BRAND COMMUNICATION

La comunicazione sostenibile: un nuovo paradigma per il futuro



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In un contesto caratterizzato dal sovraccarico informativo, serve adottare strategie rispettose dell’ambiente cognitivo, emotivo e sociale. Tentativi di manipolazione o contenuti tossici sono banditi, a favore di messaggi chiari, trasparenti e costruttivi, che rispettano il modo in cui il nostro cervello elabora le informazioni

Pubblicato il 25 feb 2025

Fabrizio Bellavista

Partner Emotional Marketing, Associato AISM



comunicazione sostenibile

Siamo immersi in un inquinamento comunicativo e spesso non ne siamo consapevoli: viviamo in una specie di lento svilimento del linguaggio e della nostra comunicazione, con un impoverimento cognitivo generale, una creatività sempre più opaca e la perdita dei segni distintivi. Prima di parlare di comunicazione sostenibile (cioè, di “ecologia della comunicazione”), introduciamo un nuovo concetto, quello di una doppia etica: legislativa e cognitiva.

Comunicazione sostenibile: etica cognitiva ed etica legislativa

L’“ecologia della comunicazione” si sviluppa su due livelli: quello legislativo (norme e regolamenti che garantiscono trasparenza e correttezza) e quello cognitivo, legato al rispetto delle dinamiche mentali e percettive delle persone. Una comunicazione sostenibile deve garantire il rispetto di entrambi.

Come abbiamo accennato, oltre all’etica legislativa esiste un’etica cognitiva, intrinseca alla composizione stessa del messaggio, sia esso orale, scritto, fotografico o video. Questo approccio comprende, oltre ai valori di base (per esempio quelli di un brand), anche il rapporto di coerenza nell’intera filiera del messaggio.

Ad esempio:

  • nell’eloquio, la velocità, il ritmo e il tono;
  • nella mimica, i gesti e la postura;
  • nel video, la fisiognomica, le inquadrature e il sottofondo musicale.

Questo orientamento sta cercando anche di ridare il corretto valore al linguaggio, un valore troppo spesso dimenticato: una sola vocale, analizzata in profondità, può metacomunicare un mondo intero.

Non dimentichiamoci che il linguaggio è una forza creatrice della realtà, non è, cioè, solo un mezzo per trasmettere informazioni, ma un processo che costruisce la realtà stessa. Il linguaggio non descrive semplicemente il mondo, lo modella, influenzando percezioni, comportamenti e relazioni. Questo riconoscimento impone un uso consapevole e responsabile della comunicazione, affinché sia sostenibile e coerente lungo il suo percorso.

Inquinamento ed ecologia della comunicazione

L’inquinamento comunicativo è intorno a noi e spesso non ce ne rendiamo conto: facciamo degli esempi molto semplici, per meglio comprendere il concetto.

Un bus che ha applicato sulla fiancata un’affissione con un testo scritto in un carattere troppo piccolo per essere letto sfreccia veloce sulla strada. Cosa succede nella mente di chi cerca di leggere e non ci riesce? Avviene un crash cognitivo, cioè un corto circuito tra il desiderio di poter leggere e l’impossibilità di farlo con significative ricadute su più fronti, per esempio sull’autostima – non si possiede una “vista di ferro” tale da permettere facilmente la lettura – e in ultima analisi, sull’avversione verso il brand che non comunica efficacemente.

Il medesimo risultato lo otterremmo, nel caso in cui usassimo un volume bassissimo per comunicare a una vasta folla o un volume molto alto per parlare all’orecchio di una singola persona. Allo stesso modo, replicheremmo l’errore se usassimo un fondo totalmente rosso per comunicare serenità o un fondo nero per comunicare fiducia in un qualsiasi spot televisivo o reel sui social media!

Una comunicazione sostenibile “Brain Friendly”

Ecco emergere la necessità di una comunicazione sostenibile. Se il messaggio è parte di una filiera virtuosa che garantisce una coerenza logica ed emozionale col posizionamento del proprio brand (storia, emozioni, valori, propensione alla innovazione, ecc…), ed è anche accompagnata da una pianificazione oculata di tutti i media per la diffusione del messaggio, e infine, un contatto con il proprio interlocutore finale senza “rumori di fondo” o “interferenze” che ne penalizzino o addirittura annullino l’efficacia, ebbene si può parlare di comunicazione sostenibile.

Il concetto di “ecologia della comunicazione” o “comunicazione sostenibile”, implica l’adozione di strategie rispettose dell’ambiente cognitivo, emotivo e sociale. Questo significa evitare sovraccarico informativo, manipolazioni o contenuti tossici e favorire messaggi chiari, trasparenti e costruttivi, in sintesi, essere “Brain Friendly”, ovvero rispettare il modo in cui il nostro cervello elabora le informazioni. La comunicazione deve essere costruita per parlare sia alla parte emozionale del nostro cervello sia a quella logica: un flusso comunicativo chiaro, etico e coerente migliora la comprensione e favorisce un’interazione più efficace tra persone e organizzazioni.

“Pollution Index”

“Pollution Index” è una ricerca fatta da Emotional Marketing, nell’anno 2019, per stabilire quanta “parte di messaggio” vada perduta nella filiera comunicazionale. Il risultato: in Italia, circa il 43% del budget annuale investito non riusciva a raggiungere correttamente il proprio obiettivo.

Questi dati ci permettono di prendere consapevolezza dell’impatto economico e sociale della comunicazione sostenibile: ottimizzare tutto o almeno in parte l’investimento nella comunicazione significa migliorare l’efficacia e ridurre lo spreco, significa salvare posti di lavoro, significa far funzionare con più efficacia gli ingranaggi dell’economia e questo è, certamente, un tratto fondante di una visione sostenibile.

Possiamo dunque considerare la comunicazione sostenibile (e l’”ecologia della comunicazione”) non come un’utopia bensì come un asset strategico: non è, cioè, qualcosa di integrativo, bensì un elemento pienamente inserito nell’intero processo.

In questa visione composita la comunicazione sostenibile è un asset strategico per uno sviluppo economico maggiormente armonioso e attento alla complessità tecno-umanista delle società attuali, pur rimanendo immersa nell’eterna “tensione” tra libertà e regole.

In momenti particolari come quelli attuali, ricchi di novità tecnologiche ma anche di incertezze, in cui i vecchi mondi crollano senza che i nuovi abbiano ancora consolidato le loro certezze, un deciso orientamento verso l’ecologia della comunicazione potrebbe fungere da catalizzatore per visioni più equilibrate del progresso.

Una concreta speranza per il futuro? Certificare la filiera comunicativa con la blockchain garantendo così maggiore affidabilità, efficacia e trasparenza.

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