Strategie

La semplicità per il “new style” dello Storage

La semplificazione è una priorità per aziende di ogni dimensione, che devono affrontare la crescita della mole di dati, ma anche nuove esigenze applicative e analitiche. Yari Franzini, Country Manager BU Storage di HP Italia: “HP incentra la sua strategia su tre pilastri: semplicità, versatilità ed efficienza”

Pubblicato il 31 Gen 2014

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Yari Franzini, Country Manager BU Storage, HP Italia

Secondo IDC, ogni giorno si aggiungono 2,2 milioni di terabyte al conto totale delle informazioni memorizzate nei sistemi IT; quantità che cresce in modo esponenziale se si tiene conto che il 90% delle memorie è occupato dai dati creati nel corso degli ultimi due anni. Tutti questi dati rappresentano un capitale aziendale, grazie a nuovi strumenti analitici in grado di ricavarne trend e altre indicazioni di grande utilità per il business. Sono però anche una fonte di grattacapi per l’IT, a cui si richiede di preservarli e gestirli nel modo più efficace con risorse che non crescono di pari passo. Per HP, la soluzione è rappresentata da un’architettura storage scalabile e unitaria in grado di supportare tutte le tipologie di applicazioni, come ci spiega Yari Franzini, Country Manager BU Storage di HP Italia, in questa intervista.

Perché la crescita dei dati comporta la necessità di rivedere le architetture di storage?
Perché gli scenari futuri vedono lo storage sempre più “divorato” da applicazioni che sfruttano i Big Data, il Cloud e la virtualizzazione, mentre gli attuali sistemi sono stati ingegnerizzati quando queste esigenze non c’erano. Con il risultato che le aziende si ritrovano in casa sistemi complessi da gestire, non scalabili e differenziati per esigenze di prestazioni o di capacità.

L’approccio semplificato che portiamo avanti prevede il posizionamento di archittetture “polimorfiche” (una per le applicazioni e l’altra per la protezione e archiviazione dei dati), capaci di adattarsi alle esigenze del Cliente seguendone la sua evoluzione. Tali tecnologie, attraverso avanzati software di ottimizzazione, sono inoltre in grado di ridurre drasticamente le capacità in gioco (di oltre il 50%), cosa che gli storage tradizionali non sono in grado di fare. Non solo: secondo IDC, nei prossimi due anni circa un terzo degli investimenti IT infrastrutturali riguarderanno soluzioni con sistemi convergenti, in cui server, storage e networking sono integrati in un unico insieme e gestiti da un unico cruscotto. Tale approccio permette di semplificare drasticamente la gestione ed evitare al cliente di spendere tempo per attività di system integration tra le varie componenti: in questo ambito lo storage ricopre un ruolo fondamentale. HP è l’unica azienda presente sul mercato capace di posizionare un’unica soluzione convergente, open e mono-brand.

Sembra un problema anche la gestione dei dati. Come lo si affronta?
Servono analisi caso per caso, per capire come sono usati i dati nei processi di business e quale è il loro ciclo di vita. L’attività di consulenza si traduce in un progetto e in un percorso di ottimizzazione che garantisce la continua corrispondenza tra esigenze che cambiano. L’attività di assessment rende possibile classificare i dati in funzione delle criticità e delle necessità d’uso e quindi creare un’unica interfaccia di gestione. La classificazione dei dati, inoltre, permette di evidenziare la bontà della gestione in atto, il rispetto dei Service Level Agreement da parte dei sistemi storage disponibili: flash, primario, secondario o Cloud.

Quali vantaggi offre questa architettura unificata sul fronte applicativo e dei servizi?
Permette di sfruttare servizi IT di terzi con la consapevolezza di quali dati si stanno esternalizzando, quindi minimizzando i danni nel caso di perdite accidentali da parte del fornitore. Per questo è importante l’uso di protocolli standard che facilitino l’interconnessione tra Cloud privato e pubblico.

Inoltre, un’architettura innovativa aiuta a rispondere alle differenti esigenze applicative: sistemi Big Data e simili possono recuperare più velocemente le informazioni da elaborare, per esempio, per le analisi di previsione.

