Nel 2016, in Cina, si verificò l’ennesima serie di problemi legati alla sicurezza alimentare, in particolare il pork scandal. L’esigenza di introdurre nuovi livelli di controllo era più che evidente e, nel mese di ottobre, la Tsinghua University, con Wallmart e IBM, annunciarono l’avvio di un progetto pilota dedicato alla tracciabilità alimentare basato su Blockchain.
Nel mese di agosto 2017, IBM lancia l’iniziativa Food Trust con dieci importanti partner: Dole, Driscoll’s, Golden State Foods, Kroger, McCormick and Company, McLane Company, Nestlé, Tyson Foods, Unilever e Walmart.
A giugno 2017, FoodLogiQ, annuncia alla GS1 Connect Conference un progetto pilota per l’utilizzo della Blockchain. Tra le aziende che aderiscono: AgBiome Innovations, Subway Independent Purchasing Cooperative, Testo e Tyson Foods.
Il 6 marzo 2018, Carrefour comunica l’implementazione operativa di Food Trust nella filiera del pollo.
Nell’estate 2018, Oxfam inizia un progetto in Cambogia dedicato al mercato del riso.
L’11 aprile 2019, la catena americana Albertson annuncia l’adesione a Food Trust per la tracciabilità della lattuga.
L’elenco potrebbe essere ancora lungo ma è sufficiente per comprendere la rapidità con cui le applicazioni della tecnologia introdotta nel 2008 dal fantomatico Satoshi Nakamoto, nelle sue diverse declinazioni, si stanno diffondendo anche in ambito alimentare.
Tracciabilità e blockchain: un nuovo livello di fiducia
La Blockchain applicata alla Supply Chain alimentare permette di creazione di un nuovo sistema di relazioni basato su un nuovo concetto di fiducia in grado di garantire la migliore tracciabilità alimentare nella prospettiva di assicurare nuovi livelli di sicurezza alimentare e food safety. Grazie a una piattaforma digital ledger accessibile da chiunque la Blockchain è in grado di garantire la assoluta attendibilità e affidabilità dei dati che sono inseriti e gestiti da tutti gli attori della filiera eliminando l’esigenza di documenti cartacei e soprattutto di terze parti parti fisiche che certificano i vari passaggi.
Serve più conoscenza
Occorre sottolineare che la consapevolezza della velocità dei cambiamenti che caratterizzano la nostra epoca, e la Blockchain ne è un esempio importante, non è così diffusa come molti credono.
La ricerca condotta da Veneto Ricerche sul livello di conoscenza della Blockchain da parte delle PMI italiane, presentata al convegno Blockchain Challenge a novembre 2018, ha rilevato che solo il 21% degli intervistati dichiara una conoscenza tra il buono e l’ottimo e un modesto 13% ritiene che questa tecnologia sarà molto importante nei prossimi anni. Percentuali che stridono con il livello di interesse che molti colossi internazionali, oltre alle realtà già citate, stanno dimostrando con investimenti importanti. Forbes ha identificato 50 aziende operative negli Stati Uniti che hanno un fatturato o valutazioni minime di $ 1 miliardo e che stanno utilizzando la Blockchain per le loro esigenze operative.
Nel nostro Paese, l’attenzione verso l’innovazione sta comunque crescendo e vi sono numerosi progetti legati alla tracciabilità alimentare, a partire da Carrefour Italia che non è la sola realtà del mondo retail, come testimonia l’AD del Gruppo VéGé, nonché Presidente ADM, Giorgio Santambrogio:
«La tecnologia Blockchain è una tra le più promettenti per quanto riguarda la sicurezza dei dati, anche per quelli relativi alla tracciabilità alimentare. Attenzione però: occorre distinguere tra l’autenticità del dato registrato nella Blockchain e la sua inalterabilità, due concetti molto diversi che non devono essere confusi. Noi, in VéGé, nel periodo in cui festeggiamo i 60 anni di attività, stiamo valutando questa tecnologia per arrivare a migliorare ancor più il livello di trasparenza e di servizio verso i nostri clienti».
Who's Who
Giorgio Santambrogio
Amministratore Delegato del Gruppo VéGé e Presidente ADM
Il concetto di trasparenza è davvero importante, sia per essere sicuri della provenienza di un prodotto, sia per gli aspetti igienico-sanitari. La velocità nella tracciabilità alimentare è un fattore determinante soprattutto quando si verificano incidenti come il pork scandal cinese o le più nostrane mozzarelle blu. Con i sistemi tradizionali, ancora basati su documenti in buona parte di origine cartacea, possono essere necessari giorni per ricostruire la storia dei prodotti incriminati, con la Blockchain servono pochi secondi. Una differenza che, in questi casi, è davvero sostanziale.
Possiamo quindi ipotizzare che le applicazioni della Blockchain al settore alimentare si diffonderanno capillarmente in pochi anni? È possibile, a patto che i clienti capiscano l’importanza delle sue implicazioni e inizino ad essere consapevoli della differenza tra un prodotto che fa parte di una filiera completamente tracciata, in modo documentato e trasparente, ed uno che non lo è.
Who's Who
Massimo Giordani
Marketing Strategist e Presidente Associazione Italiana Sviluppo Marketing