La normativa è stata negli ultimi mesi uno dei principali driver di innovazione per il nostro Paese. È quando accaduto, ad esempio, con l’obbligo di fatturazione elettronica (entrato in vigore dapprima per la PA e, a seguire, da gennaio 2019 anche nel mondo B2B) e con lo scontrino in formato elettronico – obbligatorio dal primo luglio 2019 per le aziende con un volume d’affari superiore ai 400.000 euro, e da gennaio 2020 per tutte le altre realtà -: in entrambi i casi l’obbligo ha trainato il percorso di digitalizzazione delle imprese, e rilanciato il cloud. A sottolinearlo in una recente intervista uscita su Digital4Trade, è Passepartout, la software house di San Marino sul mercato da oltre 30 anni, che con la sua rete di partner ha potuto constatare dal suo punto di vista privilegiato l’entità di questi fenomeni. Se da un lato, infatti, hanno comportato un notevole incremento di fatturato, dall’altro hanno sensibilizzato i clienti sui temi dell’innovazione e della trasformazione digitale. E non ha riguardato solo grandi realtà, ma anche i commercialisti, i professionisti e le PMI.
Fatturazione Elettronica, Passepartout: «Un impatto dirompente»
Anche se di fatturazione elettronica se ne parla già da una decina d’anni, la vera svolta nel processo di digitalizzazione è arrivata con l’obbligo normativo, che ha riguardato prima la Pubblica Amministrazione e poi le organizzazioni private.
A mettere in evidenza questo aspetto è Simone Casadei Valentini, Direttore Progettazione, Assistenza, Formazione Area Imprese e Commercialisti di Passepartout: «La fattura elettronica ha avuto un impatto notevole per le software house, per i nostri rivenditori e, soprattutto, per i clienti. Un impatto che è stato ben maggiore di quanto ci si attendeva, dirompente per il software e per i servizi associati, che ha inoltre attivato nelle aziende un nuovo modo di lavorare».
Who's Who
Simone Casadei Valentini
Direttore Progettazione, Assistenza, Formazione Area Imprese e Commercialisti di Passepartout
Un nuovo modo di lavorare che è stato incoraggiato da un obbligo normativo, che, come ricorda Casadei Valentini, «ha riguardato tutte le imprese, tranne quelle di tipo agricolo di una certa dimensione e i forfettari, ossia i soggetti piccoli con una gestione amministrativa minima, vale a dire quel popolo di circa 1,5 milioni di partite IVA. Un’enormità di soggetti, quindi, per i quali l’aspetto più difficile è stato convincerli che quella del primo gennaio non era l’ennesima falsa partenza e che non ci sarebbero state deroghe».
Le ricadute sono state immediate: Passepartout ha visto crescere in modo rilevante le richieste e ha raggiunto volumi di gran lunga superiori alle stime iniziali: dai 2 milioni di fatture al mese stimate in partenza sono stati toccati quasi 5 milioni, coprendo l’1,15% di tutte le fatture emesse in Italia. «Pensiamo di arrivare entro fine anno a gestire l’1,2% del totale nazionale delle fatture – ha ribadito il manager -. Una quota consistente per un’azienda come Passepartout che ha come target le PMI e che ha saputo dimostrare di gestire al meglio l’emergenza di inizio anno, arrivando a processare un numero di richieste e telefonate 5 volte superiori a quelle di giornate normali, lavorando giorno e notte senza interruzioni, con qualcosa come 3.000 clienti al giorno da attivare, per arrivare a gestire 100.000 partite IVA nel giro di poche settimane».
Cultura dell’innovazione e marginalità: i vantaggi della collaborazione con la rete di Partner
In questo scenario, nella promozione della cultura dell’innovazione è stata determinante la sinergia tra Passepartout e la rete di partner concessionari: per sensibilizzare i clienti la software house ha promosso il tema su vari canali di comunicazione a livello globale, mentre i partner si sono mossi in autonomia, a livello locale, attivandosi con eventi ristretti e mirati sulle verticalità e sulle aree geografiche.