Interviste

Assolombarda: “Spiragli positivi per le nostre imprese” – Intervista a Alberto Meomartini, Presidente Assolombarda e Saipem

In una situazione congiunturale che resta difficile, il Presidente della più grande associazione imprenditoriale, intervistato da Umberto Bertelè, territoriale italiana prevede un ruolo ancora importante per il sistema manifatturiero lombardo e per i servizi ad esso connessi. Positive le prime iniziative del nuovo governo, ma servono azioni incisive per svecchiare il sistema

Pubblicato il 13 Feb 2012

Impresa

Da oltre due anni Alberto Meomartini è al vertice della più grande associazione imprenditoriale territoriale italiana, Assolombarda, e dallo scorso maggio è anche Presidente di Saipem, azienda con un’elevata vocazione internazionale e tra le prime per capitalizzazione in Italia. A Meomartini abbiamo chiesto di illustrare, dal suo punto di osservazione, come vede la situazione congiunturale del Paese.

Alberto Meomartini: Per comprendere a fondo la situazione congiunturale corrente delle nostre imprese è utile ripercorrere l’andamento dell’ultimo periodo, così come rilevato dalla nostra indagine mensile sul settore manifatturiero milanese.

A inizio 2011 l’indice del clima di fiducia del manifatturiero milanese si era riportato sui livelli espansivi del ciclo precedente la Grande Crisi, ossia su livelli in linea con la prima metà del 2007. Tuttavia, nel corso del 2011 il clima di fiducia si è via via contratto, arrivando ad annullare il recupero messo a segno tra il 2009 e il 2010, tanto che a fine 2011 l’indicatore è crollato sui valori più bassi da metà 2009. L’attività produttiva, quindi, è oggi sensibilmente rallentata: soffriamo di una forte contrazione sia degli ordini sul mercato interno – in flessione dalla primavera 2011 – sia della domanda estera, che ha mostrato una maggiore tenuta iniziale, cominciando a indebolirsi nel corso dell’estate. A questi fattori, vanno aggiunti la grave incertezza che la violenta crisi finanziaria in atto continua a generare e i rischi di peggioramento legati all’impatto della crisi del debito europeo sui consumi delle famiglie e sull’economia reale.

Tuttavia, il quadro, seppur appaia al momento compromesso, mostra per ora alcuni spiragli positivi. Primo, le scorte di prodotti finiti nei magazzini oggi non sono eccessivamente elevate, e quindi non acuiscono il calo produttivo corrente e prospettico, al contrario di quanto fu sperimentato a cavallo del 2008-2009 allo scoppio della Grande Crisi. Secondo, anche grazie alla situazione delle scorte, le aspettative di produzione a breve termine hanno ceduto molto meno di quanto l’andamento della domanda avrebbe fatto presumere, quindi per il momento le nostre imprese continuano a vedere un orizzonte a breve non eccessivamente cupo.

Sul fronte del mercato del credito bancario, inoltre, è evidente che siamo in una situazione in cui il denaro è una risorsa scarsa e quindi più costosa. Anche qualora le banche applicassero spread contenuti al momento degli impieghi, ad esempio per i finanziamenti alle aziende, il costo del denaro resterebbe comunque elevato perché non potrebbe mediamente essere inferiore al differenziale BTP-Bund.

La situazione è fortemente influenzata dall’andamento dell’economia mondiale e dalla situazione italiana ed è difficile prevedere un’inversione di tendenza senza riforme strutturali che ridiano credibilità al sistema italiano. E anche qualora venissero varate, i risultati non si avrebbero nell’immediato: mi aspetto altri mesi di credito costoso e difficile da ottenere. È proprio a seguito dei problemi di liquidità sul mercato del credito e dell’aumento considerevole di spread e spese bancarie che Assolombarda ha sollecitato a Confindustria un’azione forte sugli istituti di credito e sulle istituzioni, per arrivare a valutazioni condivise e individuare percorsi comuni per affrontare la situazione.

Va anche detto che nella recente legge “Salva Italia” del Governo Monti sono stati inseriti, tra l’altro, due importanti provvedimenti: il potenziamento del Fondo di garanzia per le PMI, con l’obiettivo di raddoppiare gli attuali livelli di operatività passando dai circa nove miliardi di finanziamenti garantiti nel 2011 ad almeno venti miliardi, e la possibilità di rafforzamento patrimoniale dei Confidi 107, il cui capitale è ora aperto a partecipazioni di enti diversi dalle PMI come per esempio le Camera di Commercio, le Regioni o le grandi imprese non finanziarie. Ad essi si aggiungono ACE e deducibilità IRAP che, pur in misura contenuta, vanno in direzione opportuna. Ora ci attendiamo possibilità di ambienti più competitivi come esito del decreto liberalizzazioni.

