Per VMware il 2018 si prospetta come l’ennesimo anno all’insegna della crescita, a conferma del ruolo ormai chiave del suo software nella gestione dell’infrastruttura su cui poggia il business digitale di imprese, PA e Telco: +12% le previsioni, per un fatturato che sfiorerà i 9 miliardi di dollari (da 7,86 nel 2017) e 23 mila impiegati (125 in Italia).
Sul palco del VMworld di Barcellona, l’evento annuale dedicato a clienti e partner europei (omologo di quello americano che si svolge pochi mesi prima), il CEO Pat Gelsinger ha fatto il punto della strategia, parlando delle tante alleanze e novità messe in cantiere dell’azienda che ha “inventato” la virtualizzazione dei data center e che ha ormai 20 anni di vita.
Davanti alle 12mila persone presenti, fra cui 500 italiani, Gelsinger ha ricordato che VMware è in una posizione unica sul mercato: «Siamo un ponte che unisce i silos dell’innovazione», ha ricordato, perché è questo che fa la virtualizzazione da ormai molti anni, unificando server fisici di diversi fornitori (due anni fa l’azienda di Palo Alto è stata acquisita da Dell, ma resta agnostica rispetto agli hardware vendor), semplificando la gestione di device con sistemi operativi diversi, e rendendo “astratto” il networking, che è diventato software-defined. Risultato? Meno costi, meno complessità, più sicurezza e un enorme impatto nel ridurre le bollette della luce e di conseguenza le emissioni di CO2.
Dal cloud ibrido al multi-cloud
Gelsinger dal palco rivendica anche di aver coniato l’espressione cloud ibrido, intuendo in anticipo che questo sarebbe stato il futuro. Oggi infatti le aziende hanno capito non solo che le applicazioni poggeranno ancora per molti anni in parte su infrastrutture on premise e in parte nel cloud pubblico. Ma anche che non basta un solo cloud provider, ma è meglio – a volte anche necessario – affidarsi a diversi fornitori. Il multi-cloud necessita di fare un ulteriore passo avanti nella creazione di un’infrastruttura logica “a consumo” in grado di dare alle aziende la massima flessibilità nell’allocare i workload in “nuvole” diverse, e di portare così le applicazioni su ogni device.
In quest’ottica si inserisce l’acquisizione di Heptio, fondata nel 2016 da due degli sviluppatori di Kubernetes, tecnologia di riferimento per i container, che consentono appunto di creare l’infrastruttura multi-cloud su cui le aziende possono eseguire le applicazioni in modo agile e veloce.
«Molti clienti non hanno investito negli ultimi 2-3 anni, perché pensavano di poter spostare tutto il parco applicativo nel public cloud. Ma ora stanno puntando sull’hybrid cloud rinnovando anche i cloud privati: noi li aiutiamo a creare un’infrastruttura logica, integrata e a consumo, grazie anche alle nostre alleanze con AWS e altri provider (oltre 4mila nel mondo), e alla strategia congiunta con IBM», ha spiegato alla stampa Maurizio Carli, Executive Vice President, Worldwide Sales and Services di VMware, ingegnere italiano che da 5 anni vive nella Silicon Valley. IBM Cloud è infatti partner strategico da 2 anni, un’alleanza che ha fruttato 1700 clienti nel mondo, e 400 in Europa. All’evento sono arrivate anche le rassicurazioni dopo l’acquisizione di Red Hat da parte di IBM: nei rapporti con VMware non cambierà nulla.
Il Digital workspace per attirare millennial e abilitare lo Smart Working
Altro cavallo di battaglia di VMware è l’end user computing, ovvero la gestione dei device, sia mobile che desktop: gestire gli aggiornamenti, destreggiarsi fra molteplici sistemi operativi, garantire la sicurezza sono solo alcuni dei problemi che la gestione di un parco di terminali comporta. Dopo l’acquisizione dello specialista di MDM (Mobile Device Management) Airwatch, una delle importanti della sua storia, e l’integrazione con le soluzioni VDI, oggi VMware propone Workspace One, una soluzione per la gestione unificata fisso-mobile, che permette di virtualizzare il desktop e separare gli ambienti di lavoro fra privato e aziendale.
«Le aziende hanno l’esigenza di modernizzare i device e creare esperienze utente di tipo consumer per i dipendenti, garantendo al contempo livelli di security e privacy elevati», spiega Carli. Il workspace è un elemento della strategia di acquisizione dei talenti: per i Millennial, l’ambiente di lavoro offerto dalle aziende è un elemento determinante nella scelta, oltre che la soluzione tecnologica in grado di abilitare lo Smart Working.
Tech4Good, l’impegno per il sociale e l’ambiente
Durante i due giorni del VMworld di Barcellona si è parlato molto dei progetti e iniziative in ambito sociale, dall’ambiente (VMWare è oggi una società carbon free) al digital divide fino alla diversity, che nel mondo hi tech significa maggiore inclusione del mondo femminile. «In passato il dilemma era sempre fra “people o profit” – ha detto Gelsinger – ora invece è tempo di puntare su entrambi. La tecnologia è una grande opportunità, una forza che agisce per fare del bene».
A parlare dell’importanza di sensibilizzare il mondo politico per costruire un futuro digitale inclusivo e sostenibile è stata chiamata sul palco Martha Lane Fox, imprenditrice e filantropa, membro del parlamento inglese e del board di Twitter. «Il mondo tech deve affrontare sfide importanti e urgenti per costruire il futuro: è fondamentale coinvolgere più donne, portare internet a tutti, connettere la politica al mondo dell’innovazione», ha sottolineato.
VMWare e l’Italia
Who's Who
Raffaele Gigantino
Country Manager VMware Italia
Da tre mesi la filiale italiana di VMWare è guidata da Raffaele Gigantino, che ha sostituito Alberto Bullani. «È un momento propizio per il mercato italiano, il software è in crescita così come l’adozione di soluzioni Cloud. Abbiamo clienti significativi, come l’Università di Pisa o il consorzio Innova Puglia, oltre che grandi banche e Ministeri, e una squadra motivata, che continua a crescere: abbiamo 23 posizioni aperte», ha detto il manager.