Strette fra gli obblighi di compliance alle normative e l’esigenza di differenziarsi agli occhi dei clienti, le banche hanno oggi più che mai bisogno di tenere sotto controllo l’andamento del business attraverso indicatori attendibili e tempestivi.
In quest’ottica, il Gruppo Banca Carige sta affrontando un importante percorso di innovazione che punta a garantire accuratezza e trasparenza delle valutazioni dei rischi e a rendere disponibili all’organizzazione interna – ma anche ai clienti – informazioni rilevanti e utili, estratte dall’enorme quantità di dati racchiusi nei data base aziendali.
Con il supporto e le tecnologie di Sas, specialista nel campo dei Business Analytics, Carige ha implementato una piattaforma unificata per il credit risk management in ottica di validazione di Basilea 2. Le soluzioni software forniscono la possibilità di accedere a qualunque dato in azienda, associando diverse responsabilità alle persone in base al ruolo, e definendo regole coerenti con le strategie del business. Il tutto in un unico ambiente di gestione che consente maggior prontezza nel gestire e documentare l’adeguatezza a normative verso le visite ispettive di Banca d’Italia, attese a breve.
Ne parliamo con Luca Falco che dall’inizio dell’anno è il CIO Gruppo Banca Carige e in questo ruolo guida uno staff di 180 persone incaricato dell’intera gestione dell’ICT del Gruppo, dal momento che non viene fatto ricorso all’outsourcing.
Quali sono le nuove esigenze strategiche del business a cui la direzione ICT di Carige è chiamata a rispondere?
Il mercato bancario ormai si può considerare maturo e per questo Banca Carige ha deciso di iniziare a cambiare il modello di business, spostandosi da una focalizzazione sul prodotto a una sul servizio. Questo ha due impatti fondamentali. In primo luogo sulla rete di vendita, che venderà servizi in logica di pay per use: non più la carta di credito ma quanto viene usata, non più il conto corrente, ma il numero di movimenti.
In secondo luogo sull’ICT: da una parte dobbiamo rendere il processo di vendita – e quindi le applicazioni – ragionevolmente semplici, perché è già difficile vendere, e dall’altra dobbiamo abilitare velocemente tutte le possibili combinazioni di servizi. È un percorso che abbiamo iniziato, a partire dall’analisi dei bisogni del cliente.
Quali sono state le sue priorità in questi primi mesi di lavoro nel nuovo ruolo di CIO?
Sto seguendo tre parole d’ordine: razionalizzazione, semplificazione e adozione di tecnologia che risolva gli scopi, cioè i problemi degli utenti. Se in passato eravamo sempre alla ricerca della versione più aggiornata, oggi non è più così importante, guardiamo la funzionalità.
Razionalizzazione significa guardare quello che abbiamo, realizzare una sorta di inventario degli asset: troppo spesso nella rincorsa alla nuova tecnologia si sono create nicchie di competenze, mentre gli asset devono essere di tutta la banca. Inoltre, abbiamo lavorato sulla governance: è fondamentale in questo particolare momento tenere sotto controllo i costi.
L’analisi dei dati è oggi una priorità strategica per le banche. Come state affrontando questo tema?
La focalizzazione sul servizio rende necessario raccogliere moltissimi dati, per conoscere immediatamente cosa pensa il cliente, l’andamento delle vendite per ogni tipologia di prodotto e via dicendo. Negli anni passati gli sforzi sono stati concentrati nella costruzione di un data warehouse: raccogliere i dati, armonizzarli e integrarli. Adesso, invece, ci stiamo concentrando sull’estrazione e analisi di questi dati, ovvero su reporting e Business Analytics.
Abbiamo quindi disegnato un’architettura di riferimento, una blue print della banca per i fornitori nella quale sono definiti gli elementi di rappresentazione del dato. Di bit ce ne sono fin troppi: l’obiettivo ora non è solo la compliance a Basilea 2 ma la data quality.
Cosa significa, in concreto, avere un dato di qualità per una banca?
