La crescita sui mercati esteri attraverso l’abbattimento
delle barriere transfrontaliere, una legge comunitaria sugli
scambi commerciali valida per tutti gli stati europei, un
arbitrato giudiziario per rendere più rapide le risoluzioni
delle controversie lavorative.
Questi sono solo alcuni dei temi affrontati da Viviane Reding,
vicepresidente della Commissione Europea durante
l’audizione alle commissioni Affari Costituzionali,
Giustizia e Politiche UE della Camera e del Senato.
Reding ha tenuto a sottolineare che sono necessarie misure
urgenti nel nostro Paese per favorire le PMI visto che in Italia
le piccole e medie imprese generano l’81%
dell’occupazione, a fronte di un 66% europeo.
Il nostro Paese ha quindi un ruolo chiave a livello europeo e per
questo è necessario che le PMI italiane possano crescere sui
mercati europei e investire all’estero sfruttando il
mercato comune europeo. Da un mercato prevalentemente nazionale
si deve passare all’internazionalizzazione visto che in
Paesi europei geograficamente vicini vi sono grandi opportunità
commerciali finora poco sfruttate.
I freni all’internazionalizzazione
Finora in Italia e in Europa in generale lo sbocco verso altri
mercati è stato fortemente frenato da due fattori principali. Il
primo è che gli scambi commerciali tra i Paesi Membri dipendono
da 27 diritti differenti e chi vuole fare business
all’estero deve conoscere gli ordinamenti degli altri 26
Paesi con grande spreco di tempo ed energie economiche.
Le imprese inoltre hanno timore di investire all’estero: il
57% dell’export al dettaglio e il 62% all’ingrosso
non escono dai Paesi membri. Nel nostro Paese 7 imprese su 10 si
dicono pronte ad investire fuori dai confini nazionali in
presenza di una unica legge europea sulle vendite.
Il Commissario ha annunciato che questa legge sarà varata in
tempi brevissimi dalla Comunità Europea. In Italia una legge di
questo tipo andrebbe accompagnata da una normativa nazionale. In
tal modo ogni volta che le vendite avvengono all’interno
dei confini nazionali si applicherebbe la legge interna, mentre
il diritto europeo entrerebbe in gioco solo per chi investe in
Europa fuori dai confini nazionali. Questo favorirebbe
enormemente le PMI italiane e aprirebbe loro nuovi orizzonti.
Tuttavia rimangono i problemi interni, Viviane Reding ha voluto
affrontare anche questi. In particolare è entrata nel merito di
una questione molto sentita in Italia: le controversie tra datori
di lavoro e dipendenti.
Secondo il Commissario in Italia occorrerebbe introdurre la
figura di un arbitro di tali controversie per evitare i tempi
lunghi che sovraccaricano la giustizia con oltre 6,5 milioni di
cause pendenti.
Nel nostro Paese manca la mediazione per le piccole pratiche e i
cittadini fanno troppo spesso riferimento ai tribunali. Su questo
punto Reding ha sottolineato che l’Unione europea è al
fianco dell’Italia nella ricerca di soluzioni valide e
alternative, anche per una riforma complessiva della Giustizia,
poiché senza sicurezza giuridica non c’è crescita
economica e non si può uscire dalla crisi.