Nato ufficialmente lo scorso anno, pochi giorni fa ha fatto il suo “debutto” pubblico con il convegno di presentazione dei primi mesi di indagine. Stiamo parlando dell’Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano che nel suo primo anno di indagine ha coinvolto 721 imprese e 469 casi di utilizzo di Artificial Intelligence, riferibili a 337 imprese internazionali ed italiane [nella ricerca sono stati considerate le principali imprese a livello mondo e Italia, rispettivamente con fatturato superiore a 15 miliardi e 1,5 miliardi di dollari – ndr].
In estrema sintesi, queste le principali evidenze emerse dal primo Osservatorio Artificial Intelligence:
- in Italia il 56% delle grandi imprese oggetto di indagine ha già avviato progetti di Intelligenza Artificiale (contro circa il 70% di Francia e Germania) anche se siamo solo in una fase embrionale di utilizzo delle grandi opportunità di questa tecnologia;
- i progetti sono orientati prevalentemente su soluzioni di Intelligent Data Processing (il 35% dei casi) e di Virtual Assistant/Chatbot (25%), mentre sono quasi assenti le applicazioni più di nicchia, a sostegno dei processi interni delle aziende;
- rispetto alle esperienze estere, aperte anche ad applicazioni sperimentali, le imprese italiane sembrano prediligere ambiti maturi: il 52% delle soluzioni individuate è già a regime (contro il 38% a livello internazionale), mentre il 48% è ancora allo stadio di idea progettuale, di progetto pilota o in fase di implementazione;
- la maggior parte dei progetti di Intelligenza Artificiale in Italia si concentra nei settori delle Banche, Finanza e Assicurazioni (17%), Automotive (17%), Energia (13%), Logistica (10%) e Telco (10%).
In Italia vincono i Chatbot
La ricerca, studiando 469 casi di utilizzo di Intelligenza Artificiale, rivela che soltanto il 38% delle iniziative individuate nel mondo è a regime (utilizzate da tutti gli utenti e sottoposte a un processo di miglioramento continuo già strutturato).
«Una su cinque, il 21%, è in corso di implementazione, in una fase di rilascio su larga scala che coinvolge buona parte dei processi e degli utenti – rileva Alessandro Piva, Direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence -. Una quota analoga, invece, è ancora in fase pilota, durante cui vengono misurati i primi risultati e individuate problematiche, il 20% è ancora soltanto un’idea progettuale, con un budget stanziato per esplorare un possibile progetto in un campo d’applicazione ben definito».
I principali ambiti di applicazione riguardano l’Intelligent Data Processing (35%), soluzioni che utilizzano algoritmi di Artificial Intelligence per estrarre informazioni e avviare azioni basate sulle informazioni estratte, e i Virtual Assistant o Chatbot (25%), agenti software in grado di interagire con un interlocutore umano per eseguire un’azione o offrire un servizio.
I Virtual Assistant o Chatbot rappresentano in particolare il secondo campo di applicazione più esplorato dalle soluzioni di Intelligenza Artificiale. L’Osservatorio Artificial Intelligence ha censito 118 casi di Chatbot utilizzati a livello internazionale, rilevando come i più utilizzati nell’ambito servizi sono quelli per l’assistenza al cliente dopo la vendita (87%), seguiti da quelli che offrono al cliente servizi che non riguardano direttamente l’ambito in cui opera l’azienda (7%) e gli assistenti virtuali della tipologia Corporate Knowledge (6%), che hanno il compito di rispondere a domande poste dal personale o da figure esterne sull’organizzazione aziendale.
Nella funzione Marketing i Virtual Assistant vengono impiegati come shop assistant (46%), guida all’acquisto (27%), per azioni di brand reputation (18%) e supporto alle vendite (9%). Alla categoria prodotto appartengono quei Chatbot inseriti all’interno di un prodotto per consentirgli di interagire con l’utente.
Intelligenza Artificiale, la definizione del Politecnico di Milano
Il primo anno dell’Osservatorio Artificial Intelligence ha visto impegnato il team di ricercatori anche nel complesso compito di definire al meglio cosa sia l’Intelligenza Artificiale. Questa la definizione identificata e pronunciata durante il convegno da Giovanni Miragliotta, Direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence:
«Il ramo della computer science che studia lo sviluppo di sistemi hardware e software dotati di abilità tipicamente umane, come l’interazione con l’ambiente, l’apprendimento e l’adattamento, il ragionamento e la pianificazione. Sistemi quindi in grado di perseguire autonomamente una finalità definita prendendo delle decisioni che, fino a quel momento, erano solitamente affidate agli esseri umani».
Un ramo della computer science ancora a uno stadio iniziale ma sul quale esiste già un certo fermento in tutto il mondo. Lo dimostrano il crescente interesse della comunità accademica al tema, l’offerta dei grandi player di servizi Cloud, la vitalità di 460 startup che dal 2016 ad oggi hanno raccolto complessivamente 2,2 miliardi di euro a livello internazionale, non ultimo la diffusione di soluzioni (più o meno sperimentali) tra le aziende.