Con l’evoluzione tecnologica stiamo assistendo a un cambiamento epocale della funzione Finance, e di conseguenza anche del ruolo del CFO. Come sottolinea Paolo Maccarrone, docente della School of Management del Politecnico di Milano, «viviamo in un contesto estremamente dinamico e competitivo in cui si stanno ridefinendo ruoli ed equilibri. Sempre più spesso il CFO viene considerato il consulente interno più importante di tutte le linee di business, un business advisor a cui sono richieste nuove competenze e capability».
Il Chief Financial Officer deve quindi essere pronto a cogliere le opportunità che nascono dalla trasformazione digitale «per liberare tempo e risorse, e rivolgere l’attenzione ad attività a maggiore valore, o per operare in quel ruolo di advisory che gli è richiesto».
Ed è qui proprio a questo livello che entrano in gioco i nuovi strumenti digitali. Ma quali?
Gli strumenti digitali del CFO
Secondo Maccarrone, è doveroso fare una distinzione tra i digital tool disponibili in area finance: «Da un lato ci sono gli strumenti e le soluzioni che migliorano l’efficienza dei processi interni. In particolare, la Robotic Process Automation (RPA) consente di automatizzare tutte le attività time consuming e a basso valore aggiunto». Questa è un’area su cui molte aziende si sono già mosse e che riguarda, ad esempio, le registrazioni contabili, le chiusure periodiche, le riconciliazioni. «L’impatto positivo, in questo caso, si registra non solo sullo snellimento dei processi contabili e di compliance, ma anche nella riduzione di errori rispetto all’esecuzione manuale delle medesime attività. L’automatizzazione dei processi, dunque, porta con sé un miglioramento complessivo delle attività di accounting e, attraverso lo snellimento dei processi contabili, anche in una logica BPR – Business Process Re-engineering, un’ottimizzazione sul fronte revenue management».
Ci sono poi le soluzioni che migliorano le performance delle attività svolte dal Finance, che «modificano l’output di alcuni processi. Si fa riferimento, in prima battuta, ai processi core dell’area Amministrazione Finanza e Controllo – tra cui la gestione del circolante, la tesoreria, il cash management – e, in secondo luogo, a quelli più vicini all’area del controllo di gestione, quindi alla pianificazione, al forecasting, al controllo e al reporting. In quest’ambito le imprese stanno lavorando da tempo su algoritmi di Big Data, descriptive, predictive e prescriptive analytics e stanno sperimentando il machine learning e l’artificial intelligence».
Migliora il processo decisionale, ma serve il data lake
Migliorare le prestazioni delle attività di tesoreria e i rendimenti delle attività di capital investment, svolgere in modo più efficace attività di fraud prevention o di fraud detection vuol dire di fatto migliorare le capacità previsionali, rendere più veloci le analisi di scenario, migliorare nel complesso le attività di risk analysis.
«Tutto questo è possibile perchè il CFO ha a propria disposizione un portafoglio di strumenti più ampio, che hanno un impatto importante sulle sue attività, in particolare in quelle di planning e forecasting. Ad esempio, sul fronte dell’analisi del rischio riuscire a pianficare e prevedere consente una migliore conciliazione tra la risk analysis e il cosiddetto risk appetite, aiuta cioè a capire se determinate attività siano effettivamente compatibili o sostenibili con gli economics complessivi dell’impresa».
La disponibilità di strumenti per l’analisi dei dati migliora, quindi, nel suo complesso il processo decisionale e fornisce al CFO nuove opportunità di creazione di valore, individuando ad esempio i legami causa-effetto sulla base di una serie di indicatori. «Basta pensare a quando un’azienda decide di investire in soluzioni per la predictive maintenance: in questo caso per il CFO è importante valutare quali siano i risparmi effettivamente ottenibili, ovvero misurare il trade off tra quanto si spende in prevenzione e qual è l’effettivo miglioramento ottenibile», continua Maccarrone.
Per il CFO e per la funzione AFC è, dunque, determinante lavorare con un approccio data-centrico per rendere più efficienti le attività di reportistica.
«Parliamo della possibilità di arrivare a una generazione automatica dei report, grazie all’utilizzo di tecnologie di machine learning, della creazione di report personalizzati per Line of Business o team, così che ciascuno abbia la disponibilità delle informazioni più rilevanti per le proprie attività, o addirittura abilitare modalità di accesso self service ai dati».