IL SISTEMA DELLE IMPRESE E I PROBLEMI STRUTTURALI DA SUPERARE

Umberto Bertelè: Vi è per il nostro Paese il grave problema congiunturale discusso finora, destinato ad avere un pesante impatto strutturale sull’economia in assenza di un ritorno a condizioni di finanziamento (dello Stato e in connessione delle imprese) più normali: ritorno fortemente condizionato, oltre che dal nostro impegno, dall’evoluzione del contesto comunitario e mondiale. Vi è allo stesso tempo, esaltato dalla crisi ma preesistente, un insieme di problemi strutturali – ormai endemici – su cui saremmo dovuti intervenire da tempo, ma su cui le resistenze al cambiamento sono state e continuano a essere molto forti.

Una parte delle resistenze proviene ovviamente dalle imprese, e sarebbe strano il contrario dato il loro peso nella società: le liberalizzazioni sono in generale viste come fumo negli occhi dai comparti ove si vorrebbero introdurre; la logica di cercare di salvare anche le imprese agonizzanti, sinora seguita da quello che curiosamente si chiama Ministero dello sviluppo economico, non mi sembra sia combattuta con sufficiente vigore; la guerra al lavoro nero e all’evasione fiscale, propugnata con convinzione da una parte delle imprese, è sordamente combattuta da altre che – vivendo ai margini – vedono messa a rischio la loro stessa sopravvivenza; così come mi sembra che non ci sia entusiasmo (per usare un eufemismo) nei riguardi di una rimodulazione del grande flusso di contributi che vengono attualmente erogati alle imprese ai titoli più vari, che mantenga in vita quelli spiegabili in una logica di zero-based budget e che usi gli altri a favore di una riduzione dell’imposizione fiscale e previdenziale estesa a tutte le imprese. Qual è la posizione di Assolombarda su questi punti?

Alberto Meomartini: Quello che abbiamo chiesto al governo con forza è che vadano eliminate tutte le incrostazioni: anche perché è in continua crescita – e i candidati ai vertici di Confindustria dovranno tenerne conto – il numero di imprenditori convinto di tale necessità. È necessaria una rivisitazione dei flussi di incentivi, molti dei quali da azzerare: per liberare risorse, ma allo stesso tempo per liberare le imprese dai vincoli – talora vere e proprie costrizioni – connessi con l’erogazione degli incentivi stessi.

Così come ritengo che strumenti quali la cassa integrazione, per cui il nostro sistema paga più soldi di quelli che riceve, non debbano essere utilizzati – con una sorta di accanimento terapeutico – per allungare l’agonia delle imprese morenti.

Le imprese che crescono, e ce ne sono numerose che sono cresciute in questa fase di grande difficoltà, non hanno bisogno di incentivi. Hanno bisogno di un corretto rapporto con le banche, e per questo Assolombarda sta facendo molto: attraverso il potenziamento dei fondi di garanzia; attraverso la spinta a una maggiore trasparenza delle imprese a fronte di una maggiore quantità di danaro erogato.

Hanno bisogno di un corretto rapporto con il fisco: anche attraverso la possibilità, intelligentemente introdotta dalla manovra governativa, di deduzioni a fronte di comportamenti virtuosi. Hanno bisogno di scegliere le persone giuste e conseguentemente di disporre dei tempi per una corretta valutazione. L’Italia dispone già in misura adeguata, a tale proposito, di strumenti di flessibilità in entrata (quali la legge sull’apprendistato oggetto di una sperimentazione congiunta Assolombarda-Politecnico) e sono molti i lavoratori in apprendistato che si trasformano in lavoratori a pieno titolo. Una maggiore flessibilità in uscita agevolerebbe ovviamente gli ingressi, ma ritengo che quella sull’articolo 18 sia una falsa battaglia (vista anche l’esiguità del numero di reintegri in azienda).

Umberto Bertelè: Qual è lo stato di salute delle imprese operanti sul nostro territorio, a oltre tre anni dall’inizio della crisi?

Perché vedo segnali incoraggianti, come il forte aumento dell’export nel 2011, ma anche crepe: quali le difficoltà nei poli siderurgici di Terni e Piombino, con la possibile fuoruscita delle multinazionali proprietarie degli impianti; la fuoruscita di Alcoa; la delocalizzazione, dal nostro paese alla Serbia, degli stabilimenti Omsa.

Alberto Meomartini: Assolombarda ha svolto una ricerca sulle imprese – numerose – che hanno dimostrato di saper cavalcare la crisi. La mia convinzione, nonostante l’aggravamento della situazione negli ultimi mesi (discusso in precedenza), è che il nostro sistema manifatturiero non sia assolutamente in declino e che possa giocare un ruolo importante nel futuro: insieme con il sistema dei servizi, che nella nostra città è ad esso prevalentemente collegato. La situazione di gran lunga più positiva è quella delle imprese che esportano, grazie anche alla loro capacità (spesso non visibile dalle statistiche) di riposizionarsi sui mercati nuovi.

Vanno bene le imprese la cui competitività non dipende dal costo, ma dalla qualità del prodotto: immettere conoscenza, innovazione, tecnologia è fondamentale per noi più che per altri.

