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L’Internet of Things sta arrivando: parola di Gartner

La locuzione “Internet of Things” fa riferimento al paradigma che consente di utilizzare un’evoluzione della rete Internet per collegare tra…

Pubblicato il 21 Ott 2011

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La locuzione “Internet of Things” fa riferimento al
paradigma che consente di utilizzare un’evoluzione della
rete Internet per collegare tra di loro oggetti. L’elemento
interessante è che tale rete non riguarda solo apparecchi
elettronici – siano essi personal computer, tablet,
smartphone, etc. – ma anche (e soprattutto) oggetti di uso
comune – ad esempio elettrodomestici, automobili, etc.
Quello che fino a non molto tempo fa sembrava
fantascienza, ora sta diventando realtà
e gli esempi di
applicazioni crescono rapidamente. Questo percorso verso la
digitalizzazione degli oggetti fisici può avere infatti enormi
implicazioni sulle aziende di tutti i settori.


La magnitudo della diffusione dell’Internet of Things può
essere valutata in prima battuta “contando” il numero
di oggetti interconnessi. Una recente ricerca di Gartner
mette in luce come già oggi il numero di connessioni tra oggetti
sia superiore rispetto alle connessioni Internet
“tradizionali”
e come queste cresceranno
ulteriormente nel futuro andando a convogliare la larga
maggioranza del traffico internet. Nel 2020 è infatti
previsto che saranno circa 30 miliardi gli oggetti connessi
permanentemente alla rete
, mentre altri 200 miliardi
saranno quelli che vi si connetteranno periodicamente.

Una metrica ancora più efficace per comprendere il tasso di
crescita dell’Internet of Things può essere ottenuta
misurando il volume di interazioni tra gli oggetti piuttosto che
il solo numero di oggetti interconnessi. Gli oggetti possono
essere connessi e interagire su Internet in molti modi,
garantendo servizi a valore aggiunto per i consumatori e per le
aziende. Al riguardo, è importante considerare che gli
oggetti possono fornire diverse tipologie di
informazioni
, dal semplice identificativo (ad esempio,
un tag RFId che consente di conoscere il codice identificativo
univoco di un capo di abbigliamento) ad informazioni su
proprietà dell’oggetto o dell’ambiente che lo
circonda (ad esempio una valigia in aeroporto che comunica il suo
codice identificativo, la sua attuale posizione e da quanto tempo
si trova in quella posizione).

E’ importante sottolineare che non è necessario
che tutti gli oggetti siano dotati di “computer
interni” per realizzare l’Internet of
Things
. Prendiamo come esempio un parcheggio a
pagamento: ogni posto auto può essere dotato di sensori in grado
di segnalare la presenza o meno di un veicolo (parcheggio libero
vs occupato). Rendendo questa informazione disponibile agli
automobilisti in cerca di un parcheggio libero è possibile
migliorare notevolmente la qualità del servizio offerto ai
cittadini. In questo esempio il parcheggio non ha la necessità
di processare localmente informazioni complesse, ma si limita a
comunicare agli altri nodi della rete dove si trova e il proprio
stato, così che l’informazione possa essere resa
disponibile agli automobilisti.


Ma quali sono le sfide aperte dall’Internet of Things per i
CIO e, più in generale, per le aziende? Gartner afferma
che trattandosi di un fenomeno ancora in piena fase
evolutiva
non si può prescindere da un approccio
“per gradi”, che ha caratterizzato altre innovazioni
nel passato più o meno recente (si pensi all’e-commerce,
all’e-business, etc.). Al riguardo, l’avvio
di progetti pilota risulta essenziale
per dimostrare sul
campo come tali soluzioni tecnologiche possano consentire in
settori e ambiti diversi di migliorare gli attuali prodotti,
crearne di nuovi, migliorare la produttività, progettare nuovi
modelli di business.

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