L’Internet economy in Italia è in netta crescita. Nel 2009
valeva 28,8 miliardi di euro (pari all’1,9% del PIL) e nel
2010 ha raggiunto la quota di 31,6 miliardi
(+9,4%) ovvero il 2% del PIL, una percentuale
pari a quella del settore della ristorazione e di poco inferiore
all’agricoltura e alle utility.
A misurare l’economia della Rete è lo studio del Boston
Consulting Group (BCG) “Fattore Internet. Come Internet sta
trasformando l’economia italiana”, (www.fattoreinternet.it)
commissionato da Google per valutare l’impatto che Internet
produce sulla nostra economia, sia oggi che in futuro, nonché
analizzare gli elementi che concorreranno a farne crescere
l’influenza.
Di strada ne è stata fatta molta a partire dal primo dominio
italiano registrato nel 1987, quando esistevano solo 10.000
computer connessi alla rete: a fine 2010 i siti con il
suffisso .it hanno superato i 2 milioni. La crescita
rapida del fenomeno Internet, e conseguentemente anche del peso
che ha per la nostra economia, è stata trainata in particolare
da tre attori.
In primo luogo i consumatori finali. Gli italiani che
navigano almeno una volta al mese sono circa 28
milioni (con una crescita nell’ultimo anno del
16%), le famiglie che hanno accesso alla rete sono più della
metà del totale, il numero di utenti attivi nelle fasce orarie
tra le 9 e le 24 è compreso tra 5 e 7 milioni, per un totale di
1 ora e 35 minuti trascorsi online ogni giorno.
Nell’ultimo anno l’e-commerce ha registrato una
crescita del 14%, in particolare nel campo del turismo.
Altro attore di primo piano sono le PMI, che
dall’investimento nella rete registrano importanti vantaggi
dal punto di vista della crescita e della produttività. Infatti,
le imprese che sono attive online – ovvero
quelle che possiedono un sito ed effettuano attività di
marketing online o di e-commerce – hanno registrato
un incremento annuo dei ricavi dell’1,2%, in
controtendenza rispetto a quelle aziende che utilizzano in modo
marginale o addirittura snobbano la rete. Inoltre per il 34%
delle aziende attive, e in particolare per quelle impegnate nel
marketing, Internet ha comportato un aumento del personale a
seguito dell’incremento di fatturato e della nascita di
nuove figure professionali legate al mondo digitale.
Infine c’è la Pubblica Amministrazione, che ha
intrapreso con il piano e-gov, varato nel 2009,
un percorso di digitalizzazione dei rapporti con
i cittadini. Secondo quanto rilevato dall’European
Benchmarking della Commissione Europea del 2010 l’Italia è
ai primi posti delle classifiche speciali che considerano la
disponibilità online di 20 servizi di base statali, 12 verso i
cittadini e 8 verso le imprese.
E il futuro cosa prevede? Secondo uno scenario che ipotizza un
andamento lineare di quanto è accaduto fino ad oggi, nel
2015 il contributo di Internet al PIL italiano sarà il doppio
rispetto al 2009 – con un giro d’affari pari
a 59 miliardi di euro e una quota pari al 3,3% – con una
crescita annua del 13% dal 2009. Se poi si considera uno scenario
ottimistico il valore potrebbe arrivare a 77 miliardi di euro,
con un crescita del 18% rispetto al 2009.
Ma quali sono i fattori chiave che abiliteranno un opportuno
sviluppo dell’Internet economy? Secondo gli esperti le
priorità per il futuro sono tre: le PMI dovranno spostarsi
online, per sviluppare il business e avere un respiro
internazionale, si dovrà cavalcare l’onda e potenziare il
Mobile commerce che in tutte le sue forme offre grandi
opportunità alle aziende, e sarà infine fondamentale fare
cultura ed educare i consumatori.