Strategie

Google vende gli smartphone Motorola a Lenovo: i vantaggi sono per entrambi

Il colosso americano esce da un comparto ormai “scomodo” per vari motivi, mentre quello cinese – che ha appena nominato un italiano come COO – fa un altro passo verso i mercati occidentali, pochi giorni dopo l’acquisizione dei server x86 di IBM, e si propone come rivale a livello globale di Samsung in ambito Android

Pubblicato il 05 Feb 2014

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In pochi giorni Lenovo ha conquistato due volte le prime pagine economiche: subito dopo aver comprato i server x86 da IBM, ha acquisito un altro storico marchio della tecnologia americana, e cioè Motorola. Il colosso cinese ha infatti rilevato da Google la divisione Motorola Mobility e il relativo business hardware, che comprende, tra le altre, le linee di smartphone Moto X, Moto G e Droid Ultra. Google invece manterrà la proprietà di gran parte del portafoglio di brevetti Motorola Mobility, che Lenovo avrà ovviamente licenza di sfruttare.

Molti gli spunti di interesse dell’operazione: prima di tutto Lenovo diventa uno dei principali produttori mondiali di device mobili (specialmente smartphone), acquisendo un forte presidio dei mercati americani – Motorola è il terzo produttore di smartphone sia negli USA (nel comparto Android), sia in America Latina (in assoluto) -, e rilevante anche in Europa. Presidio che va ad affiancarsi alle alte quote di mercato di Lenovo in Asia e nei mercati emergenti, anche se nei mercati occidentali la chiave per il produttore cinese sarà la costruzione del rapporto con gli operatori di telefonia mobile. Guardando i numeri, comunque, a questo punto Lenovo-Motorola, con una quota congiunta del 6,4%, è il terzo produttore mondiale di smartphone, seppure a grande distanza da Samsung con il 29%, e Apple con il 17% (dati Counterpoint Technology Market Research, quarto trimestre 2013).

Hardware: Google si concentra su Wearable e Smart Home

Un secondo elemento da sottolineare è l’entità della transazione: Lenovo pagherà Motorola Mobility 2,91 miliardi di dollari, di cui 1,41 subito (660 milioni cash, 750 milioni in azioni proprie), e 1,5 miliardi nei prossimi tre anni. Tenendo conto che Google aveva acquisito Motorola Mobility solo due anni fa in cambio di 12,5 miliardi di dollari, a prima vista sembrerebbe quindi una clamorosa ritirata con forti perdite per il colosso americano.

In realtà, però Motorola Mobility al momento dell’acquisizione di Google aveva 3 miliardi di cassa disponibile, e inoltre nel frattempo il colosso di Mountain View ne ha venduto una parte (l’attività relativa ai set-top box) per 2,35 miliardi, e manterrà come detto gran parte dei brevetti (15.000 su 17.000), che sono valutati circa 5,5 miliardi. Se quindi Google è riuscita a “contenere” la perdita finanziaria effettiva, che sarà secondo i commentatori di circa 2 miliardi (già smaltita in bilancio), certamente non è riuscita a competere come sperava nel durissimo mercato dell’hardware mobile, visto che secondo IDC la quota di mercato di Motorola in un anno è calata dal 2,3% all’1%.

Oltre a questo, le principali società di analisi evidenziano due motivazioni strategiche per Google. La prima è la possibilità di assumere nel mondo dell’hardware su piattaforma Android un ruolo più “super partes”. Da una parte infatti con la vendita di Motorola si ritira dalla produzione diretta, dismettendo quindi l’ambiguo doppio ruolo di  concorrente e partner degli hardware vendor in campo Android. Dall’altra contribuisce a far nascere un concorrente di grande peso per Samsung, che nel 2013, spiega Strategy Analytics, ha dominato il mercato degli smartphone Android con una quota del 32%: più di sei volte quella del concorrente più vicino.

La seconda motivazione di Google è stata spiegata dallo stesso Larry Page, co-fondatore e CEO: «Il mercato degli smartphone richiede un impegno pieno, Motorola sarà meglio supportata da Lenovo che è il più grande produttore di pc al mondo, ma questo non significa che usciremo dall’hardware completamente: le dinamiche e il grado di maturità dei mercati “wearable” e “smart home” sono completamente diversi da quelli del mercato smartphone».

Lenovo, un altro brand USA da rafforzare (e un italiano come COO)

Quanto a Lenovo, conta sulla propria grande massa critica nella produzione di hardware e nella supply chain su scala globale per proporre device Android di qualità a un prezzo più basso di quello che poteva permettersi Motorola da sola. L’obiettivo per i primi 12 mesi, ha detto il CEO e chairman Yang Yuanqing, è di produrre 100 milioni di smartphone. «L’acquisizione di un brand così famoso, di un portafoglio di prodotti innovativo e di un team pieno di talento ci rende istantaneamente un forte competitor globale nel mondo degli smartphone: Lenovo ha dimostrato di saper acquisire e rafforzare grandi brand, come Think di IBM», dichiara Yang in un comunicato.

Lenovo in effetti è diventata famosa a livello internazionale nel 2005, con l’acquisizione del business dei pc (ThinkPad) di IBM, operazione che molti analisti paragonano a quella di Motorola in questi giorni. «Lenovo ha il dichiarato proposito di diventare un leader globale negli smartphone, facendo leva sulla propria dominanza del mercato cinese: comprare Motorola Mobility è una strada molto veloce per accedere in particolare al mercato di fascia alta con modelli Google Android – ha commentato Frank Gillett, Vice President e Principal Analyst di Forrester Research -. Usare il marchio Motorola, proprio come ha fatto con il marchio IBM ThinkPad qualche anno fa nei pc, per guadagnare rapidamente massa critica, credibilità e accesso ai mercati più pregiati è una strategia del tutto logica».

Per inciso a seguito delle due grandi acquisizioni di questi giorni, Lenovo si è già data una nuova struttura (effettiva dal prossimo 1 aprile), con quattro divisioni – PC Business Group (tutti i PC di Lenovo, inclusi i Think), Mobile Business Group (smartphone, tablet, Smart TV), Enterprise Business Group (server e storage), ed Ecosystem & Cloud – di cui la prima è stata affidata a un italiano, Gianfranco Lanci, che ha anche assunto le cariche di Chief Operative Officer (COO) ed Executive Vice President di Lenovo.

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