Vanno bene le imprese che hanno saputo guardare avanti, che hanno avuto il coraggio di investire nel periodo della crisi (spesso nei settori tradizionali), che lo hanno fatto con prudenza mantenendo un buon livello di capitalizzazione, che sono cresciute puntando sui mercati esteri in crescita o sulle acquisizioni (spesso precedute da sperimentazioni e accordi).

Va bene, nonostante la crescita del prezzo dell’energia, chi produce acciaio speciale. Va bene chi ha la capacità di saper differenziare prodotti apparentemente obsoleti combinando creatività artistica e utilizzo dei materiali innovativi.

Per quanto concerne la delocalizzazione, non credo sia destinata a perdurare nel tempo. Scommetterei anzi su un effetto pendolo, sul futuro ritorno di attività emigrate: a fronte di incrementi dei costi nei paesi di approdo o di verifiche sul campo non in linea con le aspettative.

Nel frattempo, soprattutto nell’ambito della green economy, sono nate imprese nuove.

DA SAPERE

LE AZIONI DI ASSOLOMBARDA PER SOSTENERE LE IMPRESE

Assolombarda lavora per rendere il legame tra banche e imprese sempre più stretto, rendendo sempre più proficuo, trasparente e fluido il rapporto; focalizzandosi sui servizi e adattandoli alle esigenze delle imprese. Un esempio concreto è il servizio di consulenza alle imprese, che è stato potenziato con l’analisi della loro struttura finanziaria tramite un’applicazione software realizzata al proprio interno: dal 2009 a oggi sono stati organizzati oltre 500 appuntamenti. Numerose le iniziative per sostenere le imprese in crisi. È stato creato il Pool Rilancio Aziendale (PRA), un pool interdisciplinare di esperti di Assolombarda in grado di seguire le imprese sotto molteplici aspetti collegati a momenti di difficoltà aziendale. Attraverso ACF spa – la società fondata da Assolombarda, Camera di Commercio e Confidi Milano con l’obiettivo di facilitare il rapporto fra banca e impresa -, sono stati creati modelli di pre audit e audit, condivisi con il Tribunale di Milano e con alcuni dei principali Istituti di Credito operanti su piazza Milano, che consentono comuni valutazioni delle criticità aziendali e la conseguente identificazione delle più opportune soluzioni sono gli aiuti di Assolombarda alle aziende associate. Inoltre, insieme a ACF e mutuando l’esperienza maturata con il PRA, è attiva una collaborazione con la Rete di Aiuto Imprese in Difficoltà (RAID) della Regione Lombardia. È stata anche attivata l’iniziativa “Insieme nella crisi” offrendo alle aziende associate una consulenza finanziaria gratuita da parte di ACF.

LE OPPORTUNITA’ DELL’ICT

Assolombarda è consapevole che le infrastrutture di comunicazione sono il veicolo necessario per consentire l’ulteriore sviluppo dei servizi e delle opportunità legate all’ICT e che per questo sono necessari nuovi investimenti per potenziare e sviluppare le reti, sia fisse che mobili, per eliminare il deficit infrastrutturale presente ancora in oltre 6 mila località del Paese. «Una moderna infrastruttura di telecomunicazioni è decisiva per rilanciare l’economia del Paese – ha affermato Meomartini – , poiché i benefici di questi investimenti hanno ricadute importanti per la competitività delle imprese, l’ammodernamento e l’efficienza della P.A e la qualità della vita dei cittadini. Ci attendiamo quindi un impegno serio e non sporadico, e siamo disponibili a collaborare per rendere in tempi rapidi questi obiettivi una realtà a disposizione delle imprese e della collettività». Già nel 2010 un rapporto del Centro Studi Confindustria ha evidenziato come uno dei motivi per cui l’Italia è cresciuta poco negli ultimi 15 anni è anche l’aver usato meno il motore dell’ICT rispetto ad altri paesi con simile livello di sviluppo. Infatti, se nei 10 anni prima della crisi (1997-2007) il capitale ICT fosse cresciuto in Italia allo stesso ritmo del Regno Unito, il PIL italiano sarebbe aumentato nel periodo di circa 3 punti percentuali aggiuntivi. Se le imprese puntassero con decisione su una maggiore digitalizzazione dei loro modelli di business, ciò costituirebbe un importante volano per rilanciare lo sviluppo, oltre che aumentare la competitività e la redditività. Assolombarda da molti anni aiuta le imprese a trovare risposta alle loro esigenze di innovazione anche basata sull’ICT, mettendo a disposizione servizi e strumenti. In particolare, si pone come mediatore di fiducia per le imprese con l’obiettivo di supportarle nei processi di trasferimento tecnologico, lavorando con la partnership di Fondazione Politecnico per offrire un servizio a valore aggiunto per le nostre imprese. «L’impegno è far sì che le aziende possano meglio percepire come questi investimenti consentano un salto quantitativo e qualitativo sia dal punto di vista organizzativo che produttivo in un’ottica di innovazione a tutto tondo», conclude Meomartini.

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