L’Internet of Things (IoT) si sta diffondendo nelle nostre vite e oggi sempre più ci si chiede se è un fenomeno con una concretezza economica.
Cisco afferma che entro il 2022 darà vita ad un mercato globale da oltre 14mila miliardi di dollari e gli riconosce la capacità potenziale di veicolare la crescita del 21% dei profitti corporate. L’obiettivo sarà quello di gestire le persone, i processi e i dati per sbloccare nuove funzionalità, partendo dai primi 10 miliardi di dispositivi che sono già stati connessi e andando a insistere sui finanziamenti business e non IT.
Il Technology Strategy Board, l’Agenzia nazionale per l’innovazione del Regno Unito, ha finanziato con 50.000 sterline i progetti di 10 aziende britanniche per comprendere il potenziale dell’IoT. Secondo la visione di David Bott, direttore dei programmi di innovazione presso l’Agenzia, «L’Internet delle cose ha il potenziale per stimolare gli investimenti su larga scala, creare posti di lavoro e portare una crescita economica sostanziale. Il numero di oggetti connessi dovrebbe raggiungere i 50 miliardi entro il 2020, e il potenziale valore aggiunto dei servizi che utilizzano l’Internet delle cose è probabile che si aggiri intorno alle centinaia di miliardi di sterline l’anno, con i nuovi modelli di business, le applicazioni e i servizi tra i diversi settori dell’economia».
Secondo l’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, in Italia, il valore delle applicazione dell’IoT più diffuse – focalizzate sugli ambiti Smart Car, Smart Metering e Asset Management nelle Utility – si aggirerebbe attorno agli 810 milioni di euro, con trend in fortissima crescita.
È indubbio che il fenomeno IoT stia allargando i suoi confini. Ormai quasi non si contano più le start up, le tecnologie e i piani strategici che le piccole e grandi aziende hanno in atto. Ma d’altro canto alcuni dei sondaggi fatti agli utenti – come quello di Yankee Group del marzo scorso, rivelano che sono ancora pochi gli utenti che hanno intenzione di acquistare per la propria casa dispositivi già connessi: l’8% pensa a termostati intelligenti, il 7% ad automobili connesse, il 6% a sistemi di health monitoring, il 5% agli smart meter. La barriera più grossa per l’esplosione del mercato? La mancanza di standard.