La crisi morde e non si intravedono a breve segnali
incoraggianti, ma c’è un settore che continua a
segnare risultati positivi: il commercio elettronico.
Secondo le stime dell’Osservatorio B2C Netcomm-Politecnico
di Milano la crescita dell’eCommerce in Italia nel 2012
sarà pari al 18% per un fatturato previsto di circa 9,5 miliardi
di euro. Nel 2011 il fatturato è stato pari a 8,052 miliardi (in
crescita del 19% rispetto al 2010).
I settori che fanno
eCommerce
“L’export, composto per il 55% dal turismo e per il
33% dall’abbigliamento, cresce del 21% – spiega Alessandro Perego,
Responsabile Scientifico dell’Osservatorio- e raggiungerà
a fine 2012 un valore totale di oltre 1,6 miliardi di
euro”.
Tra i segnali di novità, l’incremento registrato
sul comparto libri (+15%). Torna a
crescere in modo importante (+25%) anche il
settore dei dispositivi di elettronica e informatica che
negli ultimi anni aveva mostrato qualche segno di rallentamento.
Perego sottolinea che l’informatica è un settore nel quale
la multicanalità trova concretezza “coniugando in modo
innovativo attività sul punto vendita fisico e attività sul
punto vendita virtuale”.
Cresce l’export, cresce il fatturato, crescono gli utenti
attivi (+11% raggiungendo quota 10 milioni nei primi 3 mesi di
quest’anno). Insomma, un comparto che dà segnali positivi
ma che non riesce a mascherare problemi ancora insoluti:
l’Italia soffre un ritardo cronico
nell’alfabetizzazione digitale rispetto ai cugini europei.
Italia indietro
nell’alfabetizzazione digitale
Gli italiani che usano la rete nelle fasce d’età tra i 55
e i 74 anni sono infatti il 22%, contro una media europea del
40%; quelli tra i 25 e i 54 anni sono il 60%, contro una media
del 76%; quelli tra i 16 e i 24 anni sono l’81%, contro una
media del 91%, ben 10 punti percentuali in meno.
Tra coloro che navigano solo una porzione ridotta (15%) effettua
acquisti online, contro una media europea del 43%. In Spagna sono
il 27%, in Francia il 53%, in Germania il 64% e in Regno Unito il
71%.
Non va meglio se si guarda al mondo delle PMI:
se entro tre anni si prevede che il 33 per cento delle piccole e
medie imprese europee acquistino e vendano on line, per quelle
italiane si parla di un 11% (acquisti online) e addirittura di un
4% (vendite online).
Le proposte di
Netcomm
Da qui, le proposte di Netcomm per cercare di ridurre questo
divario. “La strategia di Netcomm si baserà quindi su 5
pilastri fondamentali – ha spiegato Roberto Liscia, Presidente di
Netcomm – Consorzio del Commercio Elettronico Italiano
– ovvero sviluppo dell’offerta, incentivi alla
domanda e all’export, semplificazione delle regole,
sviluppo di sistemi di pagamento-logistica,
codici-condotta-certificazione”.
“Tra le proposte per le imprese – prosegue Liscia – chiederemo
la detassazione parziale dei ricavi delle PMI da eCommerce
internazionale B2C e la concentrazione dei fondi europei su
priorità coerenti con gli obiettivi dell’Agenda Digitale.
Per le famiglie, IVA ridotta al 10% per eCommerce di prodotti
B2C, sviluppo di sistemi di pagamento elettronici di home banking
basati su SEPA come MyBank e certificazioni di qualità. Inoltre
la creazione di distretti virtuali digitali e consorzi di imprese
attraverso opportuni strumenti finanziari, sviluppo di
piattaforme WIKI delle imprese del Made in Italy per consentire
alle piccole aziende italiane di consorziarsi e la creazione di
un Istituto per il Commercio Estero Digitale”.
“Perché l’Europa – chiosa Liscia – e il
mercato unico digitale, con 500 milioni di consumatori, è
un’opportunità di rilancio del nostro Paese che non
possiamo lasciarci sfuggire”.