Approfondimenti

Il Cloud Computing pronto al decollo

In Italia come in Europa, il nuovo paradigma sembra aver convinto le imprese, che si dichiarano pronte a investire per ottenere maggiore efficienza e flessibilità dei sistemi di Information Technology

Pubblicato il 13 Apr 2011

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I servizi Cloud in Italia nel 2011 sono in forte crescita ed il
mercato continuerà nei prossimi anni il suo dirompente sviluppo.
Questo quanto emerge da recenti ricerche dell’Osservatorio
Cloud & ICT as a Service della School of Management del
Politecnico di Milano e di IDC Italia, che evidenziano inoltre
come questa crescita comporterà un processo di trasformazione
che interesserà sia le modalità di investimento da parte della
domanda che il fronte competitivo dell’offerta ICT, che si
sta progressivamente orientando verso la modalità Cloud.

Il Cloud sembra dunque finalmente decollato anche in
Italia, dopo un lungo periodo di prudente attesa
: le
ricerche svolte dalla School of Management del Politecnico di
Milano mostrano come le spinte maggiori derivino dalla necessità
delle aziende di ottimizzare i costi di esercizio delle
strutture, di standardizzare le modalità d’uso e di
razionalizzare i processi interni. Questo interesse
riguarda sia le grandi organizzazioni, sia le PMI che risultano
però ancora oggi poco informate sul tema Cloud
; per le
Pubbliche Amministrazioni il discorso è più complesso perché
spesso soffrono di una frammentazione informatica che, se da una
parte rende il Cloud una soluzione estremamente interessante,
dall’altro ne rende più difficile l’im
plementazione. In Europa, un’azienda su tre
considera oggi il Cloud come una componente essenziale per la
propria strategia IT
e prevede, secondo quanto reso noto
da IDC , che gli investimenti in questa direzione arriveranno a
costituire il 25% della spesa IT nel 2012 e quasi il 34% nel
2013. I dati indicano anche che il 35% delle aziende sta
pianificando di adottare soluzioni di virtualizzazione del
desktop e che le aziende che le stanno già utilizzando vivono
invece una seconda fase – definita dagli analisti
“virtualizzazione 2.0” – che agisce principalmente
sul controllo dei costi operativi e gestionali e
sull’aumento del livello di servizio. Queste
dinamiche fanno intravedere il passaggio alla cosiddetta fase
della “virtualizzazione 3.0”, che comprende
un’ulteriore evoluzione delle logiche di Cloud Computing,
in versione “private”, “public” o ibrida,
e che si manifesterà progressivamente in un arco di medio
periodo
. Un cammino di transizione che obbligherà le
aziende a ripensare all’organizzazione, alle procedure ed
ai processi, portandole ad affrontare diverse criticità
organizzative e culturali, ma offrendo grandi opportunità di
riduzione dei costi e recupero di efficienza e flessibilità.

Il Cloud può quindi essere di supporto ad ogni tipo di attività
aziendale, dalle soluzioni di software applicativo, al software
infrastrutturale, agli ambienti di virtualizzazione fino alle
sicurezza e alle risorse fisiche. I vantaggi offerti sono
una totale elasticità adattabile ai bisogni ed una completa
scalabilità nel tempo, oltre ad una riduzione dei costi,
commisurati all’effettivo utilizzo di applicazioni e
risorse e senza necessità di cospicui investimenti iniziali in
prodotti hardware e software che spesso costituiscono barriere
all’acquisizione di determinati vantaggi competitivi,
soprattutto per realtà di piccole dimensioni
. La
centralizzazione delle infrastrutture permette ai provider di
servizi di realizzare importanti economie di scala, mentre dal
lato utenti cade la necessità di dotarsi di risorse in eccesso
per fare fronte ad eventuali picchi di lavoro, spesso poi
inutilizzate. Il recupero dell’efficienza organizzativa e
di processo sono di fatto i driver principali che spingono questo
mercato. Tra le innovazioni portate dal Cloud rivestono
sicuramente un ruolo importante l’introduzione di un
modello di pagamento di tipo pay-per-use e l’opportunità
di convertire potenzialmente tutti i costi Capex, cioè fissi, in
Opex, cioè variabili. Sul fronte della riduzione dei costi, IDC
stima che le soluzioni Cloud portano a un risparmio medio del
25%, realizzando le economie più importanti su hardware, consumi
energetici e spese per le licenze del software.

Dai dati emerge inoltre che il 70% di chi ha virtualizzato è
molto soddisfatto dei risparmi ottenuti, e se si tiene conto
anche di quelli che si sono limitati a dichiararsi
“abbastanza soddisfatti”, si arriva ad uno
straordinario 99%. Il Cloud impatta inoltre in maniera
significativa sul fronte delle risorse umane, permettendo di
riallocare il personale IT verso attività a più alto valore
aggiunto. Tuttavia, la convenienza dei servizi di Cloud
Computing deve essere valutata attentamente anche alla luce delle
criticità e delle problematiche sollevate da questa tecnologia:
sicurezza, privacy, livelli minimi di servizio, proprietà dei
dati e dei contenuti, disponibilità di una banda di connessione
adeguata sono tutti aspetti potenzialmente insidiosi
.
Sul fronte della sicurezza, se da un lato la centralizzazione dei
dati in data center gestiti da provider di grandi dimensioni – e
che quindi possono destinare risorse importanti alla sicurezza –
può giocare un punto a favore delle soluzioni cloud (ed in
particolare per realtà di piccole dimensioni che altrimenti non
potrebbero permetterselo), la presenza di dati aziendali
sensibili e la perdita di un controllo diretto su di essi può
invece far insorgere più di un dubbio circa la loro adozione.

L’Osservatorio Cloud & ICT as a Service della
School of Management del Politecnico di Milano

L’11 Maggio 2011 si terrà a Milano il convegno di
presentazione dei risultati della Ricerca dell’Osservatorio
Cloud & ICT as a Service promosso dalla School of Management
del Politecnico di Milano. La Ricerca analizza il fenomeno del
Cloud nella sua forma più estesa e i suoi impatti in termini di
trasformazione del settore ICT, l’offerta di mercato ed i
suoi scenari evolutivi, lo stato di adozione del Cloud e le
motivazioni e barriere alla sua diffusione, gli impatti
organizzativi e architetturali, identificando possibili approcci
all’adozione.

Per informazioni e registrazione all’evento
www.osservatori.net

Le declinazioni del Cloud Computing

Con il termine Cloud Computing si intende un insieme di
tecnologie informatiche basate su protocollo Internet che
permettono l’utilizzo in remoto di risorse distribuite
hardware – come di storage o di calcolo – oppure software. Da
qualche tempo, il termine è abusato e viene utilizzato in
contesti diversi con significati differenti tra loro, creando una
certa confusione. Si possono distinguere tre tipologie
fondamentali di Cloud Computing.

• SaaS (Software as a Service): per i clienti è possibile
utilizzare applicazioni in esecuzione su una Cloud infrastructure
accessibile da vari dispositivi client attraverso
un’interfaccia come un browser Web (ad esempio, una
web-based e-mail). Il cliente non controlla
l’infrastruttura della Cloud con eventuali limitate
eccezioni (parametrizzazione e impostazioni di configurazione
dell’applicazione).

• PaaS (Platform as a Service): per i clienti è possibile
sviluppare e distribuire nella Cloud infrastructure applicazioni
create utilizzando linguaggi di programmazione supportati dal
fornitore (ad esempio, Java, Python,. Net). Il cliente non ha il
controllo della base della Cloud infrastructure (rete, server,
sistemi operativi, storage), ma ha il controllo sulle
applicazioni sviluppate e distribuite ed eventualmente sulle
configurazioni dell’ ambiente.

• IaaS (Infrastructure as a Service): per i clienti è
possibile noleggiare capacità di CPU, storage, network e altre
risorse fondamentali che il cliente è in grado di implementare e
gestire, che possono includere i sistemi operativi e le
applicazioni. Il cliente non ha il controllo
dell’infrastruttura di base della Cloud, ma ha il controllo
su sistemi operativi, storage, la distribuzione delle
applicazioni, ed eventualmente può selezionare componenti di
rete (ad esempio, firewall, load balancer).

Si opera poi un’ulteriore distinzione a seconda di che – ed
è questo il caso del “Public Cloud” – il servizio
venga offerto da un provider esterno oppure – nel caso del
“Private Cloud” – dalla stessa azienda attraverso la
sua infrastruttura di proprietà. A queste due modalità di
fruizione se ne aggiungono diverse di tipologia
“ibrida”, molto diffuse, in cui le due sono
complementari e adottate per servizi differentemente strategici
in ottica aziendale.

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