Tuttavia, per poter cogliere pienamente i benefici della digitalizzazione, è necessario creare un data lake, che organizzi virtualmente qualunque tipo di dato, in qualunque formato, anche non strutturato, dando così vita a un «enterprise wide data repository» in grado di trasformare i dati «grezzi» in informazioni validate, dunque utilizzabili e analizzabili.
L’augmented CFO secondo Oracle
Anche secondo Oracle il ruolo del CFO sta vivendo un momento di profondo cambiamento. La nuova era di applicazioni business analytics in Cloud, supportate da tecnologie di frontiera come l’intelligenza artificiale, sta ampliando le sue capacità tanto da trasformarlo in “augmented CFO”. Come racconta Alessandro Evangelisti, Finance & Supply Chain Cloud Evangelist in Oracle: «Stiamo parlando di un processo di modernizzazione di una funzione se vogliamo tradizionale, quale è quella del Chief Financial Officer, facendo leva su nuove capacità».
Le 4 capacità “aumentate”
La prima capacità di un Augmented CFO è favorire l’automatizzazione delle attività “tediose e a basso valore”, come le definisce Evangelisti, legate in particolar modo a riconciliazione e controllo: si va dall’individuazione delle frodi nelle fatturazioni al rilevamento delle duplicazioni, dalla generazione di alert su spese insolite o su termini di credito fuori dall’ordinario al monitoraggio degli accessi da parte di utenti ad alto rischio.
«Oracle introduce una process automation intelligente, ovvero aiuta le funzioni AFC a definire processi intelligenti per automatizzare le attività di controllo e le abilita a utilizzare gli algoritmi di Machine Learning per raccogliere, clusterizzare e analizzare i dati, agendo solo laddove serve. L’aspetto più interessante della questione è che non si richiede al CFO di essere un data scientist, né di dovervi ricorrere per tenere sotto controllo la situazione».
La seconda capacità di un CFO “aumentato” è quella di discovery. «Tradizionalmente – spiega Evangelisti – è questa una fase che richiede troppo tempo, mentre l’ambizione di un augmented CFO è quella di portare questa fase di discovery praticamente al real time, accorciando sensibilmente i tempi tra la fase di processo e di analisi e quelle in cui gli insight diventano actionable». In questo caso, con l’Intelligent Performance Management di Oracle è possibile evidenziare in pochissimo tempo (Evangelisti parla dello “spazio di pochi minuti”) le correlazioni tra le variabili e dunque agire immediatamente. «Parliamo di strumenti integrati nelle tecnologie “R” che consentono di identificare varianze e Bias ed effettuare analisi di correlazione delle variabili misurate sui KPI».
La terza caratteristica dell’augmented CFO è avere un ruolo ben definito anche nel rapporto con le altre funzioni aziendali. «Il CFO diventa la figura in grado di influenzare con i vincoli economici e finanziari le altre funzioni, ad esempio suggerendo scontistiche ad hoc per specifici clienti o indirizzando le scelte dell’ufficio acquisti». In questo caso a supporto del CFO ci sono tecnologie di Artificial Intelligence o Machine Learning applicate a funzioni di business, come procurement, logistica, vendite, HR.
La quarta capacità dell’augmented CFO viene definita da Evangelisti con il termine “shape”, che poi significa: “Saper creare nuove relazioni industriali, ad esempio utilizzando nuove leve tecnologiche come IoT e Blockchain, per migliorare in modo radicale i processi”.
Evengelisti fa riferimento a una serie di servizi erogati tramite l’Oracle cloud: si parla di abilitare transazioni sicure con la Blockchain Encryption, di utilizzare gli smart contract per orchestrare i processi di backoffice, logistica e tesoreria in un unico token digitale, di integrare terze parti su distributed ledger. «La Blockchain rende possibile creare quattro asset digitali unici: custodia, proprietà, rischio e valore».
Augmented CFO, che ruolo ha la Blockchain?
E proprio sulle modalità in cui la Blockchain abilita nuove opportunità per i CFO, Evangelisti cita due casi concreti di applicazione.
«Negli Stati Uniti Solar Site Design partecipa a Energy Blockchain Network, allo scopo di portare nell’ecosistema del settore dell’energia solare una single source of truth con registri immutabili, fungendo di fatto da hub per chi realizza campi di pannelli solari. A Dubai, invece, DP World sta rivoluzionando la Supply Chain abbinando a ERP Cloud tecnologie come AI, Blockchain e IoT e di fatto trasformando radicalmente la gestione di tutto il processo doganale lungo tutta la filiera, grazie alla Blockchain».