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Sviluppo applicativo, è il momento di innovare

L’efficienza e il time to market delle organizzazioni passano anche dallo sviluppo di applicazioni, un ambito che sta diventando sempre più complesso e insidioso. Una ricerca Vanson Bourne commissionata da CA Technologies conferma l’efficacia della metodologia DevOps, già largamente adottata negli Stati Uniti e destinata, secondo gli analisti, a diffondersi a macchia d’olio

Pubblicato il 21 Ott 2013

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Accelerare la risposta dell’IT alle richieste del business è un imperativo per tutte le imprese e le vie per raggiungere questo obiettivo sono molteplici. Una fra quelle meno esplorate passa per lo sviluppo di applicazioni, attività che, soprattutto nelle organizzazioni più grandi, richiede tempi non banali, oltre a comportare rischi di indisponibilità dei servizi o addirittura di crash dei sistemi.

«È un’area che raccoglie il 50% dei budget IT delle grandi e medie imprese e dove non si è vista nessuna grande innovazione dopo quella dell’automazione delle attività di test, che risale a 20 anni fa, spiega Paolo Restagno, Sr Director, Solutions Sales di CA Technologies -. Oggi c’è un giacimento inesplorato in termini di potenzialità di innovazione e efficientamento e siamo fortemente focalizzati su questo tema: per CA questo sarà uno degli assi principale di crescita nei prossimi anni».

In CA, infatti, esiste una Business Unit dedicata, nata due anni fa e cresciuta nel tempo. Già nel 2011 la software house aveva acquisto ITKO, specializzata nella fornitura di soluzioni per la simulazione di servizi di sviluppo applicativo.

Cos’è DevOps

DevOps è acronimo di Development e Operation, due mondi separati che convivono all’interno dei dipartimenti IT, con obiettivi diversi: se lo sviluppo punta sulla rapidità, chi si occupa di esercizio ha come priorità la stabilità e la sicurezza. DevOps cerca di creare un link fra i due mondi, riducendo i cicli di rilascio e i rischi di instabilità che possono portare a crash.

Non esiste una definizione unica: si tratta di una metodologia di sviluppo del software che punta sulla collaborazione e integrazione tra sviluppatori e IT operation per aiutare le organizzazioni a sviluppare, testare e distribuire in modo più rapido ed efficiente applicazioni, servizi e software.

Richiede, dunque, di modificare un processo, superando inevitabili resistenze,

«DevOps accelera il rilascio applicativo riducendo i “tempi di attesa” – spiega Restagno -. Tipicamente, lo sviluppatore fa le modifiche, ma poi deve aspettare la “finestra” di disponibilità dei sistemi, per esempio un mainframe, che magari è libero solo nel week end. Il futuro è la virtualizzazione: è un trend che si sta consolidando e vedremo la stessa velocità di adozione della virtualizzazione dei data center».

Questo accade perché la frequenza di aggiornamenti applicativi diventa più alta, ci sono più piattaforme da implementare, i test diventano molto complessi, i cicli di delivery sono accelerati: «In Fnac, che è un nostro cliente, sul sito si è passati da rilasci trimestrali a microrilasci bigiornalieri», afferma il manager.

Le prospettive di sviluppo

Il forte interesse da parte dei responsabili IT verso questo approccio, in tutto il mondo, è confermato da uno studio della società di analisi Vanson Bourne, commissionato da CA Technologies. La ricerca ha coinvolto 1300 IT Executive, fra cui 600 italiani, di società con fatturato di oltre 100 milioni di dollari.

Emerge con chiarezza che negli Usa sono molto maggiori sia la conoscenza sia il livello di adozione rispetto all’Europa: nel 94% gli intervistati dichiarano che stanno già portando avanti iniziative di DevOps, anche solo metodologiche, mentre in Europa solo il 30%, e in Italia il 25%. A ciò vanno aggiunti quelli che ci stanno pensando: sono il 21% in Italia e il 30% in Europa.

Quali sono i ritorni? Meno costi di sviluppo, più qualità, bugs scoperti in anticipo, time to market. E una ricaduta positiva sul business, perché l’IT diventa più stabile ed efficiente.

«Oltre il 90% ha rilevato o si attende vantaggi significativi, con risultati reali e quantificabili», sottolinea Restagno, che conclude: «Prima della tecnologia, serve una strategia, non si può prescindere: DevOps è un viaggio che l’azienda intraprende, che può durare anni e che ha un forte impatto organizzativo. Bisogna far comunicare persone che normalmente non lo fanno, sviluppare nuove competenze e ruoli nell’IT, incrementare la maggiore comunicazione con il business. Serve l’appoggio dei vertici aziendali, la creazione di un team dedicato, la definizione di skill e processi».

CA propone però, anche soluzioni implementabili rapidamente che rappresentano un ottimo punto di partenza: si tratta di CA Lisa, software per la service virtualization e la release automation.

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