intervista

Chiesi Farmaceutici, l’integrazione comincia dai dati

L’unificazione dello storage consente alla società, oggi presente in 25 Paesi, di migliorare il supporto alle applicazioni a vantaggio dell’integrazione dei processi aziendali e del time-to-market. Umberto Stefani, CIO di Chiesi, racconta l’iniziativa e i vantaggi conseguiti

Pubblicato il 04 Nov 2013

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Chiesi Farmaceutici, l'integrazione comincia dai dati

Chiesi Farmaceutici, l'integrazione comincia dai dati

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Ricercatrice al lavoro presso i laboratori Chiesi di Parma

Un’azienda che opera in un contesto internazionale e competitivo come il settore farmaceutico non può fare a meno di infrastrutture dati centralizzate ed efficienti. Questo è il caso di Chiesi Farmaceutici, società nata nel 1935 nel retrobottega di una piccola farmacia di Parma e oggi una realtà da 4000 persone, presente in 25 Paesi al mondo con stabilimenti, centri di sviluppo e un fatturato pari a circa 1,1 miliardi di euro. Una società che malgrado la crisi cresce di fatturato e dimensioni grazie ad acquisizioni strategiche di cui l’ultima, Cornestone Therapeutics, avviata nel settembre scorso.

Chiesi è una realtà complessa anche dal punto di vista dell’ICT. “Perché ci ritroviamo con centri dati distribuiti frutto di scelte tecnologiche diverse e stratificate nel tempo – spiega Umberto Stefani, CIO della società -. Da qui nasce il nostro attuale impegno nella razionalizzazione, standardizzazione e centralizzazione di sistemi e applicazioni per rispondere meglio all’esigenza del business di collegare i processi d’impresa”.

Il progetto più significativo che Chiesi ha avviato negli ultimi tempi sul fronte della razionalizzazione applicativa è l’adozione di SAP (tuttora in corso), accompagnato da un impegno per la standardizzazione e centralizzazione dell’infrastruttura, a cominciare dall’accesso ai dati.

Le sfide per una azienda farmaceutica competitiva

Chiesi ha costruito la sua forza di ricerca, produttiva e commerciale su una importante nicchia del settore farmaceutico che riguarda i medicinali contro le allergie e le affezioni polmonari: un settore in cui contano sia i principi attivi sia le tecnologie di somministrazione, ossia i sistemi di inalazione del medicinale che devono essere usatti facilmente anche in situazioni d’emergenza.

Questo impegna Chiesi in attività di progettazione, produzione e test a largo raggio, che dalla chimica spaziano alla fisica delle nano-particelle, al comportamento dei fluidi, fino alla meccanica ed ergonomia delle macchinette d’erogazione. L’attività di ricerca e sviluppo è quindi vitale per l’azienda che ci dedica circa il 18% del fatturato della società oltre a circa 400 persone nella sede centrale di Parma e a una cinquantina a Chippenham in Inghilterra.

“Le attività di ricerca e aziendali in genere richiedono grandi capacità di governance e proattività da parte dell’IT – spiega Stefani –. Riusciamo a farlo nel modo migliore solo grazie a una visione strategica comune a tutti i progetti e perseguendo la standardizzazione e l‘integrazione dei supporti informatici in tutta l’azienda”.

Dal consolidamento dei dati al cloud

Il più recente progetto realizzato con la collaborazione del system integrator Sinergy e del fornitore storage NetApp riguarda l’implementazione di un’infrastruttura di supporto ai dati, in linea con le logiche di cloud privato, quindi con metodiche che consentono un’alto livello di automazione dei servizi IT e quindi più prontezza nel rispondere ai requisiti del time to market. Contando sulla dotazione di budget IT pari a circa il 2% del fatturato aziendale, Chiesi aveva già avviato negli ultimi anni vari progetti per il consolidamento dello storage con le soluzioni proposte dai principali vendor.

“Abbiamo proceduto per piccoli passi – prosegue Stefani – fino alla scelta attuale che ci consente la più grande flessibilità. Con il cloud non vogliamo inseguire una moda, ma dare migliori risposte alle esigenze del business, con i vantaggi derivanti dalla centralizzazione e da un migliore controllo della spesa. Con la nuova piattaforma storage abbiamo unito sistemi SAN e NAS in precedenza separati, con molti vantaggi sul fronte del disaster recovery e dell’espandibilità”. Usato in gran parte dalla ricerca e sviluppo, lo storage di Chiesi occupa oggi circa 2 petabyte di spazio sui dischi e cresce al ritmo del 10-15% all’anno. “Per questo ci serviva una soluzione in grado di supportare servizi funzionanti 24×7 oltre che capace di supportare le più efficaci metodiche del thin provisioning”.

La prospettiva di un’azienda integrata

Per l’ottimale supporto di alcune applicazioni, Chiesi prevede l’adozione entro l’anno di dischi SSD (a stato solido) nei pool di storage. “L’uso di una quota di memorie flash ci consente di aumentare le performance del sistema storage senza dover cambiare modalità di gestione dei dati – precisano i responsabili IT – attraverso i cluster estenderemo servizi senza interruzioni di funzionamento”.

Lo storage unificato dei dati si accompagna con altri progetti di Chiesi a supporto dell’integrazione aziendale. “Pensiamo a un portale di comunicazione unificata: chat, e-mail, voce-video con l’autenticazione attraverso Microsoft Active Directory – spiega Stefani -. Si affianca all’estensione a tutto il Gruppo dell’ERP di SAP e della piattaforma di business intelligence dello stesso fornitore”.

L’implementazione di SAP è terminata in Italia a gennaio ed sulla base dell’esperienza acquisita nella sede centrale, Chiesi la sta avviando in Francia e Inghilterra in attesa di portarla in tutte le 25 filiali a supporto di una maggiore integrazione dei processi business. Allo stesso modo l’azienda intende esportare dove c’è bisogno altri servizi IT, a cominciare dal supporto alla qualità.

“Oltre alla tecnologia, i partner del progetto ci hanno dato supporti per interpretare i dettami ITIL e quindi per costruire il nostro modello di service management in un contesto peculiare come il nostro – continua Stefani -. Siamo oggi in grado di portare dal centro alla periferia dell’azienda soluzioni informatiche di alto valore che altrimenti non si sarebbero potute utilizzare localmente nelle filiali”.

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