Spese Telecomunicazioni

Agcom: calano i prezzi delle Tlc, ma non basta a frenare la riduzione di spesa delle famiglie

Per la prima volta il giro d’affari di Internet supera quello degli Sms, ma le Telecomunicazioni continuano a soffrire, con un calo dei ricavi degli operatori pari al 3,7%. La relazione annuale dell’Authority descrive un mercato che conferma in sostanza i trend dell’ultimo biennio

Pubblicato il 02 Ott 2012

Per la prima volta il giro d’affari di Internet batte quello degli Sms, ma nonostante questo le Telecomunicazioni continuano a soffrire.

La relazione annuale dell’Agcom descrive un mercato che conferma in sostanza i trend dell’ultimo biennio. 2,41 miliardi di euro (+17,7% sul 2010) per la Rete contro 2,33 miliardi (+1,5%) dei messaggini sono i numeri del sorpasso che si inquadrano in una situazione che vede la diminuzione dei ricavi lordi degli operatori scesi a 40,59 miliardi di euro (-3,7% a fronte del -3,4% del 2010) e con il fisso registra una contrazione superiore (-3,9%) a quella del mobile.

Secondo l’Authority continua la riduzione della spesa di famiglie e imprese in misura leggermente più accentuata rispetto al 2010. Questo nonostante sia proseguita la riduzione dei prezzi dei servizi di tlc. Dal punto di vista delle imprese la redditività lorda del settore è sostanzialmente stabile “anche grazie alla continue azioni di ristrutturazione e contenimento dei costi operate dalle imprese di telecomunicazione”, mentre prosegue l’erosione delle quote di mercato di Telecom Italia che nel settore retail dei servizi di Tlc perde poco più dell’1% “che viene equamente distribuito nei guadagni di Vodafone e Wind (+0,7% ciascuno). Flessioni marginali sono registrate per Fastweb, H3G e Bt Italia”.

Gli accessi broadband hanno raggiunto quota 13,5 milioni, 370.000 in più in un anno. Una cifra che segna comunque un rallentamento della crescita. Anche in questo caso diminuisce di circa un punto percentuale la quota di mercato di Telecom Italia che rimane però sopra il 50% con il 41% nelle mani di Vodafone, Wind e Fastweb.

Dietro queste cifre rimane però una realtà difficile. Alla fine del 2011 la penetrazione della larga banda su rete fissa raggiungeva poco più del 22% degli italiani, contro una media europea di quasi il 28%. E con riguardo alla classe d’età 5-19 anni – quella maggiormente ricettiva in termini di capacita di adozione dei servizi digitali – l’Italia presenta un deficit, in termini assoluti, rispetto alla Francia e al Regno Unito (paesi che hanno una popolazione comparabile all’Italia), pari a 3,3 milioni di individui nel caso della Francia e 2,3 per il Regno Unito.

“Se si guarda al peso della specifica classe demografica in esame rispetto alla popolazione complessiva – scrive il Rapporto -, il valore dell’Italia risulta quello più basso (14,17%), benché in linea con i valori registrati in Germania e Spagna, e circa 3-4 punti percentuali in meno rispetto alla Francia e al Regno Unito. Questo nonostante che nel 2011 poco meno dell’85% delle famiglie italiane dove era presente almeno un minorenne disponeva di un pc e di queste quasi l’80% utilizzava internet, “valori che verosimilmente non sono distanti dai corrispondenti dati rinvenibili nei paesi europei avanzati”.

Un ulteriore freno alla diffusione della larga banda è rappresentato dalle classi demografiche. L’Italia ha una maggiore presenza di anziani rispetto agli altri Paesi europei.

“Se si considera la popolazione con un’età maggiore di 65 anni, in Italia sono presenti, rispettivamente, circa 1,5 e poco meno di 2 milioni di individui in più rispetto ai corrispondenti valori di Francia e Regno Unito”. C’è poi l’effetto scolarizzazione. Prendendo in esame la quota di popolazione di età compresa tra i 25 ed i 64 anni con titolo di studio non superiore al primo ciclo secondario, solo la Spagna, tra i paesi considerati, mostra una percentuale superiore di popolazione con un basso livello di istruzione.

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