Vuol dire avere la certezza che quel dato ha un significato in termini di business ed è rappresentativo della realtà. Significa anche avere la consapevolezza che un dato è “sporco”, perché questo abilita un processo di cambiamento e di ottimizzazione.
Provo a fare un esempio: quando un cliente chiude un mutuo il debito residuo deve essere a zero. Se non lo è, vuol dire che c’è un processo aziendale che non sta funzionando, perché permette di chiudere un mutuo senza azzerare il debito, quindi è necessario intervenire tempestivamente.
In che modo utilizzate i Business Analitycs?
L’enorme mole di dati che possediamo al momento serve per governare il business e per avere una rappresentazione di quello che sta succedendo. A partire dalla rete commerciale, che ha bisogno ad esempio di indirizzare campagne verso determinati target di clientela. Una cosa che le banche non hanno mai fatto, e che vogliamo arrivare a fare, è ritornare verso il cliente le informazioni in nostro possesso.
Ad esempio, non diciamo mai al cliente: “il bonifico che aspettavi è arrivato”. La nuova frontiera è dare al cliente sempre più informazioni permettendogli anche di risparmiare. L’Internet Banking dovrà diventare non più solo uno strumento dispositivo, ma di relazione banca-cliente. In questo percorso che abbiamo avviato, la reportistica è divisa in due grandi mondi. Da un lato il mondo degli “analytics fai da te”, che permette ogni giorno di effettuare un’analisi diversa, e dall’altra i report meno dinamici, ad esempio il portafoglio del cliente, il portafoglio della filiale.
L’obiettivo è quello di non muovere i dati: devono restare in un unico posto ed essere fruibili a tutti. I processi batch sono superati, la tecnologia va in questa direzione e ci sta aiutando.
La relazione banca-cliente oggi passa attraverso molteplici canali, non più solo Internet. Qual è il vostro approccio verso il mondo Mobile e quello dei Social Media?
Ci stiamo spostando dalla multicanalità a quella che oggi si chiama intercanalità, un passo assolutamente obbligato perché tutte le aziende sono costrette ad inseguire la consumerizzazione del cliente. Dobbiamo portare in banca le semplificazioni della vita di tutti i giorni, con le difficoltà che questo comporta: le banche hanno gli oneri del riconoscimento del cliente per le norme antiriciclaggio, il rispetto delle norme sulla privacy e via dicendo.
Stiamo per rilasciare la nostra soluzione Mobile, che arriva fra le ultime nel mondo bancario e per questo fornirà molte funzionalità, anche innovative. Avremo ad esempio servizi di geolocalizzazione per la ricerca delle filiali e dei bancomat vicini e stiamo pensando a un servizio che permetterà di capire se una filiale è affollata, grazie al collegamento con il “codometro”. Stiamo ragionando anche sui social network, un mondo dove al momento le banche non sono per nulla attive. Credo che in poco tempo diventerà essenziale e bisognerà avere il coraggio e la consapevolezza di esporsi.
DA SAPERE
Banca Carige
Il Gruppo Banca Carige oggi è uno dei principali gruppi bancari, finanziari, assicurativi e previdenziali italiani e conta oltre 1000 punti vendita diffusi su tutto il territorio nazionale e circa 2 milioni di clienti. Da sempre orientato verso le famiglie, i professionisti, le piccole e medie imprese, il Gruppo comprende, oltre alla capogruppo Banca Carige: la Cassa di Risparmio di Savona, la Cassa di Risparmio di Carrara, la Banca del Monte di Lucca, la Banca Cesare Ponti, la società di gestione del risparmio Carige Asset Management Sgr, le società di assicurazioni Carige Assicurazioni (ramo danni) e Carige Vita Nuova (ramo vita), la società per il credito al consumo Creditis Servizi Finanziari S.p.A.. La rete di vendita può contare su 533 sportelli in tredici regioni: Liguria, Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Umbria, Marche, Puglia, Sardegna e Sicilia. All’estero ha uffici di rappresentanza a Londra, uffici di mandato a Mosca, New York, Pechino e una filiale a Nizza in Francia.