, per aiutare entrambe le figure in questo passaggio, l’avranno il Miur (Ministero dell’istruzione, università e ricerca) e i vendor di tecnologia.


Lo scoglio dei fornitori
Forse il problema principale sarà per i fornitori, secondo l’analisi di Paolo Catti, responsabile dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione: «sarà indispensabile che i fornitori si guardino attorno per tempo e contattino i propri partner tecnologici, per decidere come attivare i propri “innovativi”- si fa per dire- canali di fatturazione verso la Pa. Mancano solo pochissimi mesi», dice. «Dovranno dotarsi di soluzioni per fare la fatturazione elettronica verso la Pa a norma di legge: in formato strutturato per poi conservarla in modalità elettronica».


Per le scuole meno problemi
Meno problemi ci dovrebbero essere per le scuole. Possono infatti avvalersi del supporto del Miur, che ha già cominciato a predisporre procedure per aiutarle in questo passaggio.

«Quel 50 per cento di scuole già collegate al sistema informativo contabile non avranno alcuna difficoltà. Potranno sfruttare procedure semi-automatizzate, per la fatturazione elettronica, che il Miur sta predisponendo in questi giorni», spiega Maria Pia Giovannini, che segue questo tema per l’Agenzia dell’Italia Digitale.

«Il problema si pone quindi per il restante 50 per cento, che sono autonome dal sistema centrale. Devono adeguare i sistemi a ricevere le fatture elettroniche (è sufficiente al minimo un indirizzo PEC, già obbligatorio per legge, e un servizio di conservazione delle fatture elettroniche ndr). Devono anche contattare i propri fornitori di materiali beni e servizi e informarli che dal 9 giugno potranno ricevere solo fattura elettronica. Dovranno dare loro l’indirizzo PEC con il codice d’ufficio registrato in un indice apposito, gestito dall’Agenzia». «Purtroppo abbiamo ancora molte scuole autonome dal sistema centrale. È un retaggio di un periodo in cui i servizi del Miur funzionavano male. Adesso invece è senza dubbio un vantaggio sfruttare il collegamento al sistema informativo contabile», aggiunge Giovannini.

Gli enti meno informatizzati potranno comunque gestire le fatture in modo tradizionale (come sono abituate a fare), a livello contabile, dopo tutta la trafila in formato elettronico (via PEC e al Sistema centrale di interscambio). Tutto questo vale per chi non ha ancora un collegamento automatico con il proprio sistema gestionale.

La svolta di giugno sarà quindi, probabilmente, poco traumatica per gli enti. Non lo stesso si può dire dei fornitori delle scuole, che sono di categorie merceologiche molto varie e spesso estremamente tradizionali.


Il ruolo degli istituti scolastici e dei vendor
Le scuole e i vendor possono avere un ruolo nel supportare queste aziende, per prima cosa avvisandole che dal 9 giugno cambia tutto. Come si vede, il passaggio alla fattura elettronica sarà occasione per spingere l’ecosistema PA e imprese verso una informatizzazione minima.

Ma servirà anche per aumentare la consapevolezza di molti che l’adeguamento informatico è ormai un’inevitabile componente di uno Stato moderno. È uno dei motivi per cui Francesco Caio (commissario all’Agenda digitale presso la Presidenza del Consiglio) ha scelto la fatturazione elettronica come priorità e le ha dato una data di partenza cogente e irrevocabile. Tutto questo considerato, è un bene che ci siano anche le scuole nella prima tornata di trasformazione digitale della Pa

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