Le aziende italiane presidiano poco il processo logistico su scala internazionale sia dal punto di vista del canale distributivo che da quello di approvvigionamento. E’ quanto emerge dall’Osservatorio Contract Logistics della School of Management del Politecnico di Milano.
A colpire l’attenzione è il dato relativo all’export: solo il 41% dei committenti italiani – principalmente aziende del settore meccanico o dell’impiantistica industriale – pone l’attenzione sui processi di approvvigionamento internazionali, il 21% lascia la gestione alle filiali commerciali o a un centro direzionale non localizzato in Italia e il restante 38% opera attraverso agenti o distributori, o addirittura senza alcuna struttura commerciale.
Alla base di questo trend c’è la ridotta convenienza economica rilevata dai committenti (32%) e l’assenza di volumi tali da giustificare il presidio a livello internazionale (25%).
Inoltre c’è anche il fatto che un terzo dei fornitori di servizi logistici non è pronto a supportare i processi di internazionalizzazione dei clienti, perché altamente focalizzati sul mercato italiano (26%), perché hanno scarse conoscenze sui mercati locali esteri (11%) o perché reputano che il servizio non abbia valore per i propri clienti (11%).
Eppure vi sono una serie di servizi che sono già stati implementati all’estero, singolarmente o in combinazione. Tra i più gettonati il supporto tecnico e amministrativo per i documenti di conformità della merce e gli aspetti doganali – adottato dal 52% dei committenti che presidiano il processo – in cui viene riconosciuto un know-how specifico agli operatori del settore – e il supporto nel presidio di nuovi mercati (adottato dal 33% dei committenti che presidiano il processo). Questa capacità di gestire flussi logistici su scala internazionale è risultato un fattore competitivo importante per molte imprese, anche di piccole dimensioni.
Se poi si pensa in chiave prospettica emerge un forte interesse per la gestione della visibilità lungo tutto il processo logistico (la percentuale di utilizzo attuale, 31%, è prevista in crescita al 62% nell’arco di tre anni) e la Realizzazione di magazzini/hub di consolidamento all’estero (dal 29% al 48% in tre anni).