Analisi

Resistere contro la crisi, a ogni costo

Difendere quanto costruito fin qui è la risposta scelta dal 70% delle piccole aziende italiane. Che preferiscono il “catenaccio” e trovare nuovi mercati interni piuttosto che rivolgersi all’export. I risultati di una ricerca della Fondazione R.ETE. Imprese Italia

Pubblicato il 26 Dic 2012

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“Resistere, resistere, resistere”. L’invocazione utilizzata molti anni fa da Francesco Saverio Borrelli, si adatta perfettamente alla situazione delle piccole imprese italiane che di fronte alla crisi stanno giocando in difesa.

Questo sostiene una ricerca della Fondazione R.ETE. Imprese Italia effettuata su un campione di 2.500 aziende italiane fino a 49 addetti.

“Difendere a ogni costo quanto costruito fin qui” è la risposta scelta dal 69,9% del campione rispetto alla strategia dei prossimi 12 mesi. E le recenti stime di Confindustria che allontanano la ripresa al 2014 possono avere anche aumentato questa percentuale.


Il “catenaccio” sembra l’unica strada possibile
Le dotte analisi sulla crisi come opportunità qui non prendono piede. Il “catenaccio” sembra l’unica strada possibile. Una scelta confermata anche dalla seconda risposta.

Mentre gli economisti si affannano infatti a spiegare che la difficile congiuntura si contrasta con l’export, il 55,9% afferma che la priorità è “cercare nuovi mercati interni” nonostante le previsioni negative. Complice le dimensioni del campione la scelta internazionale non fa parte delle ipotesi delle imprese che si sentono forse “costrette” a stare in Italia anche in mancanza di alternative.

Il 26,5% vuole “aumentare i ritmi di lavoro e della produzione”, una risposta che con ottimismo potremmo definire una spinta verso l’innovazione tecnologica che punta a diminuire il deficit di produttività dell’industria italiana rispetto ai competitor.

Il 24,9% è invece in attesa e conta anche “sul miglioramento del contesto da parte delle istituzioni pubbliche”. Una risposta che ha più il sapore dell’invocazione o della speranza più che una concreta strategia.


Ma c’è chi punta a nuovi prodotti e servizi
La vera spinta all’innovazione arriva però dal 19,1% che vuole “puntare a nuovi prodotti/servizi e materiali», mentre il 15,4% sta programmando di “realizzare il passaggio generazionale”, una scelta che riguarda circa sessantamila aziende e che segna sempre un momento difficile per ogni azienda.

Per il 15,4% bisogna insistere con i mercati stranieri, il 12,5% pensa di “cambiare struttura organizzativa” alla ricerca dell’efficienza e il 10,1% si vede costretto a “ridurre il personale e i collaboratori”.

L’estero, inteso come trasferimento dell’attività è un’ipotesi che riguarda il 6,2%, mentre il 3,5% opta per una soluzione ancora più radicale: “l’unica soluzione è ritirarmi”.

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