Musica e film: il download ha preso il posto di CD e DVD,
ma cresce lo streaming
Le grandi case musicali sono state tra le prime vittime di
Internet. Attaccate dai siti pirati, hanno dovuto accettare nel
2001 – come il male minore – la proposta di Apple di vendere
tramite iTunes a prezzi contenuti i brani musicali. Il fallimento
di Blockbuster, catena leader a livello mondiale nella
distribuzione di film su DVD, testimonia come qualcosa di simile
sia accaduto (più recentemente) anche per i film: dove i DVD
avevano rubato spettatori ai cinema e le nuove forme di
distribuzione – la rete ma anche il digitale terrestre e il
satellite – hanno portato a livelli estremamente bassi le vendite
di DVD. Apple è di gran lunga il leader nel download della
musica, ove Google ha avuto finora difficoltà nel chiudere gli
accordi con le grandi case: è recente l'ingresso sul mercato
con il lancio di Google Music. Apple è leader anche nei film,
con quasi i due terzi del mercato, seguita da Microsoft (forte
delle vendite di Xbox Kinect) e Wal-Mart.
Ma sia nella musica sia nei film si sta facendo strada il
business model alternativo basato sullo streaming: con la svedese
Spotify, in fase di espansione internazionale, e le statunitensi
Pandora e Rhapsody nella musica; principalmente con Netflix nei
film, ove sono in entrata anche Amazon e Facebook.
Il passaggio dal buy al rent, favorito dalla crisi, costituisce
un forte problema per le media company, che vedono ulteriormente
calare le loro entrate e sperano nel successo della nuova
generazione di servizi basata sul cloud computing: che prevede
l’acquisto e la conservazione sul cloud, con la
possibilità di accesso in qualunque momento da qualsiasi device.
Libri e giornali: sarà il tablet il vincitore?
Per i libri la prima rivoluzione – nei secondi anni
’90 – aveva toccato solo i meccanismi distributivi di un
prodotto che rimaneva cartaceo e Amazon era stato il vincitore
assoluto di questa fase. La seconda rivoluzione ha visto
l’affiancamento del formato elettronico a quello cartaceo e
l’entrata in campo dei lettori elettronici – primo fra
tutti il Kindle di Amazon – dotati di biblioteca virtuale e di
capacità incorporata di acquisto di nuovi titoli via etere.
L’iPad, e in generale i tablet, si sono posti dal 2010 come
potenziali sostituti, minacciando la supremazia di Amazon: che,
per risposta, ha lanciato come visto un suo tablet sul mercato.
Chi continua a soffrire, soprattutto negli US, sono le librerie
fisiche: che stanno cercando nuovi formati per sopravvivere.
Per i giornali la scelta storica (forse obbligata) di creare siti
a libero accesso ha contribuito a innescare un fenomeno,
acceleratosi poi con la crisi, di drammatica discesa del numero
di copie vendute e – in connessione – dei ricavi pubblicitari.
Solo a pochi, a The Wall Street Journal in prima posizione, era
riuscito sino a poco tempo fa il passaggio a una logica di
pagamento per molti dei contenuti del sito. La novità si è
avuta con l’avvento dell’iPad e dei tablet, visti
dagli editori come una possibile àncora di salvezza per ricavare
denaro dalla vendita via rete dei giornali: un qualcosa di simile
a quello che l’iPod rappresentò per le case discografiche,
ma sinora con risultati inferiori alle speranze.