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Quel primato italiano nell’Internet of Things

L’Internet of Things, la rete di oggetti che attraverso Internet acquistano una propria identità digitale, trova in Italia un Paese sensibile al tema e…

Pubblicato il 07 Mar 2012

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L’Internet of Things, la rete di oggetti
che attraverso Internet acquistano una propria identità
digitale, trova in Italia un Paese sensibile al tema e
che ha molto da dire
.

“Su alcuni settori quali lo Smart Metering, l’Italia
è in una posizione di assoluta leadership” afferma
Giovanni Miragliotta, ricercatore del Politecnico di Milano e
responsabile dell’Osservatorio Internet of Things.
“Su altri settori come le Smart Card o lo Smart Grid, siamo
in linea con gli altri Paesi europei e partecipiamo a pieno
titolo ai progetti di ricerca internazionali”.

Insomma, se l’Internet of Things è il futuro degli oggetti
intelligenti che dialogano fra di loro, l’Italia è per una
volta tanto in pole position.

Del resto, il nostro Paese si fa già forte di 34 milioni
di contatori elettrici intelligenti e 3,9 milioni di oggetti
interconnessi tramite SIM
.

Oggetti che vengono usati in variegati ambiti ed è proprio la
grande numerosità degli ambiti applicativi (“il solo
limite è rappresentato dalla fantasia” ha commentato il
responsabile scientifico dell’Osservatorio Internet of
Things, Alessandro Perego) a caratterizzare le esperienze IOT
implementate: Smart City, Smart Home, Smart Energy, Smart
Environment, Smart Car, eHealth sono solo alcuni dei termini che
sinteticamente richiamano gli scenari applicativi.

Nel primo anno di attività dell’Osservatorio, i ricercatori
del Politecnico hanno analizzato 340 applicazioni Internet of
Things
, avviate da imprese e pubbliche amministrazioni
in Italia e all’estero.

Un quadro eterogeneo

Ne è emerso un quadro molto eterogeneo, all’interno del
quale si possono individuare diversi gradi di maturità:
applicazioni consolidate, sperimentali ed embrionali.

Nelle prime rientrano le “semplici” soluzioni che
rispecchiano solo marginalmente i dettami dell’Internet of
Things (soprattutto in termini di apertura e raggiungibilità
dell’oggetto). Fra queste troviamo i sistemi di
antitrusione, videosorveglianza, gestione delle flotte aziendali,
manutenzione di dispositivi e impianti, localizzazione dei mezzi
pubblici e monitoraggio del traffico cittadino tramite
telecamere.

Fra le soluzioni consolidate, ma più vicine ai paradigma
dell’IOT (raggiungibilità degli oggetti e presenza di
funzioni di elaborazione locale dei dati) troviamo lo Smart
Metering elettrico, dove l’Italia è in posizione
di leadership
, le soluzioni domotiche per la gestione
dell’energia, servizi di infomobilità e box GPS per la
localizzazione dei veicoli e registrazione dei parametri di guida
(Smart Car).

Le applicazioni sperimentali ed embrionali hanno a che fare ad
esempio con lo Smart Grid o le Smart City, dove si assiste a
progetti in genere su piccola scala, ma molto utili per la
realizzazione di casi concreti da condividere poi per realtà
simili.

Il ruolo delle istituzioni

Nello sviluppo dell’Internet of Things, le istituzioni
rivestono un ruolo chiave, sia come regolatori che come
finanziatori e spesso committenti. L’Europa prevede
diversi bandì per lo sviluppo delle Smart City e per ridurre
consumi energetici ed impatto ambientale
. Sovente, nelle
Smart City, è il soggetto pubblico a fare da committente (si
pensi all’illuminazione stradale intelligente o alla
telemedicina).

Il ruolo dello Stato è quindi cruciale, al pari
della standardizzazione e apertura delle tecnologie, senza le
quali l’Internet of Things non potrà appieno realizzarsi.

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