I primi risultati

Fatturazione elettronica B2B: sulla strada del successo

I dati dei primi mesi sono molto incoraggianti, anche se gli utenti – come era prevedibile – stanno ancora riscontrando qualche criticità nell’invio delle fatture elettroniche. Gli errori più comuni sono l’errata comunicazione ai fornitori del Codice Destinatario o della PEC, l’inserimento della Partita IVA, l’uso del formato pdf oltre a quello XML e le differenze fra il flusso della fattura PA e quella B2B

Pubblicato il 23 Mag 2019

Luigi Fabbro*

Solution Manager InfoCert - Tinexta Group

infocert

A sei mesi dalla sua entrata in vigore, la fattura elettronica B2B e stata promosso a pieni voti dall’Agenzia delle Entrate: nel periodo compreso tra il 1° gennaio e il 18 febbraio (ultimo giorno utile per l’invio delle fatture relative al mese di gennaio), attraverso il Sistema di Interscambio (SdI) sono infatti transitati con esito positivo ben 230 milioni di fatture elettroniche.

Si tratta di un dato davvero incoraggiante, specialmente se si considera che l’introduzione della fattura elettronica B2B è stata più volte rimandata e, quando finalmente è partita, lo ha fatto tra molte incertezze e tanta diffidenza.

Oggi non tutto è completamente a regime e la fase di assestamento non è ovviamente ultimata. Tuttavia, la maggior parte dei problemi riscontrati dalla nuova fatturazione B2B, conferma l’Agenzia delle Entrate, è da imputarsi a errori commessi dai singoli utenti specialmente in fase di compilazione dei documenti, ad esempio all’atto dell’inserimento dei dati relativi a partite IVA o codici destinatario, e pertanto non a carenze del sistema nel suo complesso. Ed è un’analisi che corrisponde alla nostra esperienza in InfoCert (Gruppo Tinexta) in qualità di intermediario di fatturazione accreditato presso il Sistema di Interscambio.

Abbiamo osservato il comportamento degli utenti che hanno scelto la nostra suite per la fatturazione elettronica B2B – ad oggi, 52mila partite IVA per un totale di 12,5 milioni di fatture scambiate, emesse e ricevute – e ne abbiamo ricostruito in modo oggettivo le principali difficoltà riscontrate nel corso delle procedure previste, basandoci non solo sulla percezione degli utenti ma soprattutto sui codici di errore segnalati dal sistema.

Le difficoltà più comuni riscontrate dagli utenti

Le difficoltà più comuni interessano la fase di avvio del flusso di fatturazione elettronica. A creare problemi, in particolare, è la mancata o errata comunicazione ai fornitori del proprio indirizzo telematico di fatturazione (il Codice Destinatario o la PEC dove ricevere le fatture elettroniche): dal punto di vista tecnico, la fattura – pur in presenza di questi errori – viene comunque consegnata nel cassetto fiscale del cliente, ma non nell’applicazione o nel gestionale utilizzato dallo stesso, causando così disguidi e ritardi di gestione e, pertanto, di pagamento o incasso. Per superare questo problema sarebbe sufficiente inviare preventivamente all’Agenzia delle Entrate la comunicazione del proprio indirizzo telematico di fatturazione. Tuttavia, ad oggi, solo in pochi sanno che c’è questa opportunità.

Altre problematicità sono invece legate alla differenza tra il flusso delle fatture PA e il flusso delle fatture B2B. Le prime, infatti, per ritenersi “andate a buon fine” devono essere Accettate/Rifiutate (o Decorsi Termini) da parte della Pubblica Amministrazione, mentre le seconde si intendono “emesse” una volta che vengono Accettate dal Sistema di Interscambio.

Infine, situazioni meno frequenti, ma comunque significative, riguardano l’inserimento della Partita IVA nel campo del Codice Fiscale (o viceversa) al momento della costruzione della fattura elettronica: tale inversione comporta il rifiuto della fattura o la mancata consegna al cliente.

L’individuazione corretta delle criticità più ricorrenti è la chiave per risolverle più rapidamente ed efficacemente: ecco perché, partendo proprio dalle concrete esperienze d’uso, cooperiamo insieme all’Agenzia delle Entrate alla redazione di manuali a supporto degli utenti per agevolarli nella gestione di alcuni passaggi solo in apparenza complessi.

Serve un po’ di tempo per familiarizzare con il nuovo sistema

Ovviamente, però, non basta affrontare presunti “malfunzionamenti” più o meno oggettivi, ma bisogna anche comprendere che è comunque necessario un periodo di familiarizzazione con lo strumento e superare la consueta ritrosia ad abbandonare processi conosciuti ma ormai inadeguati. E che la diffidenza persista lo si evince dal “peso superfluo” delle fatture che, in media hanno una dimensione di 43KB se attive e di 85KB se passive. Una misura ben superiore a quanto ci si potrebbe e dovrebbe attendere, ma giustificabile proprio in virtù della resistenza a rinunciare alla consolidata ma non più necessaria abitudine di allegare le fatture anche nel formato PDF (e non solo XML).

Ma anche questa è una prassi destinata comunque e fortunatamente a scomparire perché si tratta di uno dei tipici e molteplici “assestamenti fisiologici” che da sempre accompagnano le novità prima che vadano a regime. Ed è per questo che il legislatore ha correttamente previsto un periodo di tolleranza di sei mesi in cui gli utenti sono esentati dalle sanzioni previste per errori o per il mancato invio delle fatture elettroniche.

A conti fatti, possiamo dunque dire che l’Italia ha pienamente superato il test della fatturazione elettronica, anche grazie all’ottima collaborazione fra Agenzia delle Entrate, Sistema D’Interscambio e grandi intermediari.

E questo deve essere anche un motivo di orgoglio perché il nostro è l’unico paese europeo ad aver avuto successo nel rendere obbligatoria la fattura elettronica B2B, dimostrando di saper fare concretamente innovazione.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 4