ICT e Pubblica Amministrazione

Un nuovo impulso all’eGovernment

Il varo dell’Agenda Digitale Italiana e dei piani di Spending Review ha riacceso l’interesse sull’innovazione della PA attraverso l’ICT, l’unica via in grado di di rispondere alle esigenze di riduzione dei costi e miglioramento dei servizi a cittadini e imprese. È necessario uno sforzo per superare le resistenze al cambiamento e sostenere l’evoluzione e la diffusione delle soluzioni già sviluppate, puntando sulle esperienze virtuose che si sono nel tempo faticosamente affermate.
Intervista a Michele Benedetti, School of Management Politecnico di Milano

Pubblicato il 18 Feb 2013

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L’innovazione nella PA appare oggi una strada obbligata per arrivare alla necessaria riduzione dei costi, fornendo al contempo servizi migliori a un’utenza sempre più esigente. L’Agenda Digitale Italiana del Governo Monti individua obiettivi ambiziosi, ma è necessario costruire iniziative che rispondano alle reali esigenze di cittadini e imprese e che siano in grado di autosostenersi nel tempo, superando le resistenze al cambiamento. Ne parliamo con Michele Benedetti, responsabile dell’Osservatorio eGovernment del Politecnico di Milano.

Con la definizione dell’Agenda Digitale si è tornato a parlare molto di innovazione nella PA. Qual è la situazione?

L’innovazione per la PA non è una cosa nuova. Forse non tanto quanto avrebbe dovuto, ma non si può dire che la Pubblica Amministrazione non abbia investito in innovazione negli ultimi 10 anni. I soli programmi di finanziamento gestiti a livello governativo hanno permesso di stimolare l’avvio di progetti per la Pubblica Amministrazione Locale per un controvalore di quasi 750 milioni di euro. Nel 2010, più del 75% dei Comuni al di sopra dei 15.000 abitanti aveva in corso uno o più progetti di innovazione organizzativa e tecnologica e oltre l’85% intendeva avviarne entro i successivi 12 mesi. Nonostante ciò, nello stesso periodo, solo il 16% delle amministrazioni dava la possibilità agli utenti di inoltrare on-line i documenti e meno dell’8% rendeva possibile avviare e concludere per via telematica l’intero iter relativo al servizio richiesto. Oggi, per la Pubblica Amministrazione innovare è divenuta un’esigenza oltre che un’opportunità. Innovare per diminuire i costi, per rendere più competitivo il proprio territorio, per fornire servizi migliori. L’Agenda Digitale italiana del Governo Monti individua obiettivi ambiziosi che, se traguardati, consentiranno un notevole recupero di efficienza e di competitività per l’intero sistema Paese.

Come si caratterizza un progetto di eGovernment?

L’eGovernment va inteso come il processo di cambiamento organizzativo della Pubblica Amministrazione attuato attraverso il supporto delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione allo scopo di migliorare i processi interni ed esterni. Non è più pertanto inquadrabile come un’azione straordinaria e contingente, ma come una vera e propria attività caratteristica e strutturale della Pubblica Amministrazione, che deve sapersi organizzare in modo da poter gestire questo processo in maniera consapevole e continuativa.

Quali sono, secondo le vostre stime, le opportunità di risparmio che derivano da un uso sapiente delle tecnologie ICT?

Con l’Agenda Digitale Italiana, la Pubblica Amministrazione riconosce ufficialmente un ruolo centrale alle tecnologie informatiche per riuscire a conseguire, nello stesso tempo, obiettivi solo apparentemente in contrasto tra di loro: da una parte la riduzione della spesa, attraverso un recupero di efficienza nell’erogazione dei propri servizi e nella gestione dei propri processi; dall’altro il miglioramento della qualità dei servizi alla propria utenza. Prendendo in considerazione solo tre tipologie di servizi erogati dagli Enti Locali a cittadini e imprese (i pagamenti multicanale, i certificati anagrafici e l’invio delle pratiche telematiche allo Sportello Unico delle Attività Produttive), l’Osservatorio eGovernment della School of Management del Politecnico di Milano ha quantificato in 2,3 miliardi di euro il risparmio annuo per la Pubblica Amministrazione derivante dalla loro completa digitalizzazione. Nello specifico, riguardo ai soli Pagamenti multicanale, cui si dedica particolare attenzione nell’Agenda Digitale Italiana, si stima un risparmio di circa 2 miliardi di euro l’anno.

Gli obiettivi dell’Agenda Digitale sono ambiziosi, ma il cambiamento nella PA italiana è spesso difficoltoso…

Effettivamente sì, e uno dei motivi è che attualmente più di un terzo dei Comuni al di sopra dei 15.000 abitanti non si è ancora dotato di un Settore Innovazione e quasi la metà delle Province non ha un rappresentante politico per queste tematiche. Questo, unito a fattori quali la mancanza di adeguate indicazioni operative, la sussistenza di una burocrazia spesso strumentalmente utilizzata come arma di resistenza al cambiamento e, soprattutto, la mancanza di adeguate competenze, rischia di attenuare notevolmente gli impatti dell’Agenda Digitale. Basti pensare che quasi la metà dei progetti di innovazione non raggiunge più del 25% degli obiettivi prefissati. Inoltre, una volta cessati i finanziamenti, accade spesso che l’ente non devolva ulteriori risorse per la manutenzione ordinaria ed evolutiva delle soluzioni realizzate, cosicché, nel 40% dei casi, c’è la possibilità che la soluzione venga lentamente dismessa, possibilità che diventa quasi una certezza nel 22% del progetti realizzati in collaborazione con altri enti e nel 12% di quelli realizzati in autonomia. Non si tratta, quindi, solo di investire, si tratta anche di capire come farlo al meglio, costruendo iniziative che rispondano alle reali esigenze di cittadini e imprese e che siano in grado di autosostenersi nel tempo, sia grazie ai benefici generati dall’innovazione stessa, sia grazie alla strutturazione di nuovi modelli gestionali incentrati sull’associazionismo degli enti e capaci di far leva sulle partnership pubblico-privato.

Come è possibile agire per rimuovere questi vincoli che oggi impediscono un’adeguata diffusione dell’eGovernment?

Serve uno sforzo per individuare e rimuovere i vincoli ed è importante che gli sforzi sino a ora fatti siano consolidati, fornendo sostegno e continuità all’evoluzione e alla diffusione delle soluzioni approntate e stabilizzando quei comportamenti virtuosi che si sono nel tempo faticosamente affermati. Oggi una buona parte delle iniziative sta volgendo alla conclusione e gli Enti hanno la necessità di capire come gestire le fasi post-progettuali, in modo che le soluzioni sviluppate possano non solo essere mantenute, ma anche ulteriormente migliorate e diffuse. Gli Enti Locali innovatori si trovano di fronte alla difficoltà di reperire le adeguate risorse economiche necessarie a garantire la manutenzione correttiva ed evolutiva delle soluzioni. Serve inoltre coordinare le attività di raccolta e condivisione delle esigenze e dei bisogni di evoluzione da parte degli Enti che hanno adottato le soluzioni. Infine, è necessario saper gestire le attività di progettazione e sviluppo continuo delle soluzioni, sia dal punto di vista organizzativo che tecnologico, favorendo un processo di diffusione e riuso di quanto sviluppato.

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