Abbiamo su questo tema un approccio completo che utilizza la nostra piattaforma Autonomy come repository software dei dati e che sfrutta le integrazioni native con lo storage per ottenere alte prestazioni di ricerca.

Si tratta di una soluzione adatta anche per le piccolo e medie imprese?
Certamente. PMI o anche startup che hanno esigenze ridotte e poche applicazioni si avvantaggiano di un’architettura che garantisce la crescita delle performance mediante scale-out, allungandone dunque la vita utile. Spesso le aziende sono costrette a gestire migrazioni che sono sempre molto complesse per via della criticità dello storage e della dipendenza dalle applicazioni.

Il discorso vale anche per chi oggi non ha alcuna esigenza di uno storage dedicato, e può quindi fruirne attraverso la virtualizzazione. Il Software Defined Storage (SDS) è una innovazione che riguarda in particolare le applicazioni delle PMI e che consente di sfruttare comuni server x86 per avere le funzionalità avanzate di una architettura storage anche laddove non è giustificato l’investimento in un hardware dedicato, oppure è possibile sfruttare le capacità di server già esistenti, per esempio, nei branch office. Riteniamo questa una killer application per molte realtà, grazie agli sviluppi sulla tecnologia frutto dell’acquisizione da parte di HP nel 2008 di LeftHand. Il SDS si affianca alle soluzioni HP sul fronte del Cloud e nell’abilitazione di nuovi servizi. Tra questi sta riscuotendo successo il backup in Cloud.

Si può calcolare il ROI di un’architettura di storage?
In una recente implementazione in una azienda del manufacturing si è passati da quattro architetture storage di riferimento a una sola. Sono stati ottenuti benefici in termini di SLA e di prestazioni, oltre che nella facilità di gestione. Le aziende che ancora oggi hanno sistemi distinti per lo storage midrange ed enterprise sostengono costi più alti rispetto a chi ha un’unica infrastruttura. Meglio ancora se è possibile integrare anche la gestione di networking e server. A seconda dei business è possibile quantificare i vantaggi legati a finestre temporali più ridotte per il backup e il restore: in alcuni casi reali fino al 70%. Un vantaggio altrettanto importante che deriva dall’utilizzazione di una singola infrastruttura è la maggiore facilità di ricerca e analisi delle informazioni. Tra i nostri clienti internazionali c’è, per esempio, Dreamworks che sfrutta le nostre soluzioni per archiviare i dati della propria produzione creativa per poterli recuperare e rielaborare in nuovi progetti per film di animazione.

Ogni progetto è diverso per tipologia di cliente e di industry, è per questo motivo che HP adotta un approccio consulenziale in grado di fornire un’analisi sull’ROI specifica per ogni singolo cliente.

Altri fornitori parlano di architetture convergenti, cosa vi caratterizza?
Il mercato dei converged system è in crescita. Rispetto ad altri fornitori, HP ha in casa tutte le competenze che occorrono, comprese quelle server e networking. Da anni lavoriamo sui temi dell’integrazione oltre che sulle nuove tecnologie sia attraverso acquisizioni sia R&D. Oltre alla tecnologia, un’altra caratteristica che ci contraddistingue è la nostra capacità di supportare i clienti con servizi consulenziali e legati a tematiche Cloud, sia direttamente sia attraverso il fondamentale supporto della nostra rete di partner. L’aspetto consulenziale è fondamentale, infatti qualora un un cliente riscontri anomalie con i suoi dati serve andare oltre l’aspetto IT e considerare applicazioni e processi, e di conseguenza le implicazioni di business che tali problemi potrebbero generare. HP, a differenza delle storage company tradizionali, non necessita di stringere alleanze tecnologiche con terze parti. Nonostante la difficile situazione economica il mercato dello storage ha un forte tasso di crescita anche nel nostro Paese, confermato dalle esigenze espresse dal mondo finanzario, dalla digitalizzazione della PA attraverso l’Agenda Digitale e dalla presenza sempre più forte di service provider. La crescita nello storage ci dà la certezza di avere una buona strategia, apprezzata anche in Italia, tra le migliori country dell’area Emea.

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