La gestione della Supply Chain globale rappresenta una
importante sfida per i manager. Se, da un lato, fa sembrare il
mondo molto più piccolo, dall’altro può confondere
anche i manager più astuti, a causa del dinamismo, della
lunghezza e della vulnerabilità dei processi logistici. Il
World Trade Magazine ha chiesto a cinque
esperti di Supply Chain Management dell’MIT di Boston,
della Ross School of Business, e dell’università Georgia
Tech quali sono i cinque trend da non sottovalutare nella
gestione delle Supply Chain globali.
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Tecnologie in outsourcing (Software as a
Service) – I servizi logistici in outsourcing hanno
giocato un ruolo di primo piano nell’ottimizzazione
della Supply Chain negli ultimi anni e l’infrastruttura
informatica delle imprese si è adeguata a tale nuova
struttura organizzativa, cedendo progressivamente in
outsourcing anche le applicazioni per la gestione di molte
attività come, ad esempio, i software di Fleet Management. -
Integrazione IT – Consistenti miglioramenti
nella gestione del rischio di Supply Chain e
nell’efficienza dei processi logistici possono essere
conseguiti attraverso l’integrazione tra il parco
applicativo aziendale e la raccolta dati sul campo in tempo
reale. Le imprese già raccolgono un’enorme quantità
di dati dai loro mezzi in movimento, dagli stabilimenti, dal
proprio magazzino, dai clienti e dai fornitori.
L’utilizzo di questi dati in tempo reale può
migliorare l’efficacia delle decisioni del management a
beneficio di un maggior controllo della Supply Chain e sono
la risposta per affrontare il sempre attuale “problema
del commesso viaggiatore”. -
Scegliere i giusti partner (clienti e
fornitori) – La recessione ha spinto molti fornitori
di servizi logistici a cercare la giusta dimensione per la
propria organizzazione, evitando di acquisire risorse per
coprire il fabbisogno di clienti poco solidi finanziariamente
e che non garantiscono un volume di spedizioni sostenibile
nel tempo. Sembra quindi venire meno la prassi secondo la
quale “ogni cliente è un buon cliente”. -
Centri distributivi come ancora di salvezza per le
PMI – Per aiutare le PMI ad accedere a nuovi mercati
geografici è fondamentale incentivare la creazione di centri
distributivi all’estero. Le PMI, infatti, spesso hanno
ottimi prodotti da esportare, ma incontrano difficoltà a
penetrare mercati distanti dal punto di vista geografico e
diversi culturalmente a causa delle proprie limitate risorse.
Aggregare localmente la domanda attraverso centri
distributivi può aiutare le PMI a gestire in modo più
semplice gli aspetti logistici, di marketing e finanziari
connessi alle esportazioni. -
Near sourcing – Le decisioni che coinvolgono
la Supply Chain dovrebbero venire giudicate anche sulla base
del ROI atteso. È il caso, ad esempio, della scelta di
aprire nuovi stabilimenti in Cina per produrre grazie a un
costo del lavoro inferiore. Nel prendere tale decisione
bisogna considerare la distanza della Cina dai mercati di
riferimento e la variabilità delle condizioni
socio-economiche. In alcuni casi, l’extracosto
logistico potrebbe avere un impatto significativo sul
ROI di tale investimento portando, ad esempio, a
dover incrementare le scorte di materie prime a causa del
significativo tempo impiegato per spedire i materiali in
loco, oppure ad una maggiore sensibilità della Supply Chain
alle oscillazioni del prezzo dei carburanti e del lavoro.
Molte aziende cercano di localizzare oggigiorno i propri
impianti in aree favorevoli per il costo del lavoro e
geograficamente vicine ai mercati di sbocco come nel caso
dell’Est